Tu sei qui: Eventi e SpettacoliIl Ravello Piano Trio e una serata dedicata a Chopin aprono la settimana all'Annunziata
Inserito da (redazionelda), lunedì 23 settembre 2019 09:09:53
Questa sera (lunedì 23 settembre) alle 18.00, il Ravello Piano Trio proporrà nel Complesso monumentale dell'Annunziata - in un concerto che da diversi giorni registra il tutto esaurito, due fra le più ampie composizioni scritte per questa formazione da camera: il Trio op. 70 n. 1 "Ghost Trio" di Ludwig van Beethoven ed il Trio n.2 op.80 di Robert Schumann.
Scritti nel 1808 e pubblicati l'anno seguente, i due trii dell'op. 70 furono dedicati da Beethoven all'amica contessa Anne Marie Erdòdy, una delle pochissime donne che abbiano avuto influenza sulla sua vita. Il primo dei due trii, scritto nella tonalità di re maggiore, ha finito per essere denominato "Trio dei fantasmi" sia per l'atmosfera demoniaca da cui sarebbe animato, soprattutto nel secondo movimento, sia perché il tema di questo è il medesimo appuntato da Beethoven per un coro di streghe da inserire in un «Macbeth» mai portato a termine.
Nella seconda parte sarà eseguito il Trio op. 80 di Schumann, composto nel 1847 insieme a Trio op. 63, anno che segnò lo spegnersi delle aspirazioni del compositore ad abbandonare Dresda per stabilirsi a Vienna, tre anni dopo aver traslocato da Lipsia. Il Trio segna uno dei tentativi più elaborati di sviluppare, innovandola, la struttura tradizionale di origine beethoveniana con la quale ogni musicista romantico dovette misurarsi.
Non c'è dubbio che la musica di Chopin si adatti assolutamente alla danza, lo dimostrano tutti i notturni e gli studi spesso usati nelle classi di danza classica per gli allenamenti dei danzatori. Per non palare poi delle fortunate Polacche che il compositore scrisse nei primi decenni dell'Ottocento interpretando in senso brillante e salottiero la Polonia post-napoleonica, così come le Mazurche, in cui la nostalgia si realizza in piccole forme di struggente intimismo. Insomma l'espressività delle note chopiniane sembrano destare naturalmente la gestualità ai vari coreografi che da questa musica hanno tratto e traggono ancora oggi ampia ispirazione.
Grazie anche alla sua decennale attività di pianista collaboratore presso la Scuola di Ballo dell'Accademia del Teatro alla Scala di Milano, mercoledì 25 settembre con inizio alle 18.30, la pianista torinese Eliana Grasso propone un interessante programma che declina alcune delle più famose composizioni di Chopin che hanno ispirato coreografi di fama internazionale.
Da citare, in successione, la Ballata n. 1, dal balletto "La Dame aux camélias", del coreografo americano J. Neumeier. Sulla recente scena italiana, questa pièce ha visto in Roberto Bolle e Alessandra Ferri due indimenticabili protagonisti che hanno saputo perfettamente interpretare alla Scala di Milano l'intimità sublime e acuta della musica per pianoforte e orchestra di Frédéric Chopin. Ancora una ballata, la n. 4, dal "Lang Lang Dance Project", un'idea audace del famoso pianista Lang Lang di costruire un'esibizione coreografica su un recital di pianoforte a partire dalle opere di Chopin. Il Notturno Op. 9 n. 2 è sublimato nella coreografia "Autumn Leaves", della famosa ballerina russa Anna Pavlova. Allegoricamente in questo poema sono raffigurati un "ultimo crisantemo" e il vento autunnale che soffia sui prati di un parco, che solleva le foglie appassite e le porta con sé, desideroso di distruggere il povero, solitario crisantemo.
Anche il coreografo e ballerino francese Thierry Malandain si è cimentato con Chopin creando il balletto "Nocturnes", che include il Notturno in Do minore (op. posth) che sarà eseguito da Eliana Grasso. Afflitto dai mali dell'anima, Fréderic Chopin trasmette nei Notturni (21 composizioni per pianoforte creati tra il 1827 ed il 1846) i languori dell'amore con la profondità della sua naturale malinconia. Questo sentimento predominante e gusto per il romanticismo sofferto, "gotico" coltivato da Chopin, spinse il coreografo francese ad associarli alle Danze Macabre tanto in voga alla fine del Medio Evo.
Fonte: Il Vescovado
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