Tu sei qui: CronacaSingle per legittima difesa
Inserito da (ranews), domenica 6 maggio 2018 14:41:19
Di Patrizia Reso
Bene fa Nunzia Marciano ad aprire un'ulteriore finestra sui ruoli stereotipati e convenzionali dell'uomo e della donna, nel suo "Single per legittima difesa", edito da Alessandro Polidoro.
E sono anche d'accordo con il curatore della prefazione, il dottor Rino Ventriglia, quando afferma che "la differenza c'è"!
La differenza infatti c'è e ne siamo fiere e orgogliose: noi siamo portatrici di vita, a differenza degli uomini che continuano a giocare con i "soldatini" anche in età molto avanzate. Dimostrazione pratica la spesa per gli armamenti, solo in Italia, quest'anno è stata di 30 miliardi di euro.
Dare la vita è una nostra prerogativa, condiziona la nostra esistenza, è ricatto e amore, gioia e dolore.
D'altronde noi non abbiamo mai rivendicato l'uguaglianza di genere, bensì le nostre rivendicazioni sono state sempre sulle discriminazioni di genere. Abbiamo sempre lottato per la parità dei diritti!
Negli anni '70 la rivendicazione per antonomasia era riassunta in uno slogan "Io sono mia" e stava a indicare il desiderio di autonomia e di autodeterminazione della donna in qualsiasi settore, iniziando da quello familiare -la nuova configurazione giuridica della donna, all'interno del nucleo familiare, si è avuta solo nel 1975 - per finire a quello lavorativo/professionale. Ancora oggi le disparità sono notevoli. Senza neppure accennare all'aspetto economico, basti ricordare il mostruoso ricatto, cui sono sottoposte molte donne, costrette a firmare, all'atto dell'assunzione, un foglio con su dichiarato di non avere né mariti, né fidanzati, né compagni, onde evitare una gravidanza (forse anche desiderata) che andrebbe solo a compromettere la produttività aziendale e comporterebbe un'ulteriore voce in più nelle spese: maternità. Voce non da tutti rispettata e che solo da pochi anni la legge ha preso in considerazione.
Fino agli anni Settanta la donna passava dal padre al marito, al pari di un bell'oggetto da "averne cura" e, il tradizionale accompagnamento del padre all'altare, altro non era che l'immagine che simboleggiava proprio questo passaggio: Il padre cedeva la figlia, sciogliendola dal proprio braccio, per cederla all'uomo che sarebbe diventato suo marito. Il tutto era anche accompagnato dal volto coperto dal velo della donna, che il padre le avrebbe sollevato dopo la cessione per, in questo caso, simboleggiare la propria autorizzazione a poter guardare la figlia e quindi tutto il resto. "Ora la puoi vedere: è roba tua"!
Ditemi voi se potevamo ancora accettare tutto questo! Oppure che non potessimo neppure entrare in un bar per un caffè: immediatamente partivano sguardi riprovevoli e epiteti poco gradevoli.
Oggi la Marciano può scrivere liberamente delle sue esperienze, vere o presunte non importa, sessuali senza che nessuno più gridi allo scandalo, e questa decisamente è una conquista che abbiamo fatto noi altre, attempate ora, scardinando pregiudizi e convenzioni consolidati da decenni. Il bacio appassionato di Liala, che destava scandalo, oggi è solo un antico ricordo.
Bene fa Nunzia ad affermare che sente di amare un uomo solo quando la sua mano le accarezza l'anima, oltre il corpo.
Durante un convegno di genere, una nostra artista cavese, molto poliedrica, che spazia dalla scrittura alla pittura, passando per la grafica, Elvira Santacroce, ebbe a dire, dall'alto dei suoi 70 anni, "Il rispetto della donna inizia a letto". Verissimo! E Nunzia l'ha ben reso: solo chi sa accarezzarti l'anima, può accarezzare anche il tuo corpo, senza violarlo.
Nel suo libro Nunzia riesce bene, in modo simpatico e scorrevole, a disegnare questi nuovi uomini e nuove donne che si manifestano all'epoca di internet, che si districano tra chat di social e chat di cellulari, che
coltivano rapporti e relazioni con massimo 40 caratteri, caso mai con in borsa o in borsello tre, quattro modelli di Samsung oppure alla ricerca di like per l'affermazione del proprio pensiero. Sono cambiati gli strumenti, ma gli approcci restano gli stessi, tant'è che, erroneamente, si potrebbe interpretare il suo libro come una sorta di manuale per difendersi dalla perenne cupidigia maschia, spesso deludente.
Oserei definirlo una satira dei costumi sessuali di oggi. Scritto con un linguaggio fluido e disinvolto. All'atto pratico però non fa altro che confermare la mancata emancipazione del pensiero maschile, ancora strettamente legato ai pregiudizi di un tempo, e solo apparentemente meno convenzionale, giusto per comodità e opportunismo, profittando della liberalizzazione femminile e sfruttando strumenti classici femminili, tipo pinzette per le sopracciglia oppure depilatori efficaci, ma delicati, onde dimostrare il progresso intellettuale dell'uomo.
Infine "Single per legittima difesa" stimola una riflessione profonda sull'uso del cellulare, che ormai condiziona la nostra vita, ci inebetisce, ci isola...
Fonte: Il Portico
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