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Martedì 19 settembre

Totò per sempre a Ravello con un busto bronzeo nei giardini dell'albergo Caruso e un libro

Inserito da (redazionelda), giovedì 14 settembre 2017 14:54:17

In occasione delle celebrazione per il cinquantesimo anniversario della scomparsa di Antonio De Curtis, il grande Totò, Ravello rende omaggio al "Principe della Risata" con un busto in bronzo che verrà collocato nei giardini del Belmond Hotel Caruso.

Totò amava trascorrere, negli anni Cinquanta, brevi sortite proprio presso l'hotel Caruso di Ravello. Nell'antica residenza patrizia della famiglia D'Afflitto il principe della risata non rinunciava mai alla colazione con tavolo vista mare accompagnata dal Gran Caruso rosè, vino prodotto dalla leggendaria cantina ravellese che proprio in quegli anni, poco dopo la fine delle ostilità del secondo conflitto bellico, cominciava a spopolare oltreoceano. Quel nettare d'uva, un'innovazione per l'epoca concepita dal genio di Pio Caruso, conquistò l'attore tanto da non poterne fare più a meno.

Totò andava fiero di questa "appartenenza" alla Città della Musica, tanto che sul libro degli ospiti illustri, conservato gelosamente dall'ex proprietario Gino Caruso, al termine di una vacanza del luglio del 1951, l'anno prima dell'inizio della sua ultima relazione, quella con Franca Faldini, lasciò una dedica autografa:«All'albergo Caruso di Ravello vorrei, se potessi, restarci tutta la mia vita. Totò De Curtis, patrizio di Ravello».

«E' un tributo dovuto e un onore per Belmond rendere omaggio ad uno dei protagonisti dell'Italia più autentica e un'occasione per noi di rinforzare il legame con la storia della comunità ravellese che ci ospita e che da sempre vanta ospiti illustri» dichiara il general manager Franco Girasoli.

Il busto bronzeo che ritrae l'attore comico, realizzato dal maestro Pier Francesco Mastroberti, sarà collocato in maniera permanente, su progetto dell'ingegnere Giuseppe Mormile, nei giardini al primo piano dell'antico palazzo.

Alla cerimonia di scoprimento del busto, che avrà luogo martedì 19 settembre alle 18 e 30, prenderanno parte il sindaco di Ravello Salvatore Di Martino e di Robert Koren e il vice presidente per la divisione Sud Europa di Belmond, e proseguirà con un aperitivo creato ad hoc dall'excecutive chef Mimmo di Raffaele che si inserisce in un programma di attività dedicate al "Principe della risata" che include uno spettacolo all'Auditorium previsto per il 19 settembre.

Alle 20, presso l'Auditorium Niemeyer, la presentazione del volume "Totò e Ravello", di Giuseppe Gargano e Salvatore Ulisse Di Palma con appendice documentaria di Alberto De Marco, progetto finanziato da Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo della prestigiosa casa vinicola di Furore. A seguire lo spettacolo " Totò Poeta ‘Ncantatore" con il tenore Valerio Aufiero e Roberto Ruocco al pianoforte.

Il libro denuncia il legame tra il Principe della risata e la perla della Costiera, disegnando un ritratto che si connota per umanità e generosità, rivelando l'affiliazione alla Massoneria. Lo storico amalfitano Giuseppe Gargano indaga tra documenti di archivio sul cognome del genitore naturale, Giuseppe de Curtis, appartenente ad un ramo cadetto dei marchesi di Somma, che lo aveva generato dalla popolana Anna Clemente e del padre adottivo, marchese Francesco Maria Gagliardi di Grifo Focas Flavio Comneno di Tertivari, principe imperiale di Bisanzio. Cognomi che tradiscono l'origine amalfitana in genere, ravellese in particolare. Il cognome de Curtis ottenne l'iscrizione al seggio nobiliare di Ravello nel 1597 e lo stemma dei de Curtis o della Corte è nel libro degli stemmi del sedile di Ravello.

I numerosi cognomi associati al padre adottivo riportano al ducato di Amalfi (Gagliardi) e molto più lontano nel tempo gli appellativi: Focas Flavio Comneno si collegano al titolo di principe di Bisanzio. Alberto De Marco, presidente dell'Associazione: "Amici di Totò a... prescindere" riporta uno stralcio della traduzione dell'atto del 25 gennaio 1512, donato da Totò all'archivio di Stato di Salerno, che testimonia le origini nobiliari degli antenati che hanno soggiornato a Ravello, prima che a Napoli. Totò, pur avendo sofferto nell'infanzia psicologicamente e materialmente, prima di essere legittimato, ha sempre snobbato i titoli nobiliari, come dimostra nel celebre componimento "A livella", espressione della sua grande umanità, dell'amore per il prossimo, di sentimenti di giustizia e di generosità. Tanto evidenzia il medico e scrittore ravellese Salvatore Ulisse Di Palma che documenta l'appartenenza di Totò alla Massoneria (aprile 1945), prima nella Loggia "Fulgor" di Napoli, poi a Roma nella Loggia "Fulgor Artis", diventando Gran Maestro. Valore aggiunto di "Totò a Ravello", è la prefazione di Antonio Scurati, quasi una fiaba, in cui lo scrittore rievoