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Lavoro, Turismo, Economia, Diritti

Stagionali del turismo: quelli che non possono nemmeno scioperare

Il punto di vista di Paolo Russo

Inserito da (LdA Journals), domenica 19 dicembre 2021 19:43:16

di Paolo Russo

Non so quanti lavoratori stagionali del settore turistico avrebbero partecipato allo sciopero generale dello scorso 16 dicembre, se fossero stati occupati in quella data. Anzi: quanti avrebbero "POTUTO" partecipare...

Probabilmente pochi, forse pochissimi. Il perché è evidente: sono lavoratori sotto ricatto, sottomessi alle esigenze del datore di lavoro che sceglie liberamente di anno in anno chi merita la riconferma e chi no.

Devono comportarsi "PER FORZA" secondo gli input dell'azienda. E non soltanto per quanto riguarda la possibilità di scioperare, ma soprattutto per tutti gli altri diritti costituzionalmente garantiti: il diritto alla giusta retribuzione, al riposo settimanale, alle ferie, alle mansioni concordate, all'assenza per malattia, alle maggiorazioni per attività festive e notturne, alla contribuzione corrispondente al lavoro effettivamente prestato, alla parità salariale tra uomo e donna, etc. etc. etc.

Tantissimi lavoratori del settore, anche in Costa d'Amalfi, sanno perfettamente di che cosa stiamo parlando, vivono sulla propria pelle soprusi ed angherie cui devono necessariamente piegarsi. "Necessariamente" perché il BISOGNO è una condizione mortificante, che degrada le persone e fa perdere spesso dignità e consapevolezza.

Dall'altro lato, se non tantissime, sono di sicuro non poche le imprese che del bisogno approfittano, imponendo ai propri addetti condizioni siffatte: solo chi è in malafede può fingere di ignorare questa realtà, solo chi ha convenienza a perpetuare lo sfruttamento può simulare sorpresa o indignazione.

In un quadro generale, neanche può tacersi dell'immane sproporzione che lo Stato continua ad attuare tra il sostegno alle imprese e quello ai dipendenti: milioni alle une, pochi spiccioli agli altri sotto forma di bonus o modesti sgravi fiscali.

Ovviamente non mancano i lavoratori conniventi, che scelgono consapevolmente di lavorare IN NERO per cumulare lo stipendio (regolarmente basso) ad indennità di altro tipo: disoccupazione (per quel poco che ne resta), reddito di cittadinanza (quando è legittimamente attribuito), etc.

Ma sono scelte miopi, che compromettono il futuro individuale e danneggiano le condizioni di tutti. In buona sostanza, è un mercato del lavoro distorto quello che puntualmente si ripresenta ogni anno ad inizio stagione, ed è un mercato cui l'informazione non guarda: non è Whirlpool, non è Carrefour né Caterpillar, non fa notizia, la tv non se ne occupa.

Il paradosso è che persino il sindacato si interessa poco del problema: se i lavoratori non denunciano (e infatti non denunciano, abbiamo visto perché), si preferisce far finta che vada tutto bene. Invece non va bene per niente, e sono proprio gli imprenditori del turismo che dovrebbero capirlo per primi.

Perché il turismo è qualificato soltanto se è qualificato il lavoro che utilizza, e un lavoro qualificato richiede rispetto e dignità.

Fonte: Il Vescovado

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