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«Per salvare il Monastero occorre la mobilitazione dell'intero Paese»

Inserito da (redazionelda), martedì 2 marzo 2021 10:25:44

di Salvatore Ulisse Di Palma

Il classico colpo di fulmine è arrivato e, il cielo di Ravello ha subito tuonato.

Quando in un Monastero autonomo le professe giungono ad un numero di 5, la comunità di detto Monastero perde il diritto all'elezione della propria Superiora e, così, la Presidente federale è tenuta ad informare la Santa Sede.

Perché, mi chiedo, si è arrivato a tanto?

Possibile che l'antico Monastero di Santa Chiara di Ravello venga soppresso?

Se ciò fosse vero la nostra comunità diventerebbe di colpo ancora più povera, in senso spirituale, in senso culturale, in senso di carità cristiana.

Al di là della storia, al di là di quello che gli addetti ai lavori possono collezionare in termini di ricerca scientifica, molto di più è il vissuto e quanto attorno a questa sacra Istituzione si è sviluppato.

I Ravellesi di ieri, di oggi e di domani, hanno un ricordo legato a questa realtà che non è la realtà solo del silenzio e della preghiera, ma è realtà di rapporti vissuti, fin dalla sua nascita, con la nostra comunità.

Personalmente ho frequentato quel Monastero come medico delle Clarisse, luogo pregno di calore e carico di tanta spiritualità che emanava la comunità religiosa tutta.

Varcare la soglia delimitante il divieto di accesso è stato sempre per me momento emozionante, un tuffo nel cuore, un viaggio a ritroso nella storia.

Non oso nemmeno pensare, anche solo per un attimo, che il Monastero di Santa Chiara di Ravello venga soppresso, abdicando all' impegno iniziato centinaia e centinaia di anni orsono ed ancora vivo ai nostri giorni.

I tempi sono mutati, probabilmente i rapporti intrattenuti con casa Sabauda e finalizzati, attraverso le Clarisse, alla carità potrebbero sembrare anacronistici, fuori dal tempo, ma è altrettanto vero che la preghiera di queste pie donne, il loro sapere sono e non possono essere portati via, allontanati da quest'angolo di Paradiso terrestre che è Ravello.

Occorre una mobilitazione che veda impegnato l'intero Paese, perché penso che non ci sia concittadino che non abbia un ricordo, una storia da raccontare, un'immagine come la mia con i pantaloncini corti, le ginocchia sbucciate e i sandali che fuori da quelle mura lasciavano un fascino molte volte inspiegabile, ma foriero di uno straordinario arricchimento spirituale, o di come vivo è quel ricordo con tanti miei coetanei di quel viaggio meraviglioso che nemmeno la fantasia sarebbe capace di riprodurre legato al ritiro propedeutico al primo incontro con Gesù, alla prima comunione.

Bravo Nicola che hai saputo cogliere questo momento delicatissimo che non ha nessun colore politico, ma legato alla forza e alla presenza del Campanile, della campana, segni facilmente leggibili, ma che danno il senso dell'appartenenza, il senso della comunità.

Nessuno può e deve tirarsi indietro, è un pezzo di storia di ognuno di noi, un pezzo di storia che va difeso, con forza, con i denti, con intelligenza, con presenza vigile ed attiva.

Quelle sante sorelle, poche, che vivono ancora nel Monastero, dovranno pregare perché ne venga scongiurata la chiusura.

Noi tutti ci appoggeremo alle loro preghiere, ma come uomini di casacca che contraddistingue il nostro essere Ravellese, lotteremo per rafforzare questa presenza, cercando di mantenerla intatta e proiettata ancora di più verso il futuro dei nostri amati figli e nipoti, per cercare attraverso le nostre amate Clarisse il volto di Dio nelle opere di Bene, di Carità ed Amore.

Fonte: Il Vescovado

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