Tu sei qui: Economia e TurismoCorbelli-Ferlaino, tutto da rifare
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 27 novembre 2001 00:00:00
Domani è il grande giorno. Anzi, sarebbe il grande giorno. A mezzogiorno a Soccavo è convocata l'assemblea straordinaria della Società Sportiva Calcio Napoli, che dovrà aprire le porte alla ricapitalizzazione, ma il socio di maggioranza non ci sarà. Così sarà impossibile decidere di portare nelle casse del Napoli quei 30 miliardi che servono come il pane.
La svolta
È arrivata ieri, nel tardo pomeriggio. È una svolta che parte da lontano, da città di Lussemburgo dove, dalla primavera del 2000, sono state spostate le quote azionarie del Napoli. Lì, nella sede di Boulevard de la Foire, al numero cinque, c'è la sede della Napoli Calcio S.A., che appartiene per metà a Giorgio Corbelli (nella foto in alto) e per metà a Corrado Ferlaino. Doveva essere proprio il Consiglio di Amministrazione della società lussemburghese ad incontrarsi, doveva decidere quale posizione tenere nel corso dell'assemblea di domani a Soccavo. Doveva, praticamente, aprire le porte della ricapitalizzazione. Quel C.d'A. era stato convocato per oggi, a ventiquattr'ore dalla data della svolta. Ed invece uno dei convocati, Giorgio Corbelli, ha avvisato che non ci sarà. Un fax laconico, una paginetta per spiegare al presidente del Napoli lussemburghese (Corrado Ferlaino) che la convocazione per quel Consiglio è arrivata con ritardo estremo e che per questa mattina Giorgio Corbelli aveva già fissato improrogabili impegni. In parole povere, il Napoli lussemburghese non potrà decidere una posizione ufficiale e, quindi, non potrà presentarsi domattina a Soccavo con una linea di maggioranza: questo significa che i soci di minoranza si incontreranno, conteranno le azioni, si renderanno conto che l'assemblea non potrà essere considerata valida e lasceranno il Centro Paradiso senza aver potuto esprimere un parere sulla ricapitalizzazione. Tutto slittato a data da destinarsi. E proprio qui nascono i problemi.
La rottura
Un'eventuale mancata delibera di ricapitalizzazione cancellerà ogni possibilità di portare a termine, nei tempi stabiliti, l'accordo firmato tra Ferlaino (nella foto al centro) e Corbelli. Per la cessione delle quote calcistiche dell'ingegnere esistono accordi precisi, contenuti nel contratto firmato il 12 ottobre: quegli accordi impongono a Corbelli di provvedere ad una ricapitalizzazione di trenta miliardi entro il 30 novembre. E senza la decisione dell'assemblea, quei trenta miliardi non potranno arrivare in tempo. Sicché il contratto potrebbe essere considerato «non onorato» e consentirebbe al Gruppo Ferlaino di considerarlo nullo.
Il futuro
Ma a chi converrebbe strappare quel contratto? Certo non a Corbelli, che dovrebbe ricominciare daccapo le trattative per l'acquisto dell'intero pacchetto azionario azzurro. Sicuramente nemmeno a Ferlaino, che ha deciso di uscire dal calcio e vuol trovare al più presto una soluzione per risolvere la questione. Non converrebbe neppure al Napoli come società, che, rimanendo ingessata con i due attuali soci, sarebbe costretta a continuare una vita fatta di stenti e di oneri economici da mantenere con estrema difficoltà. Insomma, dare un'interpretazione chiara dell'ultima mossa societaria sembra difficile e può consentire differenti letture. La cancellazione (o la ridiscussione) del contratto del 12 ottobre potrebbe portare, però, anche a nuovi accordi. Sia tra i due soci (con un'equa spartizione dei beni che condividono), sia coinvolgendo terzi (ad esempio, portando l'intero pacchetto azionario ad un istituto che potrebbe occuparsi della cessione).
In assenza di certezze societarie, congelato il rafforzamento della squadra
Cinque stranieri, tre dei quali nazionali, tre frequentatori delle giovanili azzurre, poi ex nazionali, gente di lungo corso, poi buone promesse. Non v'è dubbio: chi da «estraneo» ai guai napoletani scorre la lista degli azzurri non può non pensare che è incredibile che una squadra così «ben messa» non sia prima e ben lanciata verso la serie A. Letta da vicino, invece, la storia della squadra di De Canio (nella foto in basso l'allenatore azzurro) racconta cose assai diverse. Dice di giocatori reduci da accidenti gravi ed ancora non al meglio, racconta di nazionali deludenti, spiega che sono rimasti scoperti certi ruoli e che molti altri non hanno alcun ricambio. Giusto. Giusto pure questo. Ma basta tutto ciò per costringere il Napoli a vivere, rassegnato, da mezza cartuccia pure in serie B? O forse è vero anche che per colpe antiche e moderne dei «padroni», ma pure di chi sceglie e di chi gioca, il limite maggiore della squadra è la mancanza di un'identità, di una formazione certa, di un nucleo storico e forte, di un gioco ben capito a cui affidarsi? Tredici formazioni per tredici partite: ecco, forse è proprio questa la sintesi, lo specchio dei problemi azzurri. Sì, forse più d'ogni altra cosa sono state queste tredici rivoluzioni - anche se quasi sempre necessarie, inevitabili, obbligate - e quindi l'assenza di una linea di continuità a porre la squadra sulla scia dello sbando della società. Cosa, questa, che a un terzo e più del campionato riduce (nella migliore delle ipotesi congela) ogni possibilità di promozione. Anche perché stavolta chi è in vetta non «aspetta», non si ferma e, manco non bastasse, su due di quei quattro posti d'oro hanno messo piedi e mani Como e Modena, bravi, belli e resistenti come nessuno avrebbe mai potuto immaginare soltanto qualche mese fa. Tutto finito, dunque? Il Napoli, dopo quello di Brusson, deve prepararsi ad altri «passi indietro», oppure, come suggerisce l'esperienza della B, nulla è ancora compromesso e tutto si decide tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera? Piace pensare, è ovvio, che sia vera quest'ultima parte del discorso. Che, cioé, il Napoli abbia ancora tempo e modo per recuperare, ma a questo punto diventa necessario dar corpo alle ambizioni. Insomma, tornare sul mercato e piazzare due o tre colpi decisivi. Ma in tempi di così dura incertezza societaria chi può essere sicuro che il Napoli riesca a strappare Grabbi all'Inghilterra o a regalare a De Canio Muzzi, Fontana o Gautieri, che gioca sull'esterno? Nessuno. Perché non ci sarà mercato sino a quando starà in piedi la vertenza Corbelli-Ferlaino. Se tutto restasse com'è ora, infatti, il mercato e, quindi, il Napoli stesso rischierebbero di restare immobili, ingessati, condannati. Insomma, senza accordo Corbelli-Ferlaino non ci sarà mercato e senza mercato non potrà esserci nessun discorso promozione. Piaccia o non piaccia, il Napoli è messo proprio in questo modo.
Fonte: Il Portico
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