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Cronaca

Coronavirus, cambiano i prezzi: crolla il petrolio, non la benzina

La quotazione di un barile è crollata del 59,6% mentre il prezzo medio di un litro di verde in Italia è sceso del 5,2%.

Inserito da (redazionelda), lunedì 30 marzo 2020 15:34:24

Tra i settori che hanno subito gli effetti della pandemia globale c'è sicuramente quello petrolifero. Da quando il virus si è diffuso, infatti, il prezzo del petrolio si è più che dimezzato, ma la stessa cosa non si può dire per benzina e gasolio. ciò continua a costituire un aggravio per i consumatori.

Come riporta "La Repubblica", il Covid-19 ha fatto scivolare la quotazione di un barile del 59,6% dal 20 febbraio, il giorno del primo contagio a Codogno. Nello stesso periodo il costo medio di un litro di verde in Italia (dati dell'osservatorio del Mise) è sceso del 5,2%, quello di un litro di diesel del 5,8%. A cosa si deve la mancata riduzione del prezzo?

Una parte della spiegazione è sicuramente legata al fatto che il costo della materia prima influisce solo per il 21% del prezzo finale del carburante.

  • 1,9 lire (0,00098 euro) per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936;
  • 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
  • 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
  • 10,0 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l'alluvione di Firenze del 1966;
  • 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
  • 99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
  • 75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980;
  • 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della missione ONU durante la guerra del Libano del 1982;
  • 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione ONU durante la guerra in Bosnia del 1995;
  • 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli auto-ferrotranvieri del 2004;
  • 0,005 euro per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005;
  • 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell'Aquila del 2009;
  • da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
  • 0,04 euro per far fronte all'arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
  • 0,0089 euro per far fronte all'alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
  • 0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto "Salva Italia" nel dicembre 2011;
  • 0,024 euro per far fronte ai terremoti dell'Emilia del 2012;
  • 0,005 euro per il finanziamento del "Bonus gestori" e la riduzione delle tasse ai terremotati dell'Abruzzo;
  • 0,0024 euro per il finanziamento di alcune spese del decreto Fare "Nuova Sabatini" (dal 1º marzo al 31 dicembre 2014).

Sommando anche l'IVA sulle accise, l'impatto sul prezzo della benzina è di 0,8742 euro, mentre su quello del diesel è 0,7432 euro. Basterebbe togliere l'IVA dalle accise, come a volte si sente dire, per ridurre il prezzo della benzina e del diesel di circa 16 centesimi e di circa 13 centesimi, rispettivamente.

Anche tenendo conto di questa componente fissa ai prezzi attuali del petrolio la variazione dovrebbe essere di una riduzione di 25 centesimi sul prezzo della benzina e di 16 centesimi su quello del gasolio rispetto a quello attuale.

Come mai allora non assistiamo a questa diminuzione?

La mancata riduzione del prezzo sarebbe allora da attribuire alle politiche commerciali ed agli investimenti programmati delle grandi compagnie petrolifere che, trovandosi ora con un prezzo della materia prima più che dimezzato, e con margini assai ridotti sul costo di produzione, sono in grosse difficoltà. Come spiegato molto bene da Banca IMI nel caso specifico di ENI

«Crediamo che ENI cercherà di salvaguardare la distribuzione dei dividendi, attesi a 0,86 euro per azione nel 2019 e a 0,89 euro per azione per il 2020, ‘protetti' da un prezzo del petrolio a 45 dollari. Il dividendo potrebbe essere a rischio in uno scenario con un prezzo medio per il 2020 di 35 dollari al barile».

Poiché attualmente il petrolio quota in area 22 dollari si capisce come le compagnie petrolifere cerchino di mantenere alto il prezzo della benzina per non ridurre ulteriormente i margini.

Fonte: Il Vescovado

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