Tu sei qui: CronacaLa "Giovanni XXIII" a caccia di aule
Inserito da (admin), venerdì 2 settembre 2005 00:00:00
Per i docenti e gli alunni della Scuola Media "Giovanni XXIII" l'apertura dell'anno scolastico è all'insegna dell'incertezza. Per lavori in corso, il loro istituto è inagibile e la chiusura si protrarrà sino a fine gennaio. La prospettiva? Il doppio turno. «Ma dove? Fino ad oggi, nonostante i tentativi del dirigente scolastico di contattare i vari capi di istituto, non è giunta alcuna risposta», afferma un docente. Eppure, sarebbe facile trovare sistemazione per 20 classi della "Giovanni XXIII". Esistono nella zona centrale di Cava 2 Scuole Medie (la "Balzico" e la "Carducci-Trezza") e 4 istituti superiori (il Liceo Classico "Marco Galdi", il Liceo Scientifico "Andrea Genoino", l'Istituto Professionale e l'Istituto Tecnico Commerciale). «Il problema è che i dirigenti scolastici non sembrano aver compreso che le strutture sono della città ed essi ne sono solo i gestori. Comprendiamo il disagio che si produce, ma pensiamo anche al disagio di oltre 500 ragazzi dagli 11 ai 13 anni ed ai tanti colleghi», è lo sfogo di un docente in pensione. Si aggiunga che in tutta la vicenda è venuto meno un interlocutore super partes, come la Provincia, il Comune ed il Distretto scolastico, di cui si sente la completa assenza. Di qui l'appello del dirigente scolastico della "Giovanni XXIII", Vincenzo Salvati, al commissario prefettizio affinché inviti il dirigente del Liceo Classico, struttura unita alla Scuola Media, a mettere a disposizione i locali occorrenti: «Gli allievi non avvertirebbero neanche il disagio dell'allontanamento forzato». Già durante l'anno scolastico 2003-2004 ed all'inizio del 2005, per lavori in corso, il Liceo Classico fu ospitato nei locali del Liceo Scientifico. Anzi, gli uffici di segreteria hanno funzionato presso il Liceo Scientifico fino agli inizi di gennaio 2005. «La nostra disponibilità fu immediata, non ci furono problemi ed aiutammo il Liceo a superare un momento difficile» Oggi, al cospetto di 500 ragazzi e 50 docenti, nessuno potrà far finta di niente e chiudersi nel proprio guscio. La speranza è che prevalga il senso di responsabilità e di solidarietà tra strutture che appartengono alla comunità intera.
Fonte: Il Portico
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