Tu sei qui: Cronaca"Vittime del bullismo, non restate in silenzio"
Inserito da (admin), lunedì 12 luglio 2010 00:00:00
La noia ed il desiderio di essere sempre di più al centro dell’attenzione sono alla base degli episodi di bullismo che caratterizzano la vita degli adolescenti. Il bullismo è diventato un vero e proprio modus vivendi, una forma comportamentale che trova il suo terreno fertile nelle scuole ed anche nei mezzi di uso quotidiano dei giovani, social network e youtube.
Il bullo è colui che ha bisogno di attenzioni, che vengono ricercate mediante atteggiamenti atti a prevaricare la libertà degli altri e, in particolar modo, quella di soggetti più deboli e che non vengono aiutati. Il rischio è quello che vengono commessi danni a livello sia fisico che morale, perché ogni persona ha una propria sensibilità ed un atto di gratuita cattiveria, o un gioco spintosi oltre, potrebbe avere delle gravi ripercussioni sulla persona che ne è stata vittima.
L’accento va posto sul dovere di parlare di ciò nelle scuole, nelle parrocchie, nelle case. Il fenomeno del bullismo ha grande eco nelle scuole e coinvolge tutti, ragazzi e ragazze. Basti pensare a quanto accaduto in una scuola di Genova, in cui un gruppetto di studentesse ha vessato e malmenato una loro coetanea in quanto ritenuta “troppo bella”. Il consiglio che mi sento di dare ai ragazzi è quello di parlare, di confidarsi, con i propri genitori o anche con i propri insegnanti. Noi stessi abbiamo assistito a veri e propri comportamenti criminosi di questo tipo da parte di moltissimi ragazzini.
A dimostrazione di quanto il bullismo stia ormai dilagando, è significativo ricordare i tanti video informativi di grandissimo impatto, in cui vengono rappresentate delle reali situazioni di bullismo e di pedofilia, mediante l’utilizzo del mondo informatico. E’ infatti accertato che il mondo televisivo, con la sua varietà di chat, blog, social network e via dicendo, rappresenti un’esca succulenta per malintenzionati.
Dietro nickname e maschere virtuali, i giovani navigando in Internet rischiano di incappare in soggetti che, mentendo sulla loro identità, hanno mire criminose ben precise. Per questo, tra le indicazioni che ci sentiamo di dare, vi è anche quella di conservare in tutti i modi la propria privacy, evitando di immettere in rete i propri dati personali, le proprio foto o i propri video senza alcun tipo di protezione.
Ho avuto spesso a che fare con ragazzi giovanissimi che hanno avuto difficoltà a parlare di ciò che di strano stava avvenendo loro durante la navigazione in Internet. Il mio consiglio è quello di uscire sempre allo scoperto e di denunciare ad un adulto fidato quanto accade. Non bisogna mai fare l’errore di tenersi tutto dentro. Sono, purtroppo, ahimè troppo pochi ad impegnarsi per informare i giovani ed i loro genitori. Ci sono ragazzi tra i 12 ed i 17 anni che distruggono per noia, che perseguono compagni per divertimento puro e per sancire la propria supremazia sugli altri: questo è il bullismo.
Da una recente ricerca è emerso che più del 50% degli studenti delle scuole medie ha dichiarato di aver subito violenza, verbale e/o fisica, da parte di qualche coetaneo, anche all’interno delle stesse mura scolastiche. Spesso i bulli uniscono prepotenze di diverso tipo (20,9%); in particolare offese ripetute (28,7%), scherzi pesanti ed umiliazione (25,9%), isolamento (24,6%), calci, botte e pugni (21,7%). La scena di prevaricazione è soprattutto la scuola (51,8%), in classe (52,8%), in altri luoghi chiusi e meno sorvegliati, come palestre e corridoi (29,2%), nel tragitto tra casa e scuola.
Per quanto concerne il versante del cyber bullismo, il fenomeno è altrettanto allarmante: nel 5,8% dei casi vengono fatte riprese e diffuse umiliazioni tramite cellulare, nel 5,2% insulti inviati via sms o email. Tra le Regioni più colpite dal fenomeno rientrano la Lombardia e la Campania, ma risulta che il bullismo è più diffuso nei centri di piccole dimensioni: il 46,5% di segnalazione viene da famiglie che vivono in città con meno di 30mila abitanti.
I genitori ne sono pure a conoscenza nella stragrande maggioranza delle volte, perché il ragazzo ha trovato il coraggio di confidarsi e questo è avvenuto nel 77,8% dei casi. I motivi che spingono i giovani studenti a comportarsi da bulli chiamano in causa la famiglia d’origine e, non a caso, proprio il coinvolgimento delle famiglie è considerato (47,1%) una soluzione al problema. Oltre alla scuola che già fa abbastanza.
Avv. Alfonso Senatore
Fonte: Il Portico
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