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Inserito da (admin), venerdì 27 giugno 2014 00:00:00
Continua la telenovela “Cofima”, l’inutilizzato contenitore acquistato per capriccio di pochi e pagato con le tasse di tutti i cittadini cavesi. Ieri mattina, giovedì 26 giugno, si è tenuta l’ennesima udienza innanzi alla II sezione del TAR (Presidente dott. Esposito, relatore dott. Fedullo) relativa alla seconda contestazione di lottizzazione abusiva mossa dagli Uffici comunali nei confronti della Califano & Panico.
Dopo lunga, attenta ed accesa discussione, il collegio giudicante ha trattenuto la causa per la decisione, ritenendo ben sviscerata la questione, già decisa ed annullata nell’effetto dai vari Giudici pronunciatisi in passato, in occasione dell’archiviazione in sede penale e dell’archiviazione al Tar della prima contestazione già sollevata nel 2012. In linea di massima, e facendo riferimento ai tempi di solito impiegati dal Tar per analoghi provvedimenti, si attende la pubblicazione della sentenza entro la fine di ottobre 2014.
Nel frattempo, per meglio comprendere le vere ragioni che hanno portato all’emissione di un provvedimento tanto unico quanto bizzarro (tra l’altro non contestato a realtà imprenditoriali vicine), riportiamo la cronistoria dei fatti che hanno dato inizio a quella che indubbiamente si prefigura come una persecuzione nei confronti di un imprenditore la cui unica colpa è quella di essersi trovato nella scomoda posizione di confinante e che paga per le colpe di un’Amministrazione poco attenta e di funzionari che ebbero a sbagliare in occasione dell’acquisto.
Co.Fi.Ma., ne sentiremo ancora parlare...
L’unico soggetto che ha tratto vantaggio dall’operazione di compravendita è ad oggi il venditore, che ha monetizzato il valore del complesso immobiliare e si è liberato di un cespite messo in vendita da circa un ventennio e mai appetito a chicchessia. È questa la sintetica conclusione a cui si giunge esaminando l’affare “Co.Fi.Ma.”, il complesso industriale acquistato nel 2010 dal Comune di Cava de’ Tirreni per una cifra superiore ai 3,5 milioni di euro.
Secondo la puntuale lettura dei fatti, l’avv. Marco Galdi, Sindaco di Cava de’ Tirreni, ha avuto un “ruolo decisivo” di iniziativa e di traino nella decisione dell’Amministrazione comunale. Si è, infatti, trattato di una decisione discrezionale, sorretta da una volontà politico-amministrativa proveniente dagli organi di governo di maggioranza e non suffragata da alcun parere da parte dei funzionari preposti. È ragionevole il convincimento circa il ruolo d’iniziativa del Sindaco, avendo questi, con la forzatura effettuata nella procedura, manifestato l’interesse dell’Amministrazione per l’acquisto del complesso immobiliare, ad onta dell’iniziale mancanza di progetti rispetto ad esso ed in dispregio alla mancanza dei pareri contabili necessari per legge.
Si tratta, dunque, di una responsabilità precisa da imputare a chi ha spinto per l’acquisto “inutile” del complesso ed ha forzato tutti i funzionari per un esame “superficiale”, teso alla volitiva smania di possesso e di potere. Il danno erariale che ne consegue, per le esangui casse comunali, deriva dalla circostanza che si è trattato di un acquisto inutile, effettuato senza la preventiva certezza di un impiego vantaggioso per la comunità locale e perciò con sperpero di danaro pubblico, che avrebbe potuto certamente essere impiegato in modo più proficuo.
Un affare da 4,6 milioni di euro
La vicenda inizia già nel novembre del 2010, quando il Sindaco di Cava de’ Tirreni si fa promotore con una sua precisa direttiva della mirata proposta, formalmente avanzata al Consiglio comunale dai Settori I, IV e V, e della predisposizione della delibera consiliare, nonché relatore sulla proposta stessa finalizzata all’acquisto della ex Co.Fi.Ma., immobile sito in Cava de’ Tirreni (area di mq. 17.553 con annessi edifici), che in precedenza era stato adibito ad attività industriale e da tempo (22 anni) oggetto di vendita fallimentare ad un abnorme prezzo di mercato, fissato in € 3.440.000,00 oltre Iva.
