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Ravello: presentati i restauri delle opere pittoriche nella chiesa di Santa Maria del Lacco

Inserito da (redazionelda), martedì 13 luglio 2021 22:05:30

Sabato 10 luglio scorso, nella chiesa di Santa Maria del Lacco di Ravello, sono stati presentati i restauri eseguiti sull'affresco collocato nella cappella laterale, raffigurante la Madonna delle Grazie con ai lati San Sebastiano e Santa Lucia, proveniente dalla chiesa di Sant'Agostino, oggi Sacrario ai Caduti, e sulla tela dell'altare maggiore, realizzata nel 1754 da Bonaventura Deliani, commissionata dal parroco Don Romualdo Guerrasio.

La sobria cerimonia, che ha visto la presenza di fedeli e appassionati, si è svolta nel rispetto delle norme di distanziamento sociale, prevedendo un numero limitato di partecipanti.

Il momento celebrativo è stato aperto dal saluto del parroco don Raffaele Ferrigno, che ha espresso vivo compiacimento per l'intervento realizzato, che permette di scoprire nuovi dettagli e nuovi aspetti legati alle scelte iconografiche, cultuali e devozionali.

È seguito l'intervento di Salvatore Amato, archivista di Stato, relativo al ministero parrocchiale di Don Romualdo Guerrasio, cui si deve la collocazione delle due opere in Santa Maria del Lacco. Nato nella casa situata presso la Porta del Lacco, spese la sua intera esistenza per la comunità parrocchiale, intervenendo sulla fabbrica della chiesa, ampliando l'antica sagrestia e dotando il luogo di culto di arredi e suppellettili. Della missione pastorale del Guerrasio, penitenziere del Capitolo della cattedrale di Ravello e pro-vicario generale del vescovo Nicola Molinari da Lagonegro, sono stati evidenziati pure gli aspetti relativi alla formazione cristiana dei fedeli, alla prassi liturgica e sacramentale.

Il dottor Angelandrea Casale, socio effettivo del Collegio Araldico, che offre da alcuni anni il suo contributo disinteressato agli appuntamenti culturali ravellesi, si è occupato nel corso della serata dello studio dello stemma che campeggia ai piedi della tela dell'altare maggiore, nei suoi aspetti storici e formali.

Lo studioso, dopo aver parlato delle origini della famiglia Guerrasio, documentata in Italia meridionale dal XII secolo, ha rivolto l'attenzione al ramo ravellese, giunto dalla Terra di San Severino prima della metà del XVII secolo.

Infine, con dovizia di particolari, ha descritto lo stemma commissionato da Don Romualdo Guerrasio con l'arma: «d'azzurro, alla banda di rosso caricata da tre stelle d'oro (di otto raggi), accompagnata in capo da un sinistrocherio di carnagione, vestito di rosso, impugnante una spada d'argento e in punta da un destrocherio di carnagione, vestito di rosso, tenente una bilancia d'oro».

«Lo scudo - ha proseguito Casale - è del tipo accartocciato con cornice barocca. Esso è sormontato da una corona di Patrizio, nella forma più antica, cimata da quattro fioroni (di cui tre visibili) alternati da quattro punte di lancia (di cui due visibili). La corona è coperta da un berretto (tocco) di panno rosso, rotondo e senza falde, sormontato da una piuma (aigrette), sempre di rosso. Questo particolare copricapo, di cui abbiamo pochissime rappresentazioni, era tipico dei Patrizi o Cavalieri di Seggio».

In conclusione, lo studioso ha affermato che: «lo stemma o arme dei Guerrasio ricorda da una parte l'origine militare-cavalleresca del casato, di stirpe normanna e proveniente dalla Provenza (sinistrocherio con spada e banda con stelle), dall'altra le virtù spirituali e civili di giustizia, prudenza, saggezza (destrocherio con bilancia)».

L'ultimo contributo è stato offerto dal restauratore professionista Luigi Criscuolo, che ha operato insieme a Gabriella De Amicis, Ludovico Pisani, Michele Criscuolo e Valentina Cifali, sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Salerno ed Avellino. L'intervento di restauro è stato condotto al fine di ridare l'integrità all'opera d'arte, per una corretta lettura storico-artistica ed estetica.

Criscuolo ha brevemente descritto lo stato di conservazione delle opere prima del restauro e gli interventi realizzati. La tela dell'altare maggiore presentava un discreto stato di conservazione, anche se erano presenti crettature diffuse della superfice dipinta e numerose ridipinture risalenti a vecchi interventi. Notevole, ai fini della fruizione estetica, l'alterazione chimico-fisica delle vernici. Per questo motivo, la lettura del dipinto ne risulta fortemente alterata.

L'intervento di restauro ha previsto saggi di pulitura, eseguita assottigliando progressivamente le ridipinture e gli strati di sostanze soprammesse che ricoprivano la superficie pittorica originale. Per consentire la gradualità e il controllo dell'operazione i solventi sono stati inglobati in gel supportanti.

Le successive nebulizzazioni di vernice, intermedie e finali hanno restituito il giusto indice di rifrazione della pellicola pittorica, mediante un rapporto mirato tra componente lucida e opaca del film pittorico.

L'antico affresco si presentava, invece, in un discreto stato di conservazione. La superficie policroma e il substrato dell'opera erano soprammessi da elementi estranei al manufatto come particolato coerente e incoerente di varia natura. Riferibili a precedenti restauri le numerose stuccature e ridipinture facilmente individuabili poiché variate nei toni. La pellicola pittorica risultava alterata cromaticamente a causa dell'applicazione di vecchi protettivi che hanno reso estremamente disomogenea la rifrazione della luce

In questa seconda opera l'intervento ha previsto pulitura superficiale, consolidamento di profondità degli intonaci e malte di allettamento con malte idrauliche, riduzione-assottigliamento delle concrezioni con mezzi meccanici di differenti misure e tipologie; stuccature e microstuccature mediante malte idrauliche composte da inerti pigmentati di diversa granulometria; consolidamento e adesione degli intonaci consolidamento della materia con un prodotto compatibile con gli intonaci. Si è proceduto, poi, al consolidamento e adesione della pellicola pittorica, alla pulitura pellicola pittorica finalizzata all'eliminazione degli strati sovrammessi alterati, alla reintegrazione delle lacune e alla presentazione estetica per ridare la corretta lettura dell'opera.

Una doverosa attestazione di riconoscenza meritano tutti coloro che si sono attivati per reperire i finanziamenti necessari all'esecuzione dei lavori, che permetteranno alla Comunità di ammirare e venerare ancora per lunghi anni il patrimonio di fede ereditato dagli avi. È un piccolo segno che deve necessariamente essere raccolto, perché si possa procedere in maniera graduale e mirata ad interventi di tutela e valorizzazione di quel patrimonio culturale cittadino lontano dai grandi flussi turistici, ma così vicino alla vita quotidiana di ciascuno.

Fonte: Il Vescovado

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