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Inserito da La Redazione (admin), mercoledì 11 gennaio 2012 00:00:00
Riesplode l’emergenza sanitaria a Cava de’ Tirreni. A lanciare il grido d’allarme non è solo il sindaco Marco Galdi, che ieri ha inviato una lettera al governatore Caldoro ed ai vertici sanitari regionali per evidenziare la mancanza dei livelli essenziali d’assistenza presso il nosocomio cittadino, ma anche e soprattutto il personale del “S. Maria dell’Olmo”.
Diversi i reparti del presidio ospedaliero metelliano che presentano carenza di medici ed infermieri e che riescono ad andare avanti solo grazie al lavoro straordinario di personale paramedico proveniente da altre strutture. A risentirne in maniera particolare sarebbero le Divisioni di Cardiologia e Ginecologia. Una situazione, questa, venutasi a creare dopo i recenti pensionamenti registratisi in tali settori e che attualmente troverebbe soluzione nell’arrivo di medici ALPI, ossia di dottori che presterebbero attività libero professionale intramuraria.
In altre parole, tali specialisti riceverebbero un compenso calcolato sulle singole ore di servizio e che si aggirerebbe intorno ai 60 euro all’ora. Per cui un intero turno di lavoro costerebbe circa 450 euro: somma che, stando alle lamentele dei vertici del nosocomio cavese, potrebbe essere evitate o investite assumendo nuove unità.
Analoga la prospettiva in cui si inserisce la richiesta del sindaco Galdi, il quale, esprimendo solidarietà alla proposta del Direttore Generale del “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”, Attilio Bianchi, si è fatto portavoce dello stop alla mobilità in entrata di 20 medici e 113 infermieri presso l’ASL di Salerno, per procedere alla preliminare “provvista” di 20 dirigenti e 200 infermieri presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria salernitana, nella quale rientra anche lo storico ospedale cavese.
Lo stesso Galdi, comunque, non avrebbe affatto dimesso la volontà di realizzare in città un nuovo polo sanitario. Secondo indiscrezioni, infatti, ieri avrebbe discusso con i responsabili del nosocomio cittadino del patrimonio ospedaliero del “S. Maria dell’Olmo”, i cui beni (che ammonterebbero ad una cifra vicina ai 20 milioni di euro) potrebbero essere impiegati in tal senso.
Fonte: Il Portico
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