Tu sei qui: CronacaEpatite C, cresce l'allarme
Inserito da (admin), venerdì 2 settembre 2005 00:00:00
Scarsa attenzione, a livello sia informativo che economico, da parte del Ministero della Salute verso le malattie epatiche. Assenza di standard di sicurezza nelle procedure di sterilizzazione per gli interventi di chirurgia "minore". Mancanza di regolamenti chiari nel settore dell'industria estetica. Ivan Gardini, Presidente Associazione EpaC Onlus, lancia un appello-denuncia dopo il caso dei 9 pazienti contagiati di epatite C presso una struttura di dialisi in provincia di Latina. 10mila decessi all'anno in Italia per l'epatite C, che 9 volte su 10 cronicizza in maniera silente, sfuggendo totalmente alla sorveglianza. Dati che fanno riflettere e preoccupare. Cifre che esigono un impegno a 360 gradi nella ricerca, nella prevenzione e nell'informazione, oltre che una maggiore "generosità" nell'elargizione dei fondi. Lo chiede a gran voce Ivan Gardini, il cui intervento pubblichiamo integralmente.
«Apprendiamo la terribile notizia di 9 pazienti contagiati di epatite C presso una struttura di dialisi di Aprilia, in provincia di Latina. Da molti anni l'Associazione EpaC Onlus segnala la necessità di porre in essere una serie di misure adeguate per bloccare la trasmissione del virus HCV in ambito nosocomiale, nei centri di estetica, parrucchieri, manicure, pedicure, tatoo centers, ecc. Lo abbiamo fatto anche attraverso apposite proposte di legge, giacenti dal 2002 presso la Commissione Affari Sociali. La diffusione del virus dell'epatite C è ancora molto alta, benché l'Istituto Superiore di Sanità cerchi di minimizzare la realtà oggettiva attraverso i dati statistici in suo possesso.
Purtroppo, pochi sanno che il sistema di sorveglianza epidemiologico italiano sulle epatiti si basa sulle notifiche dei casi di epatite acuta e che l'epatite di tipo "C" 9 volte su 10 cronicizza in maniera silente, sfuggendo totalmente alla sorveglianza. Con tutta probabilità, anche i 9 casi di Aprilia non sarebbero mai stati individuati se non fosse per il fatto che i dializzati sono costantemente monitorati.
L'intero settore dell'industria estetica manca di regolamenti chiari e validi per tutto il territorio nazionale. Basti pensare che per i parrucchieri, estetisti e centri di tatoo, ogni ASL e Comune possono legiferare come meglio credono.
La nostra Associazione continua a ricevere segnalazioni di contagi da epatite C a seguito di interventi di chirurgia "minore", eseguiti anche negli ospedali e, cosa ancor più sconvolgente, ci raccontano di rafforzamenti nelle procedure di sterilizzazione degli strumenti solo quando si viene a conoscenza di curare un paziente infetto da epatite C. Segno evidente che non esistono ancora standard di adeguata sicurezza nelle procedure di routine di sterilizzazione.
Restiamo amareggiati quando i rappresentanti del Ministero della Salute tergiversano sulle nostre richieste di inserire le malattie epatiche nel Piano Sanitario Nazionale e sulle richieste di stanziamenti di fondi per campagne informative e di prevenzione, forti del fatto che si considera l'epatite C una malattia "al suo tramonto".
Non la pensano così i pazienti ammalati di epatite C, vecchi e nuovi, in cirrosi o in attesa di trapianto ed i loro familiari. Soprattutto coloro che vedono morire i loro cari con atroci sofferenze (circa 10mila ogni anno), quali può provocare una cirrosi epatica da HCV.
Facciamo appello alle Istituzioni: non esistono solo le epidemie dei polli, mucche pazze e quant'altro, e non esiste solo il global Fund sull'AIDS, sul quale vengono versati centinaia di milioni di dollari. Vogliamo una migliore ripartizione dei fondi sulle malattie infettive e che siano stanziati fondi per l'informazione, la prevenzione e la ricerca sull'epatite C degli ITALIANI».
Ivan Gardini, Presidente Associazione EpaC Onlus
Fonte: Il Portico
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