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Cavese, Scichilone nuovo idolo

Inserito da (admin), martedì 17 febbraio 2004 00:00:00

Nella storia calcistica aquilotta uno spazio tutto particolare hanno sempre avuto gli eroi del gol. Da Scarano a De Tommasi, da Tivelli a Di Michele, da Canzanese a Messina, da Carnevale a Pecchi, da Torino ad Ambrosi. Da qualche anno a questa parte il tifo biancoblù cercava un nuovo idolo. Massimiliano Scichilone si sta ritagliando a suon di gol uno spazio nella galleria dei "re" di Cava. L'impresa della tripletta messa a segno domenica scorsa contro il Latina di un altro ex d'eccezione, il tecnico Rino Santin, ha contribuito a rafforzare quel feeling tra giocatore e sportivi metelliani. A quota 11 nella classifica marcatori e con molte partite al termine della stagione, Scichilone, che spegnerà le sue 32 candeline giovedì prossimo, rischia di "sbancare". Una lunga carriera, la sua, che parte da lontano. L'esordio a 18 anni, nel campionato 1990/91 di C1, a Licata, vicino alla sua città natale, Gela, e ad un passo dal paese dei suoi, Butera (Cl). Una sola presenza per lui, poi l'inizio di un romitaggio sui campi della Sicilia per farsi le ossa. L'anno decisivo, che gli schiuderà le porte del calcio che conta e che segnerà anche la sua vita privata, è il 1996/97. Ad Arezzo, in C2, segna 13 volte in 33 presenze e farà il gol più bello, conoscendo la sua futura moglie, Sara, quella che gli regalerà qualche tempo più tardi anche uno splendido bambino, Francesco, che ora ha 7 anni. «Stavo bene fisicamente e mentalmente - sottolinea Massimiliano - avendo raggiunto una stabilità completa grazie anche all'amore trovato. Le ossa me le ero fatte in Sicilia, tra Trapani, Sciacca e Marsala, ed avevo voglia di sfondare. Il cocktail fu perfetto. Un anno indimenticabile». Il Livorno lo volle ed approdò in C1. Poi, ancora, ad Acireale, Ancona, Avellino, Livorno, Thiene e Tivoli, prima di approdare alla Cavese. Non furono più grandi numeri per lui, però. Ma cosa l'ha spinto ad accettare la chiamata di Pietro Aggradi? «La voglia di rimettermi in discussione a 32 anni, in un campionato difficile come quello meridionale della C2, dove i difensori non fanno complimenti e bisogna sudare e soffrire per raggiungere la meta che ogni attaccante sogna. Il gol è tutto per noi. E quando non arriva, come è accaduto a me in queste domeniche di astinenza, si soffre». Massimiliano è un ragazzo semplice, anche se ama vestirsi alla moda, un po' come tutti i calciatori. Unico vezzo, una basetta sottile che attraversa il suo volto, che nei lineamenti e nella carnagione evidenziano le sue origini siciliane. Ed una passione che, appena può, concretizza evadendo insieme alla sua famiglia: ama viaggiare. Soprattutto all'estero. «Conoscere nuovi posti, nuovi paesaggi - commenta pensando già alla prossima meta - mi affascina. È sempre stato un mio sogno fare i bagagli e partire per paesi lontani. Anche quando finirà questo campionato, sarò pronto ad iniziare una nuova avventura». Il bomber, ritrovato domenica con una tripletta d'altri tempi, ha un unico cruccio: la sua famiglia è ad Arezzo, mentre lui è a Cava. «Sono abituato, però, perché da 7 anni ho messo su casa in Toscana e non costringo la famiglia a seguirmi in giro per l'Italia. Ma non salto una domenica. Appena finisce la partita, parto per riabbracciare i miei tesori, almeno per un giorno». Ed i suoi compagni? Come sta vivendo quest'esperienza aquilotta? «Benissimo. Sono tutti ragazzi d'oro e seri professionisti. Mi trovo a mio agio con il tecnico Castellucci ed è tutto l'ambiente che mi stimola. La piazza, poi, non la scopro io. Sono tutti pronti a chiederti notizie sulla tua salute, sulle condizioni della squadra. C'è il calore giusto, che un uomo che viene da terre calde desidera. Ora, però, basta esaltarsi per quello che si è fatto. Già domenica prossima, a Ragusa, tutti dovremo confermare ciò che di buono abbiamo realizzato».

Fonte: Il Portico

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