Tu sei qui: CronacaMonti Lattari “Giamaica d’Italia”: scoperte 3mila piante di cannabis. Avrebbero 'fruttato' 8 milioni
Inserito da (redazionelda), sabato 10 agosto 2019 14:08:27
Oltre tremila piante di cannabis sono state individuate e distrutte dai Carabinieri nel corso di un' controlli condotti sui Monti Lattari. Tre le grandi piantagioni scoperte dai militari della Stazione di Gragnano e dai Carabinieri forestali di Castellammare di Stabia, che hanno operato con il nucleo elicotteri di Pontecagnano. 466 piante sono state trovate in località Vallone Fondica, 372 in zona San Giacomo e ben 2.372 a Monte Megano, in prossimità del confine con Scala. Le piante, alte tra i due metri ed i due metri e mezzo sono state distrutte.
Lavorate e commercializzate quelle essenze avrebbero prodotto lauti guadagni stimati in circa 8 milioni di euro.
Chi l'aveva definita la "Giamaica d'Italia" non si sbagliava. L'area dei Monti Lattari, "più fertile" per la coltivazione di marijuana, nel triangolo Gragnano-Lettere-Casola, torna al centro delle cronache per l'ultimo (solo in ordine di tempo) maxi sequestro di essenze "stupefacenti". Anche stavolta plauso alle Forze dell'Ordine, riusciti ad arrivare in zone impossibili grazie alla guida di elicotteri e droni. Quasi sempre nei pressi delle piantagioni ci sono capanni per l'essiccazione e innaffiatori rudimentali ma funzionanti. La criminalità organizzata gestisce e supervisiona l'intero processo, ma spesso non si sporca le mani e limita i rischi. Ma i veri protagonisti sono i narcocoltivatori che operano in aree demaniali, meglio se "liberate" dai boschi tramite incendi uno o due anni prima. Studiando nuove e convenienti procedure di coltivazione per un intero anno di duro lavoro: curare la cannabis, farla crescere, proteggerla da occhi indiscreti, essiccarla. Gli esponenti del clan tornano quando il prodotto è quasi finito per una sorta di controllo di qualità e comprano la droga sul posto. Una sola piazzola di cannabis può essere pagata fino a 60mila euro. Termina così il compito del coltivatore che non può avanzare pretese in percentuale sulla vendita finale. A quel punto il clan dovrà organizzare il trasporto verso i laboratori di trattamento finale ed imbustamento ed ingaggerà molti corrieri, ancora una volta meglio se non organici alla cosca, bensì insospettabili in cerca di soldi. Solo dopo molte settimane dal raccolto, quando la domanda sarà salita e le piazze di spaccio pronte, si inonderà il mercato con la merce di prima qualità dei Lattari.
Quest'attività dei Militari ha interrotto l'ultima fase prima della trasformazione finale in droga: l'essiccazione. Ed è stata effettuata in un momento assai particolare. È probabile che se le autorità si fossero mosse poche ore dopo non avrebbero trovato più nulla. Il motivo? Sui Lattari si è aperta la stagione di caccia e i narcos dovevano far sparire tutto prima del fine settimana, quando i cacciatori si sarebbero inoltrati nei boschi. Gli occhi indiscreti sarebbero stati troppi da controllare.
Fonte: Il Vescovado
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