Tu sei qui: Economia e TurismoCutillo: "Pochi tifosi, piazza ingrata"
Inserito da (admin), mercoledì 2 febbraio 2005 00:00:00
Ha abituato la piazza cavese alle sue sortite ed alle sue "filippiche", giustificate o meno. Il padrone del calcio aquilotto, Ottavio Cutillo, perde con facilità le staffe davanti a presunti torti della città. È capitato anche domenica scorsa, durante la schiacciante vittoria sul malcapitato Latina. Uno striscione esposto in Curva, inneggiante al no al caro-biglietti, lo ha mandato in bestia. Ed il presidente ha sfogato la sua rabbia negli spogliatoi, accelerando la partenza con la scusa della neve. Non gli è bastata nemmeno la spiegazione di una protesta del mondo ultrà che era stata programmata in tutta Italia, non solo a Cava. Ma le voci circolate su una sua uscita di scena, su un clamoroso dietro front con l'abbandono della società, sono state altrettanto seccamente smentite. Martedì in sede, in via Sorrentino, la solita riunione operativa, con i vertici tutti presenti. Al fianco del patron di Candida il figlio Giuseppe, amministratore della società, l'allenatore Campilongo, il direttore sportivo e l'addetto stampa De Caro. Ma cosa c'è che non va con il presidente? Anche alla conferenza stampa di presentazione del nuovo sponsor, la "Progetti e Finanza", Cutillo aveva avuto parole dure un po' per tutti. Per la classe imprenditoriale cavese, rea di essere insensibile agli appelli lanciati in un momento di sofferenza come le 3 gare a porte chiuse disputate dalla squadra, e per il mondo sportivo metelliano, altrettanto sordo agli inviti a riempire gli spalti del "Lamberti". «Ma cosa bisogna fare - non si capacita Cutillo - per conquistare la fiducia dei cavesi? Come dobbiamo vincere questo campionato per accendere l'entusiasmo? Quando trovi dei sordi dall'altra parte, la rabbia arriva alla cima dei capelli. Per questo si possono dire cose in momenti di tensione che farebbero piacere a qualcuno che mi vorrebbe lontano da Cava. Invece io sto qui e ci resto alla mia maniera. La Cavese sta facendo vedere grande calcio e mi sta regalando tante soddisfazioni. I ragazzi mi stanno ripagando dei sacrifici che sto affrontando. Un po' meno il resto dell'ambiente. Se fossimo stati in altre piazze, cadute nell'oblio calcistico per anni, con questo miracolo in atto ci avrebbero portato in processione. E soprattutto, avrebbero invaso le gradinate del loro stadio. Così non è a Cava. Ne devo prendere atto. Ma continuerò la mia avventura, perché sono un uomo d'onore e mantengo gli impegni presi. Naturalmente, guai a tirare troppo la corda. E poi, c'è da staccare il biglietto per la C1. Oltre metà strada è stata fatta».
«Troppo calcio e biglietti cari»
Nessuno ha creduto alle voci sulle dimissioni del presidente Cutillo. Il numero uno della società ha rotto da tempo il muro di diffidenza iniziale che aveva trovato, lui non cavese al vertice della Cavese. Ed anche se in qualche ambiente la diffidenza resta su di lui, più per vezzo che per convinzione, a suon di risultati dei suoi giocatori ha conquistato gli sportivi. Ed allora, perché non c'è una risposta adeguata allo stadio, una presenza che soddisfi il presidente e non lo irriti ogni volta? «C'è troppo calcio in giro - sottolinea Luigi D'Aiello, tifosissimo aquilotto - troppa televisione, troppe chiacchiere. Ed allora, questo finisce per saturarci tutti. A me la nausea non è venuta e continuerò sempre ad andare allo stadio, ma per tanti altri è molto più comodo restare a casa e magari accontentarsi della radiocronaca delle partite». Cutillo si è lamentato anche della scarsa risposta alla campagna abbonamenti. «La piazza era stata da troppo tempo disabituata - spiega Ciro Abatemarco, altro tifoso della prima ora - a quest'atto di fiducia anticipato. Se per anni non si era mai fatta una campagna abbonamenti, perché con Cutillo si doveva registrare un'impennata? Io dico che i 300 tagliandi prenotati sono già un exploit. Il bicchiere lo vedo mezzo pieno piuttosto che vuoto, come sostiene Cutillo. E poi, non dimentichiamo che, eccezion fatta per quella parte di Curva Sud sempre piena di ragazzi, e tenendo conto del centinaio di diffidati che non possono andare allo stadio, a riempire le gradinate dovrebbero essere gli altri, cioè le famiglie. Per un onesto lavoratore che ha un figlio e vuole seguire con lui la partita, andare in Curva costa la bellezza di 16 euro a gara, 32 al mese. I bilanci familiari di questi tempi impongono sacrifici e tagli molto più drastici di una partita di pallone».
Fonte: Il Portico
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