Tu sei qui: CuriositàPizza ‘troppo salata’, cliente arrabbiato si sfoga su Facebook: boom di condivisioni
Inserito da (redazionelda), mercoledì 3 giugno 2015 11:52:46
Basta poco nei giorni d'oggi per trasformare un normale episodio di vita vissuta in un fatto pubblico che, grazie ai social network, diventa virale. E' accaduto a Napoli dove un cliente è rimasto deluso dal conto presentatogli dalla storica Pizzeria Pellone. "EXPO a Napoli" si intitola il post pubblicato su Facebook da Luca Scognamiglio lo scorso 27 maggio. «Qualcuno dovrebbe spiegare ai proprietari della storia Pizzeria Pellone - si legge -che l'Expo si tiene a Milano e che pure li si stanno tutti lamentando dei prezzi esagerati. Ma soprattutto qui - continua - a Napoli, dove una pizza fritta da Di Matteo costa 5 euro e una pizza "gourmet" alla Notizia non supera i 10 euro pagare 12 euro un'ortolana, 14(!!!) una bufalina e 9 una pizza fritta cicoli e ricotta (che non sono proprio due ingredienti nobili) è una presa in giro. Una presa in giro per noi, che qui ci viviamo e che sappiamo come pizze altrettanto buone si possano pagare la metà facendo pochi passi e una presa in giro doppiamente più grande per gli ignari turisti che, poveri loro, non avendo metri di paragoni escono pure felici e contenti». Di qui le conclusioni, piuttosto schiette: «Dal canto mio non ci metterò più piede con mio sommo dispiacere e mi farò mancare la loro enorme e ottima pizza fritta. Che vadano a venderla all'Expo...anzi no, perché lì non portare il menu a tavola e non fare lo scontrino ("la cassa si è rotta proprio due persone prima") potrebbero crear loro dei seri problemi».
Niente di straordinario, si dirà, se non fosse per il fatto che il post con foto ha raggiunto quasi 3 mila condivisioni, coinvolgendo migliaia di persone ed accendendo la discussione del pubblico della rete che, come sempre, non le manda a dire.
Un successo clamoroso che ha costretto i titolari della pizzeria, anche loro tramite il noto social network che ha cambiato le nostre vite, a rispondere il giorno dopo. «Vogliamo chiedere scusa pubblicamente - si legge - a tutti coloro che si sono sentiti trattare male o che hanno pagato troppo, secondo loro,per ciò che hanno consumato nel nostro locale. Torniamo un po' indietro nel tempo a quando eravamo tre giovanotti con tanta voglia di fare. Erano gli anni 70', guardavamo sbalorditi nostro zio, che da solo portava avanti quest'attività, ZI VICIENZ, colui che ci ha inculcato la passione per l'acqua e farina, con l'obiettivo di migliorare sempre, di rispettare i clienti, proponendo sempre il meglio, e pensavamo di esserci quasi riusciti insieme ai nostri collaboratori, 20 persone, regolarmente inquadrati e noi tre, ma il meglio è sempre il più caro e noi imperterriti abbiamo rispettato questo principio, ma a volte non tutti riescono a comprendere tutto questo, ma per fortuna la maggior parte si.
Otteniamo riconoscimenti tutti i giorni - rivendicano gli scriventi - e ben 12000 persone ci seguono su Facebook, con tantissime manifestazioni di stima, siamo tra i le migliori pizzerie secondo il Gambero Rosso, le guide turistiche e la Federico II ha voluto Insignire nostro fratello Francesco della laurea ad Onorem. Forse tutto questo non basta per essere stimati da tutti - sottolineano i titolari del locale - ma credeteci che ci è servito per fermarci a riflettere e per rafforzare ancora di più, nella nostra grande famiglia allargata,ad avere la voglia di fare sempre meglio. Per concludere, un po' di tempo fa prima dell'era dei social avevamo un cartello su cui c'era scritto "Se avete mangiato bene ditelo a tutti ma se avete mangiato male ditelo a noi" e vorremmo che questo motto fosse quello che farete da domani. Grazie a tutti per i messaggi di stima e grazie ancora a coloro che ci hanno maltrattati». Il post si conlcude con l'hashtag #nonboicottarepizzeriapellone dal significato eloquente.
L'episodio, che è stato ripreso anche da diversi media nazionali, dimostra l'importanza assunta ormai dalla reputazione digitale ed il nuovo modo in cui la ristorazione ed il turismo vanno intesi. Il cliente viene sempre prima di tutto ma, al giorno d'oggi, chi offre un servizio deve pensarci ancora di più prima di tendere una "trappola".
Fonte: Il Vescovado
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