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La Manifattura Tabacchi torna "italiana"

Inserito da (admin), martedì 14 marzo 2006 00:00:00

La gloriosa tradizione dei sigari prodotti a Cava de'Tirreni non accenna ad "appannarsi" nel gradimento dei fumatori più incalliti, ma le vicende societarie disturbano dall'interno il futuro dello stabilimento cavese e, di certo, non tranquillizzano le maestranze. La notizia degli ultimi giorni, secondo cui la società angloamericana Bat avrebbe siglato un'intesa per la vendita della linea italiana dei sigari al gruppo italiano Maccaferri, ha prontamente scatenato la reazione dei sindacati del settore. «Non siamo contrari a nessuna operazione - spiegano Giuseppe Carotenuto della Flai-Cgil e Francesco Fattoruso della Fai-Cisl - ma siccome la Bat, quando acquistò i monopoli italiani dall'Eti, si era impegnata a mantenere livelli occupazionali e stabilimenti fino alla fine del 2007, vorremmo quanto meno conoscere il piano industriale degli acquirenti ed avviare le consultazioni previste dalla legge».

Insomma, i sindacati sono preoccupati. I circa 120 dipendenti dello stabilimento di Cava de'Tirreni potrebbero, di punto in bianco, trovarsi uno scenario industriale completamente diverso da quello attuale. L'operazione messa in campo dalla Bat e dalla Maccaferri è di quelle importanti. 95 milioni di euro il costo per i tre stabilimenti della linea sigari, e cioè Lucca, Cava de'Tirreni e Foiano di Arezzo. «Sia chiaro - precisano i sindacati - noi non siamo contrari a nulla, ma pretendiamo chiarezza. Siccome ci sono delle clausole di garanzia, almeno fino al 2007, vogliamo che queste vengano rispettate. Chiediamo l'intervento dell'assessore regionale e di quello provinciale, oltre che di tutte le forze politiche locali. La produzione dei sigari è un'attività strettamente legata al territorio ed alla produzione di tabacco». Subito dopo la sigla dell'intesa, invece, dal gruppo Maccaferri sono arrivate dichiarazioni di soddisfazione. Di fronte alle incursioni dei gruppi esteri nell'economia italiana, quella fra Bat e Maccaferri è una piccola rivincita, che riporta in Italia un marchio di primo piano del "made in Italy", con l'obiettivo di promuoverne la diffusione all'estero.

Gaetano Maccaferri, vice-presidente della Seci Spa ed attuale presidente dell'associazione industriali di Bologna, ha spiegato la filosofia dell'operazione che ha portato il suo gruppo ad acquisire il toscano dalla British American Tobacco: «Ci siamo attivati per diversificare e mantenere l'attività nel comparto agroindustriale, che rappresenta attualmente circa il 35% del giro d'affari del gruppo e che è stata colpita, nostro malgrado, dalla ristrutturazione del settore saccarifero imposta dalle direttive Ue. Fra le varie ipotesi in campo, abbiamo individuato il marchio toscano, una tradizione del "made in Italy" di grande qualità, che a nostro avviso ha grandi potenzialità di espansione all'estero, dove al momento le vendite sono irrilevanti. Per Bat il toscano era un'attività di nicchia, rilevata con l'acquisizione dell'Ente Tabacchi Italiano da circa tre anni, che non ha avuto molto interesse a promuovere, per concentrarsi sul business principale delle sigarette».

Fonte: Il Portico

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