Tu sei qui: Eventi e SpettacoliChamber music in Ravello, i concerti del 17 e 19 giugno
Inserito da (redazionelda), lunedì 17 giugno 2019 09:33:08
Dopo il successo del concerto di sabato scorso del ciclo delle "Contaminations" con il Fusion Quintet (nella foto), il cartellone della Ravello Concert Society ritorna alla pura musica da camera con il recital del pianista Salvatore Giannella, stasera, lunedì 17 giugno, alle 20 e 30, all'Annunziata.
Primo brano in programma la Fantasia per pianoforte in re maggiore, K397, mirabile esempio dell'incredibile abilità di Wolfgang Amadeus Mozart nell'improvvisare alla tastiera. Il pezzo in effetti si presenta più come l'annotazione di una di queste improvvisazioni che non come una composizione finita. Realizzata nel 1782 e lasciata incompleta da Mozart, questa pagina straordinaria fu pubblicata postuma a Vienna nel 1804, e oggi la si esegue generalmente nella versione pubblicata da Breitkopf nel 1806, completata da dieci battute apocrife, opera probabilmente di August Eberhart Müller. Sarà poi la volta della Sonata per pianoforte n.21 in do maggiore Op.53 di Ludwig van Beethoven. Scritta tra il 1803 e il 1804 e pubblicata nel 1805, la Sonata in do maggiore op. 53 «Waldstein» rappresenta, insieme all'Appassionata, il punto culminante della cosiddetta «seconda maniera» beethoveniana, in cui profondità dell'ispirazione e virtuosismo strumentale si fondono in un unico, possente blocco di stupefacente modernità. Conosciuta anche come Waldstein-Sonate, dal dedicatario, il conte Waldstein, protettore del compositore negli anni giovanili di Bonn.
Conclude il recital la "Sonata in si minore", unica composizione di Liszt a riferirsi ad una forma classica. La Sonata si articola in un unico movimento della durata di una trentina di minuti e prende l'avvìo da un tempo lento di sette battute, di carattere meditativo, che costituisce una specie di sigla per l'intera composizione.
Protagonista del concerto di mercoledì 19 giugno è il Nuovo Trio Parsifal. "Parsifal è colui che viaggia alla ricerca di una qualità che non si può trovare lungo strade conosciute. Parsifal viaggia alla ricerca di ciò che altri hanno dimenticato..." è il claim che appare nella homepage del sito del Trio. E proprio l'amore per la ricerca della qualità e l'interesse per la riscoperta di brani e compositori ingiustamente dimenticati, come Clara Wieck, Fanny Mendelssohn, Lili Boulanger, accomunano le componenti del Nuovo Trio Parsifal, fondato nel 2001. Il programma prevede, per iniziare, il Trio N. 2 Op 67 di Dmitrij Sciostakovich, la cui musica da camera - a lungo negletta a favore delle sue sinfonie (forse perché più immediatamente coinvolgenti per l'ascoltatore, anche per i riferimenti più o meno espliciti ai drammi collettivi e individuali dell'umanità del ventesimo secolo)si sta rivelando come la parte della sua opera di maggiore profondità e potenza spirituale. Nel 1938, Sciostakovich stava vivendo un periodo molto difficile a causa della sua messa al bando dalla vita musicale ufficiale da parte di Stalin a cui si aggiungeva il dolore per la morte prematura di Ivan Sollertinskij, compagno carissimo rimastogli fedele anche quando tutti gli avevano voltato le spalle e Sciostakovich dedicò questo trio alla memoria dell'amico scomparso. È una pagina drammatica e tesa, nella quale a momenti di intenso lirismo si alternano episodi scherzosi.
Chiude la prima parte del concerto il trio "D'un matin de printemps", piccolo capolavoro di Lili Boulanger, compositrice francese degli inizi del 20° secolo, morta prematuramente all'età di 24 anni.
Il secondo tempo del concerto - interamente dedicato ad Astor Piazzolla - inizia con "Oblivion", uno dei più famosi tango del musicista argentina, parte della colonna sonora del film di Marco Bellocchio "Enrico IV".
A seguire il trio propone "Adiòs Nonino", composto nel 1959, quando Astor Piazzolla, che era in tournée nel centro America, ricevette la notizia della morte improvvisa del padre, don Vicente Piazzolla, familiarmente chiamato Nonino dai nipoti. Chiudono il concerto le "Cuatro Estaciones Porteñas" ("Le quattro stagioni di Buenos Aires"), composte tra il 1965 e il 1970, che inizialmente furono concepiti come pezzi a se stanti e solo successivamente raggruppati in un unico ciclo.
Fonte: Il Vescovado
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