Tu sei qui: Economia e TurismoCinque buoni motivi per visitare Amalfi
Inserito da (redazionelda), martedì 8 gennaio 2019 19:10:02
«Amalfi è tutta distesa sul mare... Un mare aperto, immenso, dove due golfi si uniscono e si mescolano... Tutta la città è un grande balcone sferzato da una sole abbagliante». E' con queste parole, cariche di amore incondizionato, che il giornalista Gaetano Afeltra descriveva la sua Amalfi, la cittadina che dà il nome all'intero tratto di costa che, tra curve sinuose, pendii scoscesi e dirupi a picco sul mare, collega Vietri sul Mare a Positano.
Sebbene le origini si mescolino con la leggenda, tutte le interpretazioni storiche sono concordi nel collocare al periodo imperiale la nascita di Amalfi, individuandola come luogo di otium per facoltosi esponenti dell'aristocrazia romana che proprio qui, tra la quiete di una natura incontaminata e di un paesaggio dalla bellezza senza eguali, preferiva ritirarsi per allontanarsi dalla vita frenetica dell'Urbe. Ma fu nel periodo alto-medievale che Amalfi si impose come regina del Mediterraneo, intrattenendo floridi scambi commerciali sia con i popoli arabi nell'Africa Settentrionale che con l'Impero di Bisanzio: le navi amalfitane, cariche di legname, salpavano alla volta delle rotte orientali dove acquistavano oro, pietre preziose, stoffe pregiate e spezie, arricchendo i mercanti e gli abitanti della Repubblica Marinara e, al contempo, catalizzando su di sé i progetti di conquista delle potenze nemiche.
Amalfi racchiude tutto ciò che di buono e di bello offre la Costiera Amalfitana, mescolando le glorie del passato con il profumo dei limoni e del mare, l'artigianato, il patrimonio artistico e naturalistico fino ad una tradizione gastronomica che riproduce nelle sue ricette la costante commistione tra mare e montagna. Un ampio ventaglio di opportunità, dunque, per un'esperienza di viaggio unica.
Per le sue dimensioni e la sua conformazione, Amalfi va visitata a piedi, partendo proprio da Piazza Duomo, fulcro e cuore pulsante della cittadina. Da qui, un dedalo intricato quanto suggestivo di vicoli e scalini collegano l'asse viario principale con gli abitati costruiti a ridosso della parete montuosa, percorrendo a ritroso tutto il fondovalle. Un paesaggio verticale, insomma, suggellato nella fascia precollinare interna da terrazzamenti di limoni. L'impianto urbanistico ha mantenuto intatta la sua fisionomia medievale, con le porte di accesso (Porta Marina o De Sandala, Porta Occidentale, Porta Hospitalis) strette stradine lastricate, supportici, vicoli e scalini che conducono ad ampi slarghi e piazzette, su cui si affacciano bei palazzi medievali ed antiche cappelle gentilizie.
Il monumento per eccellenza è sicuramente la Cattedrale di Sant'Andrea, preceduta da una scenografica scalinata, che domina e cattura con la sua imponenza l'intera Piazza Duomo. E' affiancata dalla Basilica del Crocifisso, oggi sede del Museo d'Arte Sacra, dal Campanile con cella campanaria in stile arabo-normanno, e dal Chiostro del Paradiso, un elegante quadriportico con archi a sesto acuto in stile normanno.
In realtà è l'intero centro urbano di Amalfi che può essere considerato un museo a cielo aperto, conservando in maniera intatta le testimonianze architettoniche e storiche del suo passato, rileggibili attraverso la stratificazione dei secoli. Chiese, cappelli, monasteri, conventi, dimore aristocratiche e torri di avvistamento sono perfettamente inserite nel tessuto urbano della cittadina costiera, mostrando al visitatore tutti i fasti della Prima Repubblica Marinara d'Italia.
Della storia marinara di Amalfi oggi restano:
- gli Arsenali della Repubblica, unico esempio di arsenale medievale in muratura in Italia Meridionale, di cui oggi restano due corsie divise da 10 pilastri.
- il codice marittimo denominato Tabula de Amalpha, conservato in una copia cartacea seicentesca presso il Museo civico, fu elaborato tra l'XI ed il XIV secolo e i suoi capitoli contengono sorprendenti notizie a riguardo dell'avanzata e progredita società marinara amalfitana.
- la tradizione dell'invenzione della bussola, quale strumento di orientamento marinaro magnetico "a secco", che gli amalfitani diffusero nel Mediterraneo entro la prima metà del XIII secolo. Il mitico inventore amalfitano Flavio Gioia, in onore del quale esiste un monumento in bronzo nella piazza davanti al mare, in realtà non è mai esistito: si tratta, infatti, di un errore di interpretazione dovuto a scrittori rinascimentali dell'Italia centrale.
Parlando di Amalfi si pensa immediatamente al mare e alle spiagge assolate: da Marina Grande, che si apre come un anfiteatro naturale sul Mediterraneo, alle spiagge più riservate di Duoglio e Santa Croce, anfratti naturali a ridosso della parete dei Monti Lattari.
Amalfi, però, offre anche un'ampia e fitta rete di sentieri montani che un tempo servivano a collegare i vari abitati del Ducato Amalfitano fino alle città fortificate. Un patrimonio di inestimabile valore sia per la ricchezza naturalistica che riesce ad esprimere che per la bellezza dei paesaggi che si dischiudono innanzi agli occhi di chi si incammina lungo questi sentieri.
La Riserva Naturale della Valle delle Ferriere, un ambiente unico ricco di cascate e corsi d'acqua che creano le condizioni ideali per il proliferare di una fauna e flora ricchissime: qui si può, infatti, facilmente osservare la Woodwardia radicans, una specie endemica di felce, e in anfibi rari come il tritone appenninico. Questa valle ha ospitato in passato alcune cartiere e una ferriera risalente al XIV secolo dove veniva lavorato il metallo proveniente dall'isola d'Elba.
Amalfi ha legato il suo nome a molte eccellenze dell'artigianato locale. Dal Limoncello, prodotto dall'infusione delle bucce del Limone Costa d'Amalfi IGP coltivato sui terrazzamenti a picco sul mare, ai sandali fatti a mano, impreziositi a volte con applicazioni di corallo e cristalli, fino alla ceramica dai toni accesi e variopinti. Ma la punta di diamante dell'artigianato amalfitano è senza dubbio la famosa Carta a mano: elegante, ruvida al tatto e dal colore ambrato, la produzione della storica carta bambagina fu appresa dagli amalfitani direttamente dagli Arabi nel XII secolo. Attualmente sono in funzione solo due cartiere mentre il Museo della Carta di Amalfi offre ai visitatori un'affascinante viaggio attraverso questa antica attività protoindustriale.
Fonte: Il Vescovado
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