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Amalfi, Monsignor Marini venerabile: comincia l'inchiesta diocesana

Inserito da (redazionelda), venerdì 21 maggio 2021 10:16:38

Domani, sabato 22 maggio, sulla tomba di Sant'Andrea si darà inizio all'Inchiesta diocesana per accertare la "fama di santità" di Monsignor Ercolano Marini con il giuramento di tutti gli Officiali nominati dall'arcivescovo Orazio Soricelli.

La giornata, che la Provvidenza ha scelto per dare inizio al processo è già "un segno", che riempie di gioia e speranza rutta la comunità amalfitana.

«Non siamo stati noi a volerla, perché, per la comodità di tutti, la si è voluta unire alla Messa Crismale, che sarà celebrata in Cattedrale - spiega Don Luigi Colavolpe -. Ma quel giorno è la vigilia della Pentecoste, giorno particolarmente caro a Mons. Marini, che trascorreva immerso nel silenzio adorante del Mistero, che ha rallegrato la nascita della Chiesa. Ed è il giorno della festa di Santa Rita, la Santa di Cascia, che più volte gli fece sentire il profumo delle rose, quando, come Vescovo di Norcia, andava a trovare le suore di quel monastero. Infine, sulla tomba di Sant'Andrea Mons. Marini iniziava con la preghiera ogni sua opera. E', perciò, un bel segno poter dare inizio alla sua causa sulla tomba dell'apostolo».

Per vedere Monsignor Marini proclamato Beato ci vorrà l'autorità del Papa e la presenza di un miracolo. Perciò, bisognerà continuare a pregare per chiederlo. E' importante che al termine dell'inchiesta l'arcivescovo Soricelli dichiari Mons. Marini "servo di Dio", dopo aver accertato la fondatezza della fama della sua santità e delle sue virtù.

 

«Ciò porterà nella nostra Diocesi a un risveglio della devozione al Mistero Augusto della SS. Trinità e alla valorizzazione di ciò che Egli ci ha lasciato. Era questo il suo desiderio ed è questa la nostra speranza. Perciò, domenica 30 maggio, festività della Santissima Trinità, nel pontificale celebrato in Cattedrale dal nostro Arcivescovo canteremo la nostra lode e il nostro ringraziamento alle Tre Divine Persone, perché continuino ad accompagnarci con la loro benevolenza e la loro benedizione» ha concluso Don Luigi.

Don Ercolano Marini era stato caro a Pio X, che lo nominò Vescovo alla giovane età di 38 anni e fu caro a Benedetto XV, che ebbe per lui particolari attestazioni di stima. Lo dichiarò anche il Cardinale Pompili, il Vicario di Roma, che di lui scrisse : "con singolare modestia e quasi nel silenzio ha saputo intrecciarsi una preziosa corona di meriti, che, oltre la benedizione di Dio, gli ha procurato la stima e la benevolenza del Santo Padre".

Dopo appena due mesi dal suo ingresso in Amalfi, nel Natale del 1915, durante la guerra europea, aveva invitato "tutti i fanciulli della Diocesi alla Santa Comu­nione nel giorno del Santo Natale, affinchè al coro degli Angioli del Cielo, annunzianti la pace, si unisse il coro degli angioli della terra, che ne implori il desiderato ritorno".

Presentò al Santo Padre questo proposito ed Egli, come si legge negli Atti della Santa Sede di quell'anno, non solo incoraggiò l'iniziativa, ma"espresse anche il desiderio che essa fosse raccolta dall'Episcopato".

Non furono queste parole di circostanza, perché mesi dopo, nel luglio del 1916, con Lettera Pontificia ordinò"a tutti i Vescovi di Europa di promuovere e di dare la maggiore solennità possibile alla Comunione generale dei fanciulli nella domenica del 30 luglio" di quell'anno.

Ma c'è ancora di più, perché, sempre Don Bricchi ha lasciato scritto nel suo diario che Benedetto XV gli aveva personalmente proposto di elevarlo alla sede di Genova. Egli era genovese e sapeva molto bene come Genova lo stimava "per il molto apostolato"ivi da lui profuso, tanto che il"Cittadino di Genova"del 27 marzo 1913, lanciando alla città la proposta di aiutare Monsignor Marini nella ricostruzione della Cripta di san Benedetto in Norcia, così scriveva:"Il nome di S.E. Mons. Ercolano Marini, Vescovo di Norcia, è indissolubilmente congiunto da una catena di affetto a quello dei genovesi, mentre ad esso il cuore dei genovesi è pur legato da vincoli di maggiore riconoscenza".

Era di casa nel Vaticano, tanto che con Benedetto XV ci furono tre udienze private a lui concesse. Del resto, basta leggere la circolare con cui annunciò la sua morte, per rendersi conto come sapeva ben destreggiarsi nel Palazzo Apostolico per stare nella sua agonia vicino all'illustre infermo.

La stima per la sua opera continuò anche nei successori di Benedetto XV: Pio X e Pio XII. A Questi presentò le dimissioni dalla nostra Diocesi col desiderio di ritirarsi in un monastero benedettino. Lo fece nell'udienza privata del 17 luglio 1945:«Padre santo — Gli dissi — dopo quasi mezzo secolo di governo pastoraleimploro che mi dispensiate dal peso della Diocesi. Datemi la libertà, per cui nell' austerità e nel silenzio di un Monastero Benedettino possa chiudere i miei giorni nella pace di Dio». Sorpreso a questi accenti, il Santo Padre si raccoglieva come in cerca di lume dall' alto; poi, benevolmente annuendo alla mia supplica, mi diceva in plaudente ammirazione: «Il suo proposito di ritirarsi in un Monastero Benedettino è bello, veramente bello!».Così raccontò Egli stesso nell'Omelia di commiato da Amalfi.

Ora sta a noi continuare a pregare perchè la Vergine Santa ottenga dal suo Figlio Gesù un segno che confermi la sua santità. E' ciò che desideriamo e non tarderà a venire, se riusciamo a meritarlo.

Fonte: Il Vescovado

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