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Carta bianca alla Reggia di Capodimonte

Inserito da (redazionelda), mercoledì 10 gennaio 2018 12:12:00

di Paolo Spirito

La mostra Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire, aperta al pubblico dal 12 dicembre 2017 al 17 giugno 2018, è la sfida lanciata dal Museo e Real Bosco di Capodimonte a Laura Bossi Régnier, Giuliana Bruno, Gianfranco D'Amato, Marc Fumaroli, Riccardo Muti, Mariella Pandolfi, Giulio Paolini, Paolo Pejrone, Vittorio Sgarbi, Francesco Vezzoli, celebri personalità del mondo della cultura che hanno interpretato le collezioni del Museo di Capodimonte secondo le proprie sensibilità, riallestendo dieci sale del museo, assecondando il loro sguardo e raccontando un'altra visione e un'altra storia del museo, dell'arte e del mondo, scegliendo in piena libertà tra le 47mila opere collezioni. Una mostra polifonica ideata da Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, e da Andrea Viliani, direttore del museo Madre di Napoli, organizzata con la casa editrice Electa e raccontata anche nell'app, realizzata dalla società Arm 23, gratuita e già disponibile per dispositivi iOS e Android.

Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire è stata immaginata come una celebrazione del museo contemporaneo, uno spazio e un tempo complesso, polisemico, polifonico dove si organizza la memoria e si narra la Storia. La Storia, lo sappiamo bene, è interpretazione permanente di molte storie singole, che riflettono il presente per provare ad agire sul futuro. Una semplificazione frequente consiste nel considerare un museo come una grande e omogenea lezione magistrale ma la lezione magistrale è fatta di molteplici elaborazioni, dovute alla natura necessariamente incompleta della collezione, ai vincoli posti dalla progettazione architettonica, dalla conformazione e sequenza delle gallerie, dalla necessità di conservare materialmente le opere d'arte e i documenti, e a molte altre considerazioni che spesso sono incidentali. In un museo d'arte il filo conduttore è la storia dell'arte, ma la storia dell'arte può essere scritta in molti modi diversi. A Capodimonte, seguendo la lezione dello storico Francis Haskell, si è scelta una visione della collezione che privilegiasse il collezionismo, l'opera d'arte legata al territorio e la cronologia. Una scelta significativa del nucleo originale del museo è di certo la Collezione Farnese, giunta a Napoli con i Borbone. Ma né la Collezione Farnese, né il museo, ripensato e riplasmato numerose volte dal 1957 in poi, sono incapsulati in un'unica semantica. Nel passato scrittori come André Malraux, Umberto Eco e Orhan Pamuk, o artisti come Marcel Duchamp e Marcel Broodthaers, o curatori come Harald Szeemann, ognuno a loro modo, hanno provato a ripensare la logica del museo. Seguendo il loro invito ideale si è deciso di approfondire la semantica dello sguardo ed aprire le collezioni alla diversità delle esperienze. Per questo sono stati invitati dieci visitatori ideali - intellettuali, artisti, collezionisti imprenditori, ognuna e ognuno con un proprio universo indipendente di saperi, interessi, inclinazioni sensibilità e formazione, anche lontani dall'universo del museo - a raccontare, assecondando il loro sguardo, un'altra visione e un'altra storia del museo, dell'arte e del mondo. Sono dieci sale nelle quali ogni "curatore" invitato ha avuto "carta bianca" per scegliere da una a dieci opere tra le 47mila della collezione di Capodimonte (quadri, sculture e manufatti). Hanno potuto immaginare in libertà assoluta l'allestimento e consegnare la propria interpretazione del filo conduttore proposto; con l'unico obbligo di argomentare la loro scelta e il senso della loro sala/mostra. Ogni interpretazione è quindi raccontata in una video intervista, agibile attraverso un'applicazione scaricabile dal cellulare cliccando sul link http://q-r.to/cartabianca e scannerizzando le fotografie dei curatori poste all'ingresso di ogni sala. L'app è l'estensione digitale dell'esperienza di visita alla mostra e dà la possibilità di salvare i contenuti e rivederli a casa. Con lo sguardo sensibile e molteplice dei dieci curatori, Sylvain Bellenger e Andrea Viliani invitano il pubblico a riguardare le collezioni di Capodimonte, nel segno della più grande libertà e della propria fantasia, per proporre sui social media del museo l'undicesima sala di Carta Bianca, scegliendo da una a dieci opere d'arte dell'intera collezione. Un'opera d'arte, quando viene contemplata con attenzione, entra nella nostra mente, fa parte di noi stessi, come a volte accade con un racconto avvincente, e aggiunge un'altra vita alla nostra vita. Sarà possibile scoprire, come evoca la mostra Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire, che ci sono infiniti modi di leggere e di guardare, immaginando.

Hanno accettato la sfida lanciata dal Museo di Capodimonte: Laura Bossi Régnier, neurologa e storica della scienza Giuliana Bruno, professore di Visual and Environmental Studies, Harvard University Gianfranco D'Amato, industriale e collezionista, Marc Fumaroli, storico e saggista, membro dell'Académie française, Riccardo Muti, direttore d'orchestra Mariella Pandolfi, professore di Antropologia, Université de Montréal Giulio Paolini, artista Paolo Pejrone, architetto e paesaggista Vittorio Sgarbi, critico e collezionista d'arte, scrittore, docente Francesco Vezzoli, artista. La mostra prevede infine un coinvolgimento attivo e diretto del pubblico, undicesimo curatore di Carta Bianca: ogni visitatore potrà immaginare la propria sala-mostra, fotografando dieci opere della collezione del Museo e Real Bosco di Capodimonte e partecipando al contest #LamiaCartaBianca sui social del museo. La miglior selezione di opere, secondo una giuria composta dai 10 autori di Carta Bianca e presieduta dal direttore Sylvain Bellenger, sarà allestita in una vera sala del museo. La mostra è anche accompagnata da un box-catalogo che comprende le foto degli allestimenti espositivi, in uscita dopo l'apertura della mostra, edito dalla casa editrice Electa. L'allestimento è a cura di Lucio Turchetta. Il Museo e Real Bosco di Capodimonte ringrazia la Regione Campania, Arm23, Erco srl, Amici di Capodimonte onlus e Feudi di San Gregorio senza di loro questa mostra non si sarebbe potuta realizzare.

Fonte: Il Vescovado

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