Tu sei qui: CronacaAddio a Nino D'Antonio, cittadino onorario di Furore
Inserito da (redazionelda), lunedì 22 febbraio 2021 11:07:01
Furore a lutto per la morte del professor Nino D'Antonio avvenuta all'ospedale Cardarelli di Napoli dov'era ricoverato per aver contratto il Covid. Aveva 86 anni.
Napoletano, docente di letteratura italiana, è stato giornalista, scrittore e critico enogastronomico. Personalità nell'Associazione Nazionale Città del Vino, non rinunciava alle sue sortite furoresi, complice l'amicizia fraterna col sindaco emerito Raffaele Ferraioli.
Uomo di cultura, appassionato e vivace, per oltre mezzo secolo è stato ambasciatore della terra Furoris, contribuendo ad esaltarne le peculiarità. Col sindaco Ferraioli ha condiviso iniziative culturali che hanno dato lustro, slancio identitario e ritorno mediatico al "Paese che non c'era": da i "Muri d'Autore" al Premio Furore di Giornalismo.
Guadagnò per questo il titolo di cittadino onorario di Furore.
Tra i suoi volumi realizzati per le Città del Vino: Costa d'Amalfi, borghi divini; Vini e gente di Sicilia; Don Calò, venti racconti intorno al vino; Il vino si fa immagine; Campania, le 40 Città del Vino; Uomini e vini, venti ritratti a tutto tondo; Incontri in cantina.
Il ricordo struggente dell'amico fraterno Raffaele Ferraioli:«Nino! Sorvolo, sapendo che tu condividi questa mia scelta, sulla tua dipartita. Tu mi capisci. L'elogio funebre è un qualcosa che ho sempre biasimato. Soprattutto quando è ispirato all'esibizionismo ,alla retorica e alla demagogia.
Avverto un vuoto, uno smarrimento, uno sgomento che solo il silenzio può esprimere. Perdonami!
Quando sarò in condizione di ricordarti, a me stesso e agli altri, serenamente, senza patemi d'animo parlerò, scriverò, dirò agli altri quanto sei stato importante per Furore e quanto profondo sia stato il rapporto di amicizia e di stima che ci legava.
Stamattina ho letto un tuo pensiero che mi ha colpito particolarmente. Mi è sembrato profetico e vorrei sottoporlo alla riflessione di tutti. Lo riporto integralmente:
"Esistono luoghi deputati al piacere, alla gioia di vivere, all'allegria. Nascono, anzi, all'insegna di questi obiettivi, i soli a legittimare la loro ragion d'essere. E' il caso dei teatri, degli stadi, delle discoteche e così via. Luoghi che non mancano di procurare diletto e piacere. Mi riferisco ai musei, alle sale concerto, ai centri storici.
Purtroppo questi topos non si esauriscono col solo filone del piacere. Direi che quasi a fare da contraltare, si levano numerosi e impietosi i luoghi del dolore. Gli ospedali, le case di cura e quelle di riposo, le carceri e l'elenco è certamente lacunoso. Sono feudi di sofferenza, di ansia, di angoscia.
Il dolore mette a nudo le debolezze dell'uomo e ne mortifica la dignità. Così, lontani dalle pareti protettive della casa e da quelle consuetudini familiari di cui è fattala nostra vita ci ritroviamo soli e smarriti nel padiglione di un ospedale.
L'ambiente anonimo non è certamente il più accogliente e confortevole per lo stato d'animo del paziente. La camera a più letti, l'allontanamento delle persone care, gli spazi comuni freddi e impersonali. Solo la presenza di qualche simbolo sacro testimonia la speranza e la fede di chi soffre...."
Meditiamo, amici. Meditiamo!».
Fonte: Il Vescovado
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