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Cronaca

Storia e ricorrenze del cimitero cittadino

Inserito da Livio Trapanese (admin), martedì 18 ottobre 2011 00:00:00

“Ogn’anno, il 2 Novembre, c’è l’usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll’adda fa’ chesta crianza; ognuno adda tenè chistu pensiero”. Con questi primi versi Antonio De Curtis, in arte Totò, principiò la nota poesia “‘A livella”, per ricordare all’umanità intera che dinanzi alla morte non v’è distinzione di classe o ceto, ma siamo tutti uguali.

Quante volte entrando nel “nostro” civico cimitero cittadino, sito in Via Ugo Foscolo di Cava de’Tirreni, non solo nella ricorrenza dei morti (il 2 novembre), ma in tante altre occasioni, ci siamo posti tale domanda e ci siamo chiesti: ma questo luogo di culto, quando è stato costruito? Il cimitero, detto anche camposanto ed in antico necropoli, come in tutte le città ed i Comuni del Regno di Napoli, che ricordiamo si estendeva dalla Rocca Aragonese di San Benedetto del Tronto (sull’Adriatico) a Terracina (sul Tirreno) sino a Lampedusa, venne istituito col Regio decreto dell’11 marzo 1817 e la Reale istruzione del 21 marzo 1817 (l’attuale decreto attuativo di una legge), entrambi a firma del regnante sul trono di Napoli, Ferdinando I di Borbone, successore di Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Buonaparte.

I lavori, appaltati nel 1819 e sollecitati negli anni 1828, 1831 e 1837, furono ultimati solo il 27 febbraio 1839, come da pubblico manifesto del Sindaco della Città di Cava, il Marchese Pasquale Atenolfi, (la denominazione di Città di Cava de’Tirreni origina dal 23 Ottobre 1862). Con tale pubblico avviso il Sindaco Atenolfi dispose che da detto giorno non era più consentito seppellire i morti nei locali sottostanti le chiese e le confraternite.

Il 1° luglio 1839 lo stesso Sindaco, accompagnato da due Eletti del Popolo (gli attuali consiglieri comunali), eseguì la constatazione della “chiusura dei locali delle chiese e delle confraternite cittadine, applicando lamie di fabbrica o tenaci grappe di ferro impiombate” ai marmi d’accesso ai locali stessi, redigendo pubblico verbale. I Parroci ed i Priori delle Confraternite, prima di procedere alla chiusura dei vani sepolcrali, dovettero far rimuovere tutte le ossa dei morti seppelliti in passato, in uno ai resti dei cadaveri ancora presenti sui colatoi (sedie, di legno ed in muratura, ove venivano adagiati i corpi esamini dei nostri antenati, affinché colassero i liquidi dal corpo, accelerandone la decomposizione), accentrando il tutto nell’ossario del neo civico camposanto, dell’allora Via Cimitero.

Subito dopo, le famiglie più agiate della città fecero realizzare artistiche “tombe di famiglia”, com’è possibile, ancora oggi, osservare lungo il viale principale del cimitero che non è quello attuale, ma l’altro sito alla sinistra, ovvero dopo il primitivo raffinato cancello d’ingresso. Anche l’Arciconfraternita di Santa Maria Assunta in Cielo e delle Anime del Purgatorio nel 1885, Priore l’Avvocato Vincenzo Mascolo, diede inizio alla costruzione di una imponente Cappella da destinarsi all’inumazione dei confratelli e consorelle, facendola realizzare in un ampio slargo del terrapieno superiore, sito in fondo al viale citato, a cui si accede da una ampia scalinata.

L’opera muraria venne terminata nel 1888 e fu benedetta dal Vescovo della Diocesi di Cava de’Tirreni, Monsignor Giuseppe Carrano. Negli anni a seguire la Civica Amministrazione provvide anche alla costruzione del Sacrario Militare, impiantandolo dinanzi all’ossario, in fondo al secondo storico viale. Nel Sacrario hanno trovato degna sepoltura i fanti caduti di tutte le guerre, ovunque svolte, non solo in patria. Gli ampliamenti successivi, compreso l’ultimo dell’anno 2010, sono parte della storia odierna.

Fonte: Il Portico

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