Tu sei qui: CronacaIl fu molino e pastificio "Ferro"
Inserito da (admin), venerdì 19 ottobre 2012 00:00:00
Perché non sia lasciato scivolare nel definitivo oblio, vogliamo richiamare alla memoria dei non più tantissimi giovani cavesi del tempo, ma anche alla generazione odierna, una delle eccellenze industriali di Cava de’Tirreni, la quale certamente non sarà stata la sola a distinguersi per qualità del prodotto, ma che sicuramente è stata quella che ha occupato, già dai primi anni del ’900, del pari alla Manifattura dei Tabacchi di viale Francesco Crispi, primitivo Convento di Santa Maria del Rifugio, e l’Agenzia Tabacchi di via Generale Luigi Parisi (di fronte alla Tenenza della Guardia di Finanza), un considerevole numero di lavoratori ambosesso. Ancor prima del secondo conflitto mondiale, per la produzione e fornitura di pasta, farina, semola e mangimi di pregiata qualità, era nota non solo in tutto lo “Stivale Italico”, ma anche negli Stati Uniti d’America: parliamo di “Marcantonio Ferro & Figli, molino, pastificio e mangimificio”; ancor prima lo stabilimento si denominava “Biscottificio Bisogno”, che produceva anche pasta senza glutine.
Un maestoso opificio che si sviluppava su tre piani, posto in corso Giuseppe Mazzini. Per i contemporanei segnaliamo che il plesso occupava la medesima area ove oggi insiste il circolare “parco Beethoven”. Corso Mazzini, a quel tempo interamente basolato, si caratterizzava per la linea tranviaria, l’ultrasecolare chiesa di San Vito, ancor oggi retta da Monsignor Giuseppe (Peppino) Zito, il pastificio Ferro, il memorabile Hotel de Londres, l’unico nel Mezzogiorno ad avere un campo da golf, e l’Epitaffio, seicentesco monumento in pietra bianca, posto al bivio tra corso Mazzini e via Gaudio Maiori. Tornando al pastificio Ferro, vogliamo sottolineare che Marcantonio Ferro, negli anni della sua lunga e laboriosa attività, con l’esperienza acquisita dal molino a palmenti allestito a Campobasso il 1° gennaio del 1910, dal papà Domenico, già noto operatore economico del Mezzogiorno d’Italia, che da Frattamaggiore (Napoli), dove possedeva nove forni e nove carretti, si trasferì nel Molise, per le ricche risorse granarie della zona e che nel 1925, con i figli Marcantonio, Giuseppe e Raffaele, costruì uno dei primi molini a cilindri del Meridione, ha fatto conoscere l’eccellenza pastaia di Cava de’Tirreni ad una moltitudine d’italiani ed americani, quando il trasporto delle derrate avveniva unicamente a mezzo ferrovia e nave.
Un costante andirivieni di camion e carri trainati da robusti cavalli da e per lo scalo merci di via XXV Luglio, adiacente l’ottocentesca stazione ferroviaria di piazza Errico De Marinis. Buona parte dei due lati di corso Mazzini era occupata da lunghe file di carretti e autocarri. Nei minuti di sosta, i “cocchieri” e gli autisti, quando un caffè costava solo 30 lire, trovavano ristoro nel “Bar Fer” (sito al civico 60), gestito ancor oggi, dopo 54 anni, da Isidoro Pecoraro. Per dovere di cronaca segnaliamo che il 13 ottobre 1943 l’impianto di Campobasso venne minato ed incendiato dai Tedeschi in ritirata. Il motto che risaltava a caratteri rossi sulle confezioni cavesi era: “Pasta Ferro…pasta di ferro!”, ciò perché il sano alimento veniva prodotto con pura semola di grano duro. Oltre la pasta, lo stabilimento metelliano forniva ottima farina per dolci e semola extra con le quali le nostre mamme preparavano la pasta a mano, minestre e pappine per noi bambini. Al piano terra vi era il molino, costituito dalla sala laminatoi, sala semolatrici e sala buratti, quest’ultima destinata alla selezione del macinato. Il pastificio era composto dalla sala macchine, dalle gallerie di prosciugamento e dai cassoni di essiccazione.
Un opificio capace di produrre ben 114 tipi di pasta. La pasta destinata all’estero, Stati Uniti d’America in primis, avvolta in carta trasparente, veniva prodotta con farina doppio zero. Vi era anche la pasta realizzata con farina zero, avvolta in fogli gialli, farina zero extra, avvolta in fogli rossi e tipo castello, avvolta in fogli blu. Le confezioni erano da un chilogrammo e 500 grammi. Quelle destinate in America erano di 450 grammi (cioè una libra: unità di misura inglese). Nel locale adiacente l’attuale Bar Fer, ove oggi vi è un negozio di telefonia, vi era lo spaccio ove i dipendenti del pastificio ritiravano quanto necessitavano, ovviamente a minor costo. Il pastificio Ferro, sorto molti anni prima di Barilla, riceveva il grano dalle Puglie e dall’intera regione campana, trasportato da carretti od autocarri. Molti ricordano che l’attuale via Pietro De Ciccio era inesistente, poiché a ridosso dell’opificio vi era un esteso terreno. Via Eduardo Talamo era strettissima e polverosa.
La presente ricostruzione è stata resa possibile grazie alle reminescenze di Antonio Auriemma, riportateci dalla figlia Emilia, che ci ha fornito anche il materiale illustrativo, Domenico (Mimì) Bottiglia, Costantino Della Monica ed Antonio Troiano, cinque dei 170 dipendenti dello storico “Marcantonio Ferro & Figli”, molino, pastificio e mangimificio di corso Giuseppe Mazzini di Cava de’Tirreni, i cui portoni furono chiusi il 31 dicembre 1969. Da ultimo segnaliamo che Marcantonio Ferro, negli anni ’50 del secolo scorso, fu anche presidente della Cavese Calcio 1919 e nel 1954-1955 dell’Unione Sportiva Salernitana.
Livio Trapanese
Fonte: Il Portico
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