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Salernitana, impennata d'orgoglio

Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 24 febbraio 2003 00:00:00

La Salernitana ritrova la vittoria dopo tre mesi, il gol dopo due mesi e mezzo e, soprattutto, la dignità di squadra vera, capace di contrapporsi alla pari ad un'avversaria del campionato di B. Il giorno del primo successo e del primo gol della gestione Varrella è quello in cui la Salernitana riesce finalmente a rialzare la testa ed a far ritrovare un po' di entusiasmo alla gente dell'Arechi. Contro il Lecce, per qualche attimo è stata messa da parte la tristezza per un'annata disastrosa e per una retrocessione ormai incombente e si è riassaporato il gusto di gioire per un gol, per un'azione fatta di più passaggi, per un intervento energico a frenare gli avversari. Sì, per la Salernitana è stata una domenica felice, coincisa con la presenza sulla panchina del Lecce del grande ex Delio Rossi, applaudito all'inizio da tutto lo stadio. Varrella, proprio nel suo momento più nero, si è tolto la soddisfazione di battere per la prima volta in carriera l'allenatore romagnolo. Una vittoria che non è giunta per caso, ma è stata frutto di una strategia tattica sicuramente indovinata. A differenza di Terni, dove aveva sbagliato tutto quello che era lecito sbagliare, Varrella contro il Lecce è stato perfetto. La squadra granata ha limitato i rischi, ha tenuto a bada un Lecce in verità già di per sé molto rinunciatario (l'esatto opposto di quella Salernitana targata Rossi fin troppo spregiudicata nell'anno di serie A) ed ha colpito nelle occasioni in cui ne ha avuto l'opportunità. Deludente il Lecce: del vecchio calcio di Rossi si è intravisto solo un po' di pressing alto e la predisposizione alla tattica del fuorigioco. Varrella si affida alla difesa a quattro: fuori Fusco, fiducia al tandem centrale Stendardo-Zoppetti, Olivi e Pierotti a presidiare le fasce. Centrocampo con Teco, bravo a distribuire ed a non far giocare Donadel, Superbi, utile in interdizione, e con l'inventiva a fasi alterne di Giorgetti. Poco servito e non proprio ispiratissimo Cammarota. Baggio punto di riferimento centrale in avanti, al posto dell'infortunato Luiso, e Sturba largo a sinistra. Disposta così, la Salernitana non ha rischiato nulla nel primo tempo. Allo stesso modo, però, non ha costruito nulla dalle parti di Rossi. La ripresa, però, prende subito quota. La Salernitana passa al 4'. Sturba si fa vedere a centrocampo e verticalizza; Baggio è in fuorigioco passivo, perché il lancio è per Cammarota, che si inserisce da dietro. Il pallonetto da quasi trenta metri, con Rossi in uscita disperata, è perfetto e si insacca lentamente dopo aver toccato terra. Il Lecce replica con Vucinic (7'), ma è attento Nigmatullin sul primo palo. I granata reggono fino alla mezz'ora e tengono lontano dalla propria area il Lecce. Poi calano giusto un attimo e consentono a Chevanton di riprendersi dall'anonimato. La sua rovesciata (30') è tanto spettacolare quanto sfortunata. La rasoiata dal limite (33') è invece letale per Nigmatullin, che prova ad opporsi con il corpo, ma è poi scavalcato beffardamente dal pallone. È qui che si capisce che è un'altra Salernitana e, soprattutto, che è una giornata diversa. I granata non si abbattono e ritrovano il vantaggio due minuti dopo (37'). Il pallone arriva a destra a Giorgetti, che è più avanti rispetto a Tonetto, ma in posizione regolare, perché il tocco è di un centrocampista del Lecce. L'assistente Ciccoianni alza la bandiera, ma fa bene l'arbitro a lasciare proseguire. Ed in un attimo la Salernitana diventa micidiale. Giorgetti serve Babù, che aziona il turbo e mette Baggio in condizione di segnare il 2-1 di piatto. Inutili le lunghe proteste del Lecce. Il finale riserva altre due emozioni. Al 38' Babù, liberato a due passi da Rossi da una sponda di testa di Baggio, spara altissimo. Al 49' Nigmatullin prima pasticcia su una punizione dalla lunga distanza di Chevanton, poi si riscatta deviando in angolo il tap-in di testa da un metro di Giacomazzi.

CAMMAROTA, GOL DA ANTOLOGIA

«E' un sogno. Prima che il pallone entrasse in rete, ero già rivolto verso la Curva per festeggiare»

Il primo gol in carriera di Andrea Cammarota è anche il primo gol della Salernitana targata Varrella. Un digiuno lunghissimo, che durava addirittura dal match interno con la Triestina (c'era ancora Zeman in panchina). Un'astinenza interrotta dal giovanissimo prodotto del settore giovanile, che quest'anno si è ritagliato un ruolo da protagonista in prima squadra. Cammarota, salernitano verace del quartiere Mariconda, ha coronato un sogno che inseguiva da una vita. «Non ci sono parole per descrivere un momento del genere. Per un ragazzo di 19 anni come me, cresciuto a Salerno e tifosissimo granata, fare una rete del genere è il massimo. Sono contentissimo ed emozionato al tempo stesso». Un gol da antologia, giunto a coronamento di una prestazione maiuscola. Il centrocampista granata, lanciato da Alessandro Sturba, ha avuto l'intelligenza tattica di tagliare in mezzo l'intera retroguardia leccese, distratta dal fuorigioco - passivo - di Eddy Baggio. Un assist perfetto, che ha messo Cammarota in condizione di battere a rete. Il "trottolino" granata non ci pensa più di tanto, aspetta che il pallone rimbalzi un paio di volte sul prato e scavalca il numero uno Rossi con un delizioso pallonetto da oltre trenta metri. Prima che la palla entri in porta, passano pochi, interminabili secondi. Attimi che tengono tutti con il fiato sospeso. «Devo ammettere - ricorda Cammarota - che ho avuto un po' di paura. Specialmente dopo lo sfortunato episodio che mi ha visto protagonista nel match interno con il Messina. Prima che la palla entrasse, però, ero già rivolto verso la Curva. Non so perché, un'intuizione forse». Subito dopo, l'esplosione di gioia del calciatore è stata incontenibile. Il centrocampista sembra non credere ai suoi occhi, si toglie d'istinto la maglietta numero 18 e corre a ricevere il caloroso abbraccio della Curva. «Dedico questo gol e, soprattutto, questa vittoria alla mia famiglia». Al 25' della ripresa, complice un affaticamento muscolare, Varrella lo richiama in panchina: è una standing ovation. Cammarota si prende tutto il tempo a sua disposizione prima di lasciare il campo per godersi, il più a lungo possibile, l'applauso della gente dell'Arechi. «Ho provato a guadagnare un po' di tempo - ammette il giocatore - per far tirare il fiato ai miei compagni ed anche per godermi quel momento indimenticabile». Un pensiero, Cammarota, lo rivolge anche a capitan Fusco, il centrale di Mariconda (lo stesso quartiere del giovane centrocampista) che ieri Varrella ha spedito per la prima volta in panchina: «Mi dispiace per Luca. Sta vivendo un momento particolare, ma resterà sempre il mio capitano. Alla fine mi ha anche rimproverato, perché dopo il gol non sono andato ad abbracciarlo. La Curva Sud, però, è stata come una calamita».

Fonte: Il Portico

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