Tu sei qui: Economia e TurismoSal De Riso su carenza personale nel settore turistico: «In passato ritmi esagerati, la gente è stufa e sceglie reddito di cittadinanza»
Inserito da (Redazione LdA), mercoledì 11 maggio 2022 15:59:22
Nonostante il tasso di disoccupazione all'8,5%, in Italia non si trovano lavoratori stagionali. E così, a un mese dall'estate, i ristoranti, gli alberghi e gli stabilimenti balneari si trovano in difficoltà: all'appello mancherebbero ben 250mila lavoratori.
Il quotidiano enogastronomico "Italia a Tavola" ha intervistato Sal De Riso, presidente dell'Accademia maestri pasticceri italiani, nonché ambasciatore del gusto della Costiera Amalfitana, sulle origini della crisi di personale che sta affliggendo l'intero settore.
«In Costiera, ma un po' dappertutto, la gente cerca personale, vorrebbe assumere, ma non trova nessuno. Io non ho avuto grosse difficoltà, soprattutto perché offro un lavoro che dura tutto l'anno e non un impiego stagionale», ha dichiarato il Maestro Pasticcere al giornalista Gianluca Pirovano.
Per poi aggiungere: «Qualcuno mi chiede, finita la stagione, di fermarsi perché preferisce prendere la disoccupazione. Altri addirittura hanno scelto di rimanere proprio a casa, prendendo il reddito di cittadinanza. Ci sono, solo restando in Costiera, moltissimi posti in cui poter fare la stagione. Tra 1.200/1.300 euro e il reddito, scelgono il secondo. Poi magari vanno a fare qualche lavoretto extra in nero...».
Alla domanda sulla situazione personale, il Maestro pasticcere ha risposto che, a causa della rinuncia di tanti, «spesso si deve assumere personale non qualificato o alle prime armi, non ancora all'altezza del servizio in sala. In laboratorio, invece, è diverso: lì c'è una squadra esperta, che lavora insieme da tempo e i nuovi che arrivano si inseriscono in un contesto rodato e si adeguano», ha osservato.
Secondo Sal De Riso, un po' di responsabilità è da ricercare anche nella pandemia da Covid, che «ha cambiato la psicologia e la personalità della gente, che è diventata molto più spigolosa nei rapporti con gli altri. Chi lavora nel nostro settore poi, complici le chiusure, ha scoperto cosa significa stare a casa i sabati e le domeniche, cosa che prima era impossibile. Così in molti, che magari prima facevano la stagione, hanno cercato posto altrove, perché hanno cambiato il loro modo di vedere le cose. Ma anche chi è rimasto fa richieste diverse: preferisce, ad esempio, non fare più orario spezzato, ma il turno unico».
«Qualcuno però in passato ha esagerato, magari chiedendo di lavorare per dodici ore, pagandone quando andava bene otto. Ecco, si è passato il limite e la gente si è stufata», ha chiosato il Maestro Ampi.
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Fonte: Il Vescovado
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