Tu sei qui: CronacaCampo missionario, buona la prima
Inserito da (admin), martedì 24 luglio 2012 00:00:00
Martedì 10 luglio ha avuto inizio il campo di lavoro missionario dal titolo “In viaggio con Rut: Missione Speranza”. Buona parte della gente a luglio parte per le vacanze, ma i giovani cavesi hanno scelto un modo diverso per viaggiare. Ci hanno provato insieme con Rut (bisnonna di Davide) ed i Saveriani.
Per chi non lo ricordasse, la storia di Rut è compresa nell’omonimo libro di quattro capitoli, sito nell’Antico Testamento, dopo il libro dei Giudici. Rut, la Moabita (una straniera rispetto agli Ebrei), alla morte del marito, un uomo di Betlemme, emigrato appunto in Moab (zona della Transgiordania) a seguito di una carestia, ritorna in Giudea, rimanendo accanto alla suocera Noemi, divenuta anche lei vedova e sola. Sposa Booz, un parente del marito, per dare così una discendenza alla suocera. Dal matrimonio, infatti, nascerà Obed, il nonno di Davide (secondo Re d’Israele, da cui discenderà la stirpe di Giuseppe, padre putativo di Gesù Cristo).
Ma conviene leggere direttamente la storia: vi accorgerete che è più vicina a noi di quanto non pensiate. Infatti, l’inizio del libro presenta una situazione di crisi, su cui ci siamo confrontati il primo giorno del Campo: Speranza è trasformare ogni difficoltà in opportunità. Rut è una straniera, allora noi abbiamo riflettuto su questa condizione, aiutati anche dai Saveriani e Saveriane che ci hanno raccontato la loro esperienza di straniero in Italia. Il secondo giorno, infatti, era incentrato sul tema: “Speranza è accogliere anche lo sconosciuto”, come Booz accoglie Rut. Il terzo giorno una laica saveriana, con una dinamica accattivante, ci ha guidato a capire che “Speranza è imparare a guardare con gli occhi del cuore”. L’ultimo giorno, sabato 14 luglio, la nostra compagna di viaggio, Rut, ci ha fatto arrivare alla conclusione che “Speranza è scoprire la presenza di Dio in ogni avvenimento”. Così come la donna, Rut, dopo la crisi (carestia e morte delle persone care), ci ha fatto capire l’importanza del rapporto con Dio per saper guardare con i suoi occhi e scoprire la sua presenza e la sua azione nella storia.
In questo viaggio siamo stati guidati ed accompagnati da molte persone, soprattutto i parroci e le comunità parrocchiali che ci hanno accolti: Mons. Osvaldo Masullo, Don Giuseppe Milo, Don Antonio Landi, Don Beniamino D’Arco, Don Raffaele Conte e Don Giovanni Pisacane, i padri saveriani Simone e François, i giovani studenti Albert, Ivanildo e Emanuel, le Missionarie Suor Olivia, Suor Rosalinda, Suor Cecilia e Suor Dora, che hanno animato i momenti di formazione e di preghiera, ed i giovani laici saveriani. Ma anche altri amici che ci hanno guidati nei laboratori di pittura su terracotta, di creazione di fiori con le calze ed addirittura di giardinaggio.
Inoltre, abbiamo condiviso il cibo (le parrocchie ci hanno sempre sfamato con abbondanza!), i giochi, le risate; ci siamo ascoltati, conosciuti, confrontati; abbiamo lavorato insieme sotto il sole di luglio per raccogliere gli indumenti usati, il cui ricavato andrà nelle missioni delle Filippine ed in Colombia dove lavorano i Missionari Saveriani.
L’anno prossimo ci sarà un nuovo campo: informatevi presso la Curia Vescovile o direttamente da S.E. Mons. Orazio Soricelli, i Parroci, le Suore Saveriane e venite a vivere l’esperienza anche voi, ma soprattutto proponetela ai giovanissimi delle vostre parrocchie. Shalom! Pace! Shaa-loom.
I partecipanti al campo missionario
Fonte: Il Portico
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