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Potentini in pellegrinaggio a Ravello: la devozione del popolo lucano per il Beato Bonaventura

Inserito da (redazionelda), lunedì 29 giugno 2015 10:56:36

Sono tornati ieri, 28 giugno, i fedeli potentini, ad accendere la lampada votiva che arde dinnanzi la tomba del Beato Bonaventura da Potenza.

Per il popolo lucano è questo un momento assai singolare, che rende omaggio al suo figlio più illustre, nella Città di Ravello dove riposa, gemellata dallo scorso anno con Potenza.

A guidare la delegazione, l'assessore del Comune di Potenza, Giovanni Salvia, in rapprensentana del sindaco De Luca, e l'immancabile consigliere Antonio Pesarini.

Ad accoglierli il sindaco di Ravello, Paolo Vuilleumier, e il consigliere Daniele Cioffi.

Presso la chiesa di San Francesco, la Messa solenne è stata officiata dal ministro provinciale dell'Ordine Francescano Secolare, Edoardo Scognamiglio e concelebrata da padre Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia e padre Cosimo Antonino, della parrocchia di Malvaccaro, a Potenza.

«Abbiamo costruito in questi anni un forte legame con la città di Potenza e consolidato il rapporto di amicizia e di fratellanza, per raccogliere intorno al Beato le nostre comunità - ha dichiarato il sindaco Vuilleumier - La sua opera a favore dei più bisognosi e dei più deboli ispiri e guidi la nostra azione di amministratori e conservi quel profumo di santità che avvolge il convento di San Francesco, grazie all'opera compiuta da padre Bonaventura, fra Antonio Mansi e fra Ludovico Di Nardo».

Di questo evento straordinario di fede e fratellanza tra le comunità di Potenza e Ravello Fra Vittorio M. Costantini, nel 1958, diceva "...Così mentre la nobile Città di Potenza ricorda uno tra i suoi più illustri figli, si forma una corrente di «amorosi sensi» con la ridente cittadina di Ravello ove riposano le spoglie benedette del Beato Bonaventura... Arda sempre a Ravello la lampada dei potentini dinanzi alle gloriose spoglie del Beato; si irradi più vivida la luce spirituale che si riverbera dalla vita di Lui e dalle sue virtù...".

Sempre negli anni cinquanta del secolo scorso l'Arcivescovo Augusto Bertazzoni scriveva "...Che quella lampada accesa dal primo cittadino della nostra Città resti come preghiera al Beato perché ottenga dal Signore che la luce della Fede, preziosa e cara eredità lasciataci dai nostri antenati, oggi in mille modi insidiata non si spenga...".

Il "Martire dell'obbedienza" al secolo Carlo Antonio Gerardo Lavanga, nacque a Potenza nel 1651; figlio di "povera gente ornata di singolare onestà di costumi e d´insigne cristiana pietà", lascò la città natale all'età di 15 anni (per non ritornarvi mai più da vivo), cominciando il novizio nei Minori Conventuali di Nocera Inferiore. Trascorso il periodo di preparazione tra Aversa, Maddaloni e l´Irpinia, nel 1675, ad Amalfi, sotto la guida di padre Domenico Girardelli, venne ordinato sacerdote.

Fu quindi inviato in diversi conventi, tra i quali quelli di Napoli, Ravello, Ischia, Sorrento e Nocera Inferiore, dove divenne responsabile dei novizi. Morì il 26 di ottobre del 1711, in una cella del convento di San Francesco a Ravello, per i postumi di un intervento resosi necessario per l'asportare un cancro alla gamba. A lui si riconducono molti miracoli: si racconta che abbracciò un lebbroso che immediatamente guarì dalla sua malattia. Venne proclamato beato da papa Pio VI nel 1775.

Oggi il Beato Bonaventura riposa nella meravigliosa urna posta sotto l'altare maggiore della chiesa di San Francesco.

Fonte: Il Vescovado

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