Tu sei qui: Economia e TurismoNapoli, vittoria al vento
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 29 ottobre 2002 00:00:00
Incredibile Napoli a Vicenza: due gol di vantaggio non gli sono bastati per portare a casa tre punti scacciacrisi. Tre punti che avrebbero cambiato la storia e la classifica. Un match vibrante, giocato da tutti senza mai badare al minimo risparmio, ma che per gli uomini di Colomba (nella foto) si chiude, comunque, col rammarico di essersi fatti acciuffare un'altra volta. L'assenza di Husain e la scelta del Vicenza di mettere in campo Zanchetta alle spalle di Schwoch e Margiotta spingono e costringono Colomba a cambiare modulo e pensiero. Napoli con tre difensori ed un centrocampo a cinque, dove l'idea originale è quel Saber sulle piste di Zanchetta. Ovvero, non avendo mediani di ruolo e posizione, Colomba occupa gli spazi e, di conseguenza, ne toglie all'avversario. Ma c'è dell'altro nella notte di Vicenza. C'è la rivincita che medita Bocchetti, espulso dopo dieci minuti un anno fa e per questo, alla fine, ritenuto responsabile di quella sconfitta azzurra. La vendetta Bocchetti se la gode quando, appena quattro minuti dopo il via, va ad insidiare la respinta del portiere biancorosso (avventato il retropassaggio di Bernardini) e sul rimpallo vede finire il pallone nella porta. Ma non si ferma qui, Bocchetti. Il ragazzo, infatti, diventa presto un tormento per i biancorossi. Inarrestabile, grazie anche all'ispirazione di Montezine, trasforma la fascia sinistra in corsia preferenziale per gli attacchi. In verità, la voglia di riscatto è generale, assecondata da un Napoli che non bada (e non può badare) all'estetica del calcio, ma che accetta il clima da battaglia, s'adatta e ci si trova pure sufficientemente bene. Mentre, però, il Napoli si specchia nei suoi meriti, pure il Vicenza con un po' di fortuna trova il gol (13') con Tamburini. Cosicché, per gli azzurri la serata è immediatamente da rifare. E la rifà, il Napoli, perché non perde la grinta, la concentrazione ed anche perché, diciamolo francamente, se il Vicenza è ultimo, qualche ragione pure c'è. Ed è qui che spunta un'altra nota positiva in casa azzurra: la buona intesa - anche se rara - tra Stellone e Dionigi, in campo per la prima volta dall'inizio. Un'intesa che al 25' porta Stellone (nella foto) al gol e che all'8' del secondo tempo porta il capitano azzurro alla doppietta. Notte di grazia, sembra. Neppure un minuto dopo, però, Jeda, entrato in avvio di ripresa, pesca il jolly con un siluro da trenta metri e più, con Mancini che si ritrova il pallone nella porta senza neppure sapere perché e come. Qui cambia la gara, per due ragioni almeno. Perché il gol riapre la partita e dà forza e coraggio alla compagnia di Mandorlini e perché - cosa probabilmente dominante - Jeda gode di troppa libertà. Il terzo attaccante che torna, che gioca d'appoggio e punta la porta, infatti, finisce con l'essere guardato, ma troppo da lontano, dal napoletano Vidigal. Ed è questa libertà di giocata - assieme alla disperazione - che aiuta il Vicenza ad attaccare. Sino a quando (22') Saber, in affanno, affonda Margotta, provocando il rigore: Schwoch non fallisce dal dischetto. Di qui in avanti si scatena lo stesso Schwoch e ci vogliono prima un grandissimo Mancini (30'), poi il palo alla destra del portiere azzurro (44'), infine un provvidenziale fuorigioco (47') per negargli la doppietta, che sarebbe stato anche il gol del sorpasso biancorosso. Sorpasso, però, che sarebbe stato un'ingiustizia.
MANCA IL CARATTERE
Nemmeno l'effetto trasferta, nemmeno il senso del pericolo e la conseguente voglia di riscatto sanno infondere forza e carattere a questo Napoli. A Vicenza c'era da giocare e soffrire non tanto per le assenze, ma per il risultato. Uno solo ne aveva a disposizione il Napoli, beffato e sbeffeggiato. E proprio quello (la vittoria) è riuscito a centrare per ben tre volte, ma per altre tre volte ha ceduto il gioco e la sua porta al Vicenza. Ed ora che anche il piccolo miracolo di Stellone, in astenia da gol, si dissolve nella "malanotte", si spegne con esso l'ennesima speranza e ritornano alla luce le tante, troppe indigenze di una squadra vittima della propria follia. Questa è una formazione che va costruita con fermezza e con la necessità del momento precario, perché altro non si può fare né avere. Almeno per adesso. Sì, sarebbero bastati un guizzo, una trovata per uscire dalle eterne sofferenze. E Colomba, forse, c'era pure riuscito. Quell'idea di Saber (nella foto) centrale, lì in mezzo alla zona mediana, a fare il sostituto di Husain, ma con piedi più equilibrati e capace di mettere a repentaglio il piano vicentino a centrocampo, sembrava avesse un futuro. Il paradosso è che il Napoli e lo stesso Saber hanno sacrificato tutto: successo, speranze e classifica. Restano, purtroppo, un altro fallimento ed un presente che pare non avere altri sviluppi, se non quelli di un Napoli debole d'anima, che, mai come ieri, costruisce, segna e che, però, non sa gestire nemmeno se stesso, neppure il suo essere e sentirsi squadra. Insomma, resta l'emergenza. Che poi è la necessità quotidiana di spremersi le meningi per far quadrare un bilancio tecnico-tattico desolante, vuoto di contenuti e, soprattutto, di punti. La serie B è così: un risultato ti cambia la vita nel bene e nel male. Vinci e sali su, posizione dopo posizione, fino ad uscire dall'incubo delle zone maledette, ma un'occasione sprecata ti fa ripiombare giù. Ed il Napoli oggi è ancora lì, non riuscendo a staccarsi dalla morsa di una classifica improbabile, perché ha rinunciato al buonsenso delle anime semplici: al lavoro, alla costanza, all'impegno ed alle dosi massicce di coraggio.
Fonte: Il Portico
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