Ci sarà da lavorare molto. Ezio Castellucci prova a tirare le somme della trasferta di Melfi, terminata con un pareggio rocambolesco. «Direi d'altri tempi, dove la lotta fino all'ultimo e su ogni pallone è stata bellissima. La tensione è stata altissima fino al fischio di chiusura», afferma il tecnico metelliano. Un punto d'oro, dunque, sulla strada della ricostruzione aquilotta. Più i lati positivi da valorizzare della trasferta o quelli negativi? «Il bicchiere a Melfi è stato mezzo pieno per noi, perché acciuffare all'ultimo secondo un pareggio ormai insperato è un'impresa eccezionale. Ma se vogliamo cominciare quest'avventura nuova della Cavese, proviamo ad analizzare le cose che non sono andare per il verso giusto. La squadra ha avuto in tutto il primo tempo un atteggiamento sbagliato. Ha subìto la profondità del Melfi, senza reagire con la grinta che invece ci voleva. Non siamo stati squadra al punto giusto. Le distanze tra le linee non sono state rispettate ed i nostri avversari hanno avuto buon gioco. Ad aggravare la situazione, poi, quell'ingenuità sul primo gol». Ancora una volta sotto processo portiere e difesa? «No, anche se gli episodi che si sono registrati potrebbero far pensare a questo. La chiave di lettura della partita ritengo, invece, che sia tutta nell'approccio alla partita da parte del gruppo. In settimana ho provato a preparare la squadra sul piano psicologico, ma ci vuole ancora del tempo per far svanire quelle paure e quelle tensioni che hanno rovinato la prima parte del match a Melfi e che potevano costare carissimo, se non ci fosse stata una reazione entusiasmante di tutto il collettivo». Questa è la rabbia maggiore che si legge nelle parole di Castellucci. «Ci sono voluti tre schiaffi in faccia ricevuti per far scattare la molla giusta nella mia Cavese. Tre gol che potevano aprire la strada verso una debacle pericolosissima sul piano psicologico. Invece, la reazione c'è stata ed è incoraggiante per il futuro prossimo aquilotto». Ma Ezio Castellucci non ha mai temuto che questa sua prima volta sulla panchina biancoblù potesse chiudersi con una sonora sconfitta? «Avrei voluto che ci fosse stata una microspia nel nostro spogliatoio, a Melfi, tra il primo ed il secondo tempo. Ho guardato i ragazzi negli occhi ed ho chiesto di gettare nella mischia le loro energie e il loro orgoglio. Hanno risposto come hanno risposto ed i risultati sono arrivati». Una bella soddisfazione, che mette da parte i processi sommari e le critiche per gli errori che sono costati i tre gol sul groppone. Spazio, invece, ai gioielli di Chianello, Puglisi e del bomber Scichilone. «É stata una gara dai due volti. Nella ripresa c'è stata solo la Cavese. Nessuno si è demoralizzato e tutti hanno cominciato finalmente a recitare per il collettivo. Siamo diventati squadra, dopo aver nel primo tempo recitato troppo spesso a soggetto». Altra nota positiva, la resistenza fisica fino al 90'? «No, qualcosa sul piano della preparazione deve essere rivista. Anche il preparatore Vecchione è dello stesso avviso. Dovremo lavorare sodo per recuperare l'handicap che qualcuno di troppo ha denunciato. Nella rincorsa al pareggio di domenica scorsa, ha contribuito un altro tipo di resistenza, quella che va a pescare nel substrato nervoso di ogni calciatore punto nell'orgoglio. La Cavese non si è mai sentita seconda al Melfi e quell'onta del fardello dei tre gol presi era troppo pesante per non avere una reazione di tutta la squadra. Da questo punto di vista, sono molto contento della prestazione dei miei». Questo pomeriggio si tornerà al lavoro al "Lamberti". Ci sarà da preparare una gara interna di fuoco. Arriva domenica prossima il Brindisi, scivolato sulla classica buccia di banana nel turno scorso sul campo amico o in crisi di identità? Spetterà alla Cavese, avversaria di turno, dirlo. «Abbiamo sicuramente la sfortuna di trovare sulla nostra strada, in un momento per lei delicato, la candidata numero uno alla promozione. Ma non per questo dobbiamo fare drammi, perché ritengo la Cavese capace di tutto».