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Turismo Religioso in Costa d’Amalfi: le Chiese di Valle dei Mulini

Inserito da (ilvescovado), martedì 18 aprile 2017 12:06:05

Di Giuseppe Liuccio

La copertura del fiume ideata e voluta da Marino Del Giudice si fermò alla porta dell'Ospedale al Largo Spirito Santo. E dovette essere bella e ricca di fascino la cartolina colorata della case sospese per miracolo, ma nel vero del costrutto, sull'Arco della Faenza, sotto il quale scorreva cantilenante l'acqua del Canneto portando a valle, nel cuore della città, un nastro azzurro di storia e storie svenate sui monti di Scala, sul Piano della Madonna o alla Sorgente del Ceraso, per caracollare nell'argento della cascata delle ferriere ed acquietarsi poi nell'alveo a miscelarsi con gli altri rivoli a scivolo da Pontone da un lato e Pogerola dall'altro. Oggi anche quel tratto di fiume è coperto, dal 1939, e la strada, carrabile, porta il nome Del Giudice, appunto.

La Valle è sempre bella nella festa di fiori e colori cangianti con l'alternarsi delle stagioni ed offre visioni da visibilio di piacere con la scoperta della ricca e varia flora e fauna. Ci sono stato spesso e ci torno ancora per un bagno di emozioni intense e forti in un'oasi naturalistica da paradiso terrestre ritrovato, in cui si entra subito in osmosi con gli elementi primigeni della vita. Ma qui, ad aver occhi ed orecchi attenti alle testimonianze fisiche, alle voci e agli echi del passato, si riscopre una pagina straordinariamente bella e coinvolgente della storia di Amalfi e della sua proto industria, che narra e fa rivivere negli scheletri dei manufatti e nel gioco - dolcemente serpeggiante o a fragore d'uragano - delle acque di molini i pastifici, le cartiere, la "saponera", il confettificio e le ferriere. E la città acquista un volto nuovo, quello dell'intraprendenza industriale imposta dalla necessaria riconversione delle attività, all'indomani della scomparsa o quasi della potenza sul mare per traffici e commerci.

E mi piace immaginare, guardando su in alto verso il Castello oggi dirupato, ma ai tuoi tempi di sicuro bello nella sua imponenza, a volo dal dirupo di Pogerola, la popolosa frazione dove veniva lavorato il ferro prodotto nella valle per farne "le centrelle" (i chiodi delle scarpe). Forse saranno pochissimi i giovani a conservare questa memoria storica! Segno dei tempi. Ci sono stato a più riprese nel corso degli anni ed è stato sempre un bagno di emozioni tra l'intricato reticolo di viottoli e scale a conquista di case sparse tra "chiazze" di limoni che espongono ciondoli di sole nel verde del fogliame o minuscole contrade con testimonianze di qualche palazzo prestigioso (Che bella la Torre Sacco che ride di sole!) o luoghi di culto, che hanno registrato gioie e dolori di generazioni di contadini (forse è bene ricordare ogni tanto che è esistita ed esiste ancora un'Amalfi contadina che con lavoro paziente e sapiente pota e sarchia, canalizza le acque e rinforza macere assicurando bellezza ed armonia di vegetazione, protezione contro la furia di disastri ambientali, succosità di frutti pastosi e garantisce la conservazione di paesaggi d'incanto che fanno la fortuna del turismo).

Ricca di storia e di memorie la bella Chiesa della Madonna del Rosario! Preziosa la testimonianza di quel che resta della Cappella di San Basilio. Semplicemente straordinaria la monumentalità dello "spandituro" della cartiera Lucibello, a cavallo del fiume, sopraelevata nel verde della vegetazione e che accendeva passione a don Nicola, come a don Luigi Amatruda, quando mi parlavano di una Valle dove le ciminiere cantavano l'inno del lavoro e della produzione di una città operosa. Oggi c'è il rischio concreto che tutto l'enorme patrimonio immobiliare della protoindustria vada definitivamente in malora cancellando anche la memoria di quel che resta di una stagione storica prestigiosa. Per fortuna don Nicola fece in tempo a creare il "Museo della Carta", che porta meritatamente il tuo nome ed è nato con l'intento di motore di ricerca storica e valorizzazione di memorie antiche. Nei pressi c'è anche il "Museo della civiltà contadina". Ma nè l'uno nè l'altro sono valorizzati al massimo delle rispettive potenzialità. Non riesco ancora a capire come e perché non decolli a pieno regime il progetto della "rete museale" che, con un biglietto unico, invoglierebbe a visitarli tutti, con comodità per i turisti, ritorno di immagine per la città e incassi maggiori da utilizzare per poter qualificare ed arricchire l'offerta di cultura.

Noto però, che si sta facendo strada una consapevolezza nuova tra alcuni giovani volenterosi e spero tanto che il gruppo dei giovani generosi diventi fiumana di popolo e metta in cantiere iniziative valide all'insegna della qualità della cultura non come fatti episodici, ma con costanza e continuità. Io mi permetto di suggerirne qualcuna a costo zero, o quasi:

1) Mostra fotografica dei manufatti della proto industria della Valle con testimonianze di poeti, scrittori, giornalisti, pittori, viaggiatori famosi che l'hanno visitata nel corso dei secoli. Sarebbe una bella occasione per rivivere pagine storiche sull'amarcord del "Come eravamo", con conferenze e dibattiti durante il periodo della mostra;

2) Ipotizzare e promuovere "Gemellaggi tra città della carta". Le prime che mi vengono in mente sono Fabriano in Italia e Basilea in Europa, che, sono convinto, sarebbero felici di intrecciare una rete di collaborazione con Amalfi. Le relazioni delle sorelle Amatruda potrebbero essere utilissime in proposito;

3) Lanciare l'idea di un "Parco di archeologia industriale" in grado di accendere i riflettori dell'interesse su un patrimonio di straordinario valore culturale sistemato, tra l'altro, all'interno di un'area protetta di grande pregio ambientale in un territorio Patrimonio dell'Unesco.

Ma ritorniamo al nostro tema del Turismo Religioso segnalando a quanti dovessero passare la Pasqua ad Amalfi anche la bella chiesa di Sant'Antonio, annessa all'Hotel Luna, testimone di belle pagine di storia e ricca di opere d'arte, come anche quella bellissima e notissima di San Benedetto, che costituiranno l'oggetto delle mie riflessioni della prossima settimana.

Fonte: Il Vescovado

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