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Qatar, sfruttamento, manodopera, calcio, mondiale

«Qatar calpesta i diritti umani, meglio che l'Italia non ci sia»: l'analisi del prof. Paolo Russo sui mondiali

"Meglio, anche, che l’Italia non sia stata “ripescata” per effetto della ventilata esclusione dell’Iran, che avrebbe dovuto basarsi sul mancato rispetto, in quel paese, degli elementari diritti umani"

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), venerdì 18 novembre 2022 13:09:50

Di Paolo Russo*

Meno male che non ci siamo.

Proprio così, meno male che l'Italia non partecipa a questo campionato mondiale vergognoso. Il Qatar è uno stato plutocratico, dove la manodopera di basso livello (muratori, carpentieri, operai non qualificati) proviene quasi del tutto dall'estero. Sono immigrati poveri, che trovano in Qatar possibilità di lavoro che in patria non hanno. Profittando di questa condizione di bisogno, le autorità locali non garantiscono praticamente alcun diritto alle maestranze: nell'edificazione degli stadi e delle strutture per lo svolgimento del torneo, le misure di sicurezza sono state del tutto assenti, con l'inaccettabile risultato di circa 6.500 (avete letto bene: seimilacinquecento) lavoratori morti nel corso delle opere. La tutela del lavoro in Qatar è quasi inesistente, l'accesso alla giustizia talmente oneroso e complesso che quasi nessuna delle famiglie degli operai deceduti ha ottenuto un risarcimento. E' uno stato in cui i diritti umani vengono calpestati di continuo: discriminazioni verso le donne, persecuzioni degli omosessuali, sfruttamento del lavoro sono pratiche non occasionali ma costanti.

L'orario lavorativo per i migranti va da 14 a 18 ore giornaliere, il salario minimo è di due euro al giorno. Di fronte a tutto questo, la FIFA (che gestisce il calcio a livello mondiale e prende le decisioni relative) non ha manifestato alcun dubbio sull'opportunità di assegnare il campionato del mondo a un paese che disconosce i valori fondamentali non soltanto dello sport ma della civiltà stessa. Né ha preteso l'adozione di misure minime a tutela della dignità umana nello svolgimento della manifestazione, per la quale è stimata una spesa di circa 200 milioni di euro (per valutare l'entità della cifra, si consideri che in Russia nel 2018 ne furono spesi 11). Insomma, una vergogna acclarata, d fronte a cui le federazioni nazionali hanno quasi tutte fatto finta di niente, preferendo assecondare l'ipocrita esigenza per cui "the show must go on!", costi quel che costi in termini sia di soldi che di umane sofferenze. Dunque meglio non esserci.

Meglio, anche, che l'Italia non sia stata "ripescata" per effetto della ventilata esclusione dell'Iran, che avrebbe dovuto basarsi sul mancato rispetto, in quel paese, degli elementari diritti umani: ma come? I diritti umani vengono considerati per l'Iran e non invece per il paese ospitante? Non sarà che al cospetto del mucchio di quattrini sborsati dal Qatar si ferma qualsiasi indignazione? Meno male allora che non ci siamo, si leva così dall'imbarazzo la federazione nazionale e la coscienza di tanti (speriamo) tifosi perplessi davanti a tanta ipocrisia.

*Consigliere comunale di Minori, già prof di Diritto ed Economia

Foto: FIFA World Cup

Fonte: Positano Notizie

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