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Il Napoli ha preso Marcolin

Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 9 gennaio 2003 00:00:00

Il primo acquisto del mercato di gennaio viene dal Piacenza: è il centrocampista Dario Marcolin (nella foto). Il secondo potrebbe essere Alberto Savino, di provenienza Lecce. Si comincia a muovere qualcosa, dunque, per la squadra azzurra. Marcolin (31 anni) è stato ingaggiato, in prestito, ieri pomeriggio dal Piacenza. Fino a giugno resterà di proprietà degli emiliani. A salvezza ottenuta, verrà acquistato in forma definitiva. Ha già firmato un triennale per partecipare al rilancio della società azzurra. Alberto Savino, invece, è del Lecce. Nato a Pompei 30 anni fa, è un difensore arcigno, con le caratteristiche adatte al gioco di Scoglio. Un accordo sembra imminente e potrebbe arrivare addirittura nella giornata di oggi. Dietro l'angolo potrebbe esserci anche la firma del centrocampista colombiano Gonzalo Martinez (28), che arriverebbe in prestito dall'Udinese, mentre torna d'attualità il nome di Francesco Statuto, 32enne centrocampista nel mirino della società azzurra dalla scorsa estate. Per Torrisi (31 anni, di proprietà del Parma) tutto è rinviato al fine settimana: il problema resta sempre l'ingaggio. Anche per il prestito di Pasino (32 anni, centrocampista) dal Modena bisognerà attendere qualche giorno. Sul fronte delle cessioni, ieri pomeriggio il Napoli ha registrato il "no" di Ferrarese al trasferimento a Cosenza. Al giocatore bocciato da Scoglio, però, è interessato il Piacenza, con il quale c'è una trattativa in fase avanzata che potrebbe concludersi nelle prossime ore. Prosegue la trattativa col Catania per Mancini. Stamattina, intanto, è atteso in città Dario Marcolin. Ieri ha parlato con l'allenatore Scoglio, l'ha rassicurato sul suo stato di forma ed ha promesso che arriverà in tempo per la seduta d'allenamento mattutina. «Credo che i tempi per l'arrivo del transfert ci siano: io sono disponibile già per la partita contro la Ternana, se l'allenatore Scoglio lo riterrà opportuno». Parla al cellulare, usa una montagna di superlativi pensando alla sua avventura napoletana: bellissimo, fortissimo, emozionatissimo. Ha l'entusiasmo di un Primavera. Pare che le quasi 200 presenze in serie A con Cremonese, Cagliari, Genoa e, soprattutto, Lazio, non gli abbiano regalato le stesse sensazioni. Nemmeno la breve avventura in Premier League, al Blackburn, l'ha emozionato come il trasferimento a Napoli: «In questa città si vive di calcio. Per un giocatore è un grande traguardo, anche se la situazione attuale è quella che è, un po' traballante. Ma io non ho dubbi sulle possibilità di risalita». Ogni dubbio di Dario Marcolin è stato cancellato dalla telefonata con l'allenatore azzurro. «Non c'è stato bisogno - spiega il calciatore - della telefonata: sapere che Scoglio (nella foto) ha accettato di allenare una squadra per me è già una garanzia. Se lui ci crede, vuol dire che l'avventura è vincente». Nel Napoli ha già qualche amico («Conosco bene Dionigi e Bonomi, qualche altro compagno l'ho incrociato da avversario») e da Napoli ha intenzione di far ripartire la sua carriera: «Io conosco la storia del calcio e so che Napoli è una piazza grandissima. Ecco, io sono stato nella Lazio e dico che, come blasone, non c'è differenza. Proprio come la società capitolina, che è stata in B prima di tornare ai vertici del calcio europeo, sono certo che il Napoli saprà percorrere la stessa strada». Marcolin parla della Lazio e vengono subito in mente i guai economici: «Io so solo che i programmi di mercato sono ambiziosi. La squadra diventerà forte, arriveranno le vittorie ed i problemi saranno dimenticati».

SILENZIO E LAVORO LA RICETTA DI SCOGLIO

Il tecnico azzurro invita i giocatori a non esprimere giudizi su di lui e promette tanto lavoro, soprattutto per i più giovani

Giura che non è tipo da parlare molto e spesso. Anzi, dice chiaro e tondo che apre bocca solo quando vuole, quando ne ha voglia oppure quando è necessario. Ebbene, ieri, dopo il pari con l'Ancona, dopo i casi Mancini e Ferrarese, dopo le turbolenze dell'ambiente, dopo l'ingaggio di Dario Marcolin, il professore Scoglio non poteva proprio stare zitto. E, infatti, così è stato. Ha detto, ha spiegato ed alla fine, vestendosi da benedettino del pallone, ha pure dettato la regola che deve ispirare il cammino azzurro: silenzio e lavoro. Risparmiando a tutti, almeno per ora, i voti di costanza, ubbidienza e castità. «Intanto - dice Scoglio - un grazie alla squadra per il coraggio e per l'applicazione messi in campo con l'Ancona. Una citazione in più merita Bonomi, che ha voluto giocare nonostante il dolore per una costola ammaccata». Va bene, tutti da medaglia, però alla fine...«Al risultato ho badato poco. Mi interessava la prestazione generale e questa non m'è dispiaciuta. E poi, in campo è andato un Napoli di circostanza. Una squadra incompleta, che mi ha costretto ad un 4-4-2 che non è proprio il mio disegno preferito. Ma presto le cose cambieranno. Stanno già cambiando e non sarò più costretto ad ingoiare rospi». Quali rospi? «Lunedì non ho potuto fare cambi perché in panchina non avevo alternative. L'Ancona, invece, ha messo in campo tre giocatori esperti anche di A. Non è stato un boccone amaro, quello?». Nulla di dolce, dunque? «Sì. Tre nomi, tre giovani: Floro Flores (nella foto), Bocchetti e Troise. Questi tre non si toccano, sono incedibili. Floro Flores, in particolare, con me si allenerà mattina, mezzogiorno e sera e diventerà un grande giocatore». Mancini, invece...«Dopo quanto s'è detto è giusto parlare dei portieri. Casi? Nient'affatto. Ho parlato con Mancini e gli ho spiegato che il Napoli ha due portieri che partono alla pari e che hanno bisogno di giocare tutti e due. Quindi, uno dei due sarà ceduto ed arriverà un nuovo portiere che s'accomoderà in panchina. Tutto qui». E Ferrarese? «In avanti ho Floro Flores, Stellone, Dionigi, Sesa che fa l'ala ed arriverà anche un altro attaccante». È tutto? «C'è un'altra cosa. Io non faccio mai valutazioni sui miei giocatori. Allo stesso modo, gradirei che nessun giocatore esprimesse giudizi su di me. Ne avrebbero diritto se li offendessi in campo, ma poiché non lo faccio, poiché fuori del campo non dialogo con loro e poiché ci dividono ruolo, età e cultura, non v'è più nulla che ci possa accomunare se non il lavoro. E se ho subito microtraumi, i miei sono microtraumi da libri e non da calcio, come capita a chi gioca. Il mio cervello è lucidato dalla cultura e dallo studio». Ma perché Scoglio ci va giù così pesante? Perché gli gira in questo modo, oppure perché, magari nello spogliatoio, qualcuno l'ha aspramente criticato dandogli del "pazzo", del "fuori di testa»"? La seconda ipotesi è quella che più si avvicina al vero. E questo, forse, spiega certe cose.

Fonte: Il Portico

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