Tu sei qui: Economia e TurismoLa scommessa vincente di Della Monica
Inserito da (admin), martedì 29 aprile 2003 00:00:00
Aveva visto giusto. Lui da una parte, la sua testardaggine nel voler imporre leggi di marketing e di gestione aziendale poco vicine al mondo del calcio; i tifosi e le loro "fisime" dall'altra. Solo contro tutti, Antonio Della Monica ha combattuto, mettendosi in alcuni frangenti out anche rispetto alle posizioni dei suoi amici e collaboratori stretti della Cavese. Quando decise di allontanare dalla panchina Raffaele Di Fusco e di chiamare Mario Somma, giocò d'azzardo. Ma ha avuto ragione. «Avevo la piazza contro - sottolinea Della Monica - ma sentivo di dover dare uno scossone all'ambiente, perché la squadra non mi sembrava così imperfetta come, invece, la dipingeva il vecchio mister. Quando Somma mi ha promesso un campionato d'alta classifica con gli stessi uomini, ho avuto fiducia in lui ed abbiamo trasformato il gruppo in un team vincente. Il merito va riconosciuto a Mario Somma, che ringrazio pubblicamente per quanto ha saputo fare». Un coraggioso cambio sulla panchina fatto dal patron aquilotto, come un altrettanto coraggioso contratto proposto dall'allenatore di origini sabine. «Somma mi ha stuzzicato - rivela Della Monica - offrendomi i suoi servigi a cottimo. Lo avrei pagato solo in caso di vittoria domenicale. Per un manager che deve stare attento ai bilanci ed al budget a disposizione, quella proposta è stata una manna dal cielo. È vero, in corso d'opera quel contratto si è rivelato apparentemente più un affare per Somma che per la società che dirigo, perché ho dovuto staccare finora ben 24 assegni (si parla di 800 euro cadauno, n.d.r.), ma sono stati soldi "benedetti", visto che oggi stiamo festeggiando il ritorno in C2. Quello che una sentenza ingiusta della giustizia sportiva ci aveva tolto l'estate scorsa, con un processo sommario su indizi e fantasie contorte, il campo, il cuore dei ragazzi e la bravura di Mario Somma ci hanno restituito. Sono contento - conclude il patron aquilotto - per me stesso, per la società che mi onoro di dirigere e per la città intera, che può tornare a gioire per un traguardo di prestigio tagliato da una sua creatura. La Cavese, infatti, non è né mia né di altri. È di tutti».
Fonte: Il Portico
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