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La Terra Santa, un richiamo irrinunciabile

Inserito da (admin), martedì 14 luglio 2015 00:00:00

Un cristiano, per essere un buon pellegrino su questa terra e, nel contempo, “evangelizzatore” dei suo fratelli e sorelle, non può rinunciare dal portarsi, con capo chino, in Terra Santa, ove ripercorrerà, seppur dopo oltre duemila anni e dopo l’evoluzione egizia, assira, romana, bizantina, araba e dei crociati, i luoghi ove Gesù, immolatosi per l’intera umanità, ha vissuto la sua breve esistenza; non badando a razze, religioni e colore della pelle.

Con questa consegna, l’Ufficio Pellegrinaggi Diocesano dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni, con la sagace guida di Don Beniamino D’Arco, fra l’altro Parroco dell’amena Frazione di Santa Lucia, e dei Diaconi Don Michele Abbamonte, Orlando Senatore, Mario Torre, Francesco Tassielli, Lucio Trapanese e Francesco Trotta, mercoledì 1° luglio 2015, per 10 giorni consecutivi, ha vissuto intense giornate pregne di spiritualità, misticismo, tecnologia, scienza, archeologia e non solo, plasmate da varie confessioni religiose.

Da Nazaret (Israele), per raggiungere l’abitazione di Giuseppe e Maria, per spingersi fino a Betlemme, fermandosi nelle grotte dei pastori e dove Gesù venne alla luce, ma raggiungendo anche il Monte Tabor, ove il figlio di Dio si trasfigurò in presenza dei suoi fidi discepoli, ma anche lungo il lago di Tiberiade, sul Monte delle Beatitudini, sulle rive del Giordano, per immergersi nelle sue acque e ricordare il battesimo che Gesù ricevette dal cugino Giovanni Battista, scendere nel Mar Morto, per salire sul Monte degli Ulivi ed attraversare la porta di Gerusalemme e percorrere, con la via crucis, la via dolorosa, seppur fra una moltitudine di mercanti arabi, per giungere al Santo Sepolcro, passando dal contiguo “marmo della deposizione” e dall’adiacente Golgota. Emozioni su emozioni! Gli ebrei dinanzi al muro del pianto si differenziano dall’età e dal sesso; gli uomini non di estrazione ebraica, per avvicinarsi, passati i controlli di sicurezza, calzano il bianco keppia.

A differenza del caotico, disordinato ed igienicamente trascurato quartiere arabo, il quartiere ebraico si presenta ordinato e moderno. Nella recintata Palestina, a Betlemme, i pellegrini cavesi ed amalfitani hanno pregato nelle grotte dei pastori e della natività. L’aspetto storico-naturalistico-archeologico non è stato trascurato, atteso che il nutrito gruppo di pellegrini, oltrepassata la frontiera giordana, si è imbattuto nell’archeologica Jerash (Gerasa), Amman e nella fiorente Aqaba, sul Mar Rosso, ove abbondano le piantagioni di banane e datteri, ma anche il suo azzurro mare e le distese barriere coralline, visibili da barche col fondo di vetro trasparente, Cosa dire poi della millenaria Petra, patrimonio mondiale dell’UNESCO, e dell’incontro con i beduini di Wadi Rum (l’immenso scenario desertico, ricco di rocciose alture e dune multicolori) nel munito insediamento di tende per il pernottamento, che ricorda il leggendario Lawrence d’Arabia?

L’ultima mattinata è stata dedicata al frequentatissimo museo dell’olocausto ebreo di Gerusalemme, perché nessuno dimentichi i 6 milioni di innocenti uccisi nei campi di concentramento nazisti. L’ingresso è caratterizzato da un lungo percorso buio, con luci soffuse in alto, come anime che salgono al Cielo, mentre l’ultimo “vagone” presente una profonda e larga fossa, scavata in roccia bianca, sul cui fondo vi è acqua nera, a testimoniare che gli autori di quell’eccidio sono sprofondati negli inferi. Israele, Giordania e Palestina, i cui popoli necessitano di aiuto (non solo preghiere) di noi che professiamo la fede in Cristo.

Don Beniamino D’Arco - Livio Trapanese

Fonte: Il Portico

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