In pochi giorni, senza alcun valido progetto e pur essendo ben edotto delle problematiche della struttura, visto che da professionista era stato consulente del Consorzio “Cicas” per l’acquisto della struttura (acquisto poi rinunciato dagli investitori, vista l’antieconomicità dell’operazione), il Sindaco Galdi manifestava la sua personale volontà all’acquisto e promuoveva ogni qualsivoglia iniziativa anche al di fuori dei canali istituzionali per raggiungere il suo scopo. E ciò avveniva, prima ancora che il Comune di Cava avesse reperito i fondi necessari, visto che lo stesso acquisto non era inserito nell’elenco delle opere finanziabili dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Questo portò l’11/11/2010 alla delibera di Consiglio comunale n. 87, forzatamente ed illegittimamente adottata, in quanto, trattandosi di un atto che autorizzava l’acquisto di un immobile ai sensi dell’art. 42 del T.U.E.L., doveva essere corredata oltre che del parere di regolarità tecnica, anche di quello di regolarità contabile, stante la necessità oltretutto di versare il deposito cauzionale, pareri questi non presenti nel dispositivo in questione, in quanto “artatamente” trattato come atto di indirizzo politico. Fatto, questo, avvalorato dalla missiva del 07/09/2012 inviata dal Presidente del Consiglio comunale, Antonio Barbuti, al Segretario del Comune di Cava, Dott. Mailyn Flores, nella parte in cui si chiede che: «Ognuno dei destinatari per le rispettive competenze mi precisi quali attività gestionali di controllo e verifica dell’indirizzo politico sono state poste in essere e quali provvedimenti sono stati assunti per rendere legittimo ed attuabile l’indirizzo politico, qualora eventualmente non lo fosse».
Il 29/11/2010 il Consiglio comunale plaudente prese atto dell’acquisto, autorizzò la stipula del contratto e diede mandato al Sindaco di contrarre un mutuo ipotecario già identificando nel Monte dei Paschi di Siena, la Banca erogatrice, di € 4.644.000,00 per la durata di 20 anni. Solo successivamente, dopo varie inconsistenti e fantasiose ipotesi riguardo all’utilizzo del complesso frettolosamente acquistato (città della movida, piazza, uffici pubblici), veniva ipotizzata la realizzazione e l’allocazione dell’Ospedale cittadino nell’area acquistata. Ciò avveniva non tenendo conto dell’insufficiente estensione dell’area e porterà ad generico e non impegnativo protocollo d’intesa sottoscritto tra il Comune di Cava de’ Tirreni e l’azienda A.U.O.I. Ruggi d’Aragona, con il quale il Comune «si propone come interlocutore privilegiato mettendo a disposizione aree di proprietà comunale (Cofima, n.d.r.) anche tramite l’istituzione di una Fondazione che comprenda soggetti pubblici e privati».
Le responsabilità
Ad un’approfondita disanima della vicenda, appare evidente la responsabilità del Sindaco e dei Consiglieri comunali votanti la delibera n. 87, voluta ed adottata con superficialità e senza tener conto della normativa di legge, visto anche che, al momento della decisione di acquisto, l’area in questione versava in totale stato di abbandono e di degrado e, non essendo stata neanche avviata la progettazione esecutiva di alcun tipo di opera, risultava evidentemente destinata ad altro scopo. In concreto, la decisione dell’Amministrazione di maggioranza (compulsata dal Sindaco) di acquistare l’immobile risulta essere sconsiderata ed immotivata, poiché relativa ad un immobile fatiscente in stato di abbandono e pagato in misura eccedente al suo attuale valore e senza una preventiva individuazione della sua destinazione per finalità pubblica.
Ancor più evidente il danno causato se si considera la frettolosa e necessaria modifica del regolamento comunale di contabilità, adottata con effetto retroattivo e resasi necessaria visto il minacciato mancato rispetto del Patto di stabilità, dovuto ad uno scostamento tra il saldo obiettivo 2011 ed il saldo dell’Ente alla data del 20/01/2011, pari a € 4.500.000,00 dovuto all’aggiudicazione del lotto Co.Fi.Ma. Appaiono, quindi, evidenti le responsabilità del Sindaco Marco Galdi, dei componenti della Giunta comunale e del Consiglio comunale che ebbero a votare tale scellerato acquisto, per il risarcimento dell’enorme danno erariale causato alla comunità cavese.
Califano & Panico
Fonte: Il Portico
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