Tu sei qui: CronacaVertenza Di Mauro, bloccata la stazione
Inserito da (admin), mercoledì 4 maggio 2005 00:00:00
Si aspettavano probabilmente un miracolo che non è arrivato, ma soprattutto che venisse assicurato almeno il pagamento dello stipendio di aprile. Sono rimasti delusi ed arrabbiati, invece, i dipendenti delle "Arti Grafiche Di Mauro", che ieri mattina, dopo l'incontro al Comune, hanno bloccato per circa un'ora la stazione ferroviaria. Nel pomeriggio hanno emesso un comunicato in cui sottolineano la loro amarezza: "Denunciamo l'ennesima latitanza delle istituzioni. Gridiamo con forza la nostra delusione nei confronti del sindaco per l'atteggiamento assunto durante l'incontro, che è stato superficiale e distante dai nostri problemi pratici ed immediati. Come Pilato, se ne è lavato le mani". All'incontro, oltre ad una rappresentanza degli operai e dei sindacati, agli amministratori delle "Arti Grafiche", Alfonso Romaldo, e dell'"Officina", Raffaele Virno, erano presenti il sindaco Alfredo Messina, il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Baldi, assessori comunali, capigruppo consiliari ed i vertici provinciali, con il vice-presidente Achille Mughini e l'assessore al Lavoro, Massimo Cariello. Lunedì sera un comunicato dell'azienda ha ufficializzato l'avvio della procedura di concordato preventivo, con cessione di beni, presso il Tribunale di Salerno. "E' stato un incontro proficuo - ha detto il sindaco Messina - servito a sancire la volontà di tutti a collaborare, in maniera sinergica, per cercare una soluzione a tutti i livelli. Adesso c'è bisogno di concertare un tavolo di lavoro ristretto per trovare iniziative utili a risolvere il problema occupazionale". I rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Cisal e della Rsu hanno chiesto un'assunzione di responsabilità da parte della famiglia Di Mauro, con l'assorbimento dei lavoratori negli altri stabilimenti della famiglia (Officine ed Imag): "Le istituzioni, a tutti i livelli, devono intervenire, magari creando a Cava una filiera produttiva nell'ambito dell'editoria e della grafica, per non disperdere un patrimonio ultracentenario. Ma la risposta più impellente deve essere data alle necessità quotidiane dei dipendenti, con l'attivazione immediata di tutti gli strumenti di sostegno economico". Dai capigruppo consiliari è arrivata l'assicurazione di vigilare affinché sull'area non ci siano speculazioni. Tutto però, compreso lo stipendio di aprile, è nelle mani del Tribunale, al quale sono stati affidati anche l'immobile, i macchinari ed il suolo. "Abbiamo ritenuto - afferma l'ing. Alfonso Romaldo - che fosse la soluzione migliore proprio per salvaguardare i dipendenti. Proseguire nell'attività avrebbe significato solamente determinare una situazione di insolvenza che non avrebbe garantito l'integrale pagamento dei creditori e, soprattutto, dei dipendenti". Concorrenza spietata di imprese, anche asiatiche, impossibilità di trovare partners ed una trimestrale di cassa collassata, per la perdita di circa 2 milioni di euro di commesse, a fronte di un fabbisogno mensile di circa 120mila euro, sono state alla base della messa in liquidazione. "Abbiamo fatto - spiega Romaldo - tutto quanto era nelle nostre possibilità. I soci, negli ultimi 8 anni, hanno versato nel capitale dell'azienda oltre 7 milioni di euro. Alla fine, anche le banche ci hanno voltato le spalle, iniziando a sospenderci gli affidamenti". Ma proprio dalla curatela fallimentare potrebbe venire uno spiraglio attraverso la vendita di rami d'azienda, che potrebbero assicurare posti di lavoro. Nessuna possibilità concreta, invece, dalle "Officine", che sono un'azienda a parte, non esistendo un gruppo Di Mauro. "Negli ultimi anni - ha chiarito Raffaele Virno - abbiamo assunto 45 persone. Restano da assumere altre 5 unità, ma specialistiche. Possiamo dare un contributo molto limitato. Non ci sottraiamo, però, all'impegno di ricercare altre soluzioni". Oggi, intanto, alle 12.30, nuovo vertice alla Provincia di Salerno. Di fronte esponenti del mondo politico, i vertici aziendali ed i rappresentanti sindacali.
Foscari indica i nuovi scenari
Muore un ramo della "Di Mauro", 120 famiglie in ginocchio. Il consigliere provinciale Giuseppe Foscari (Rifondazione Comunista) commenta: "Una tragedia annunciata. Intanto, diffidare di chi approfitta di un momento così delicato, per fare...speculazione politica". Molteplici le cause che hanno scatenato la crisi, come sottolinea lo stesso Foscari: "Ben consapevole che le motivazioni hanno diversificate matrici, provo a fare luce, dando un mio personale parere. Tra le cause, ad occupare un posto, suo malgrado, di assoluto rilievo, è senz'altro la congiuntura economica italiana, che non ha affatto favorito nuovi investimenti. A ruota segue qualche scelta della proprietà non del tutto oculata. Quanto alla terza causa: nel 2001, la caduta delle Torri Gemelle ha messo in crisi quel ramo dell'azienda importante e redditizio che aveva contatti e ramificazioni economico-contrattuali con le compagnie aeree (stampa di biglietti ed altro materiale collegato). Quarto ed ultimo elemento: nel momento in cui l'azienda aveva iniziato a vacillare, probabilmente avrebbe potuto investire anche in altri settori, ampliando, in tal modo, gli interessi imprenditoriali e tentando di affrontare una serie di altri segmenti lavorativi che avrebbero potuto sostituire quelli in difficoltà, approfittando della massiccia ed importante forza lavorativa giovanile, grande risorsa per il nostro territorio, ma soprattutto per l'azienda. Al di là dei tanti pensieri che si affollano nella mente di chi, dispiaciuto ed amareggiato, tenta di dare un perché ad un tale disastro, non penso che sia il momento per fare della pura...speculazione politica. Credo, dunque, che non sia nemmeno questo il momento di additare i responsabili delle cause scatenanti, ma solo l'occasione per trovare insieme la strada giusta per la risoluzione del problema. Nella serata di martedì si è svolto, all'interno della "Di Mauro", un incontro. Si è giunti ad un punto importante: solidarietà ed autogestione. Ovvero, poter mettere insieme lavoratori, a cui si chiederebbe di mettere a disposizione gratuitamente ore di lavoro in più, cogestendo, in tal modo, il rilancio aziendale con proprietà e creditori, vedi banche. Un rilancio il cui raggiungimento potrebbe realizzarsi grazie alla riduzione delle spese generali e di produzione, con un prodotto più competitivo sul mercato. Affinché questa ipotesi possa tramutarsi in una strada concreta, per la risoluzione definitiva occorrono 3 elementi essenziali: la compattezza degli operai, la disponibilità della proprietà e quella dei creditori".
Mariangela Chiagano
Fonte: Il Portico
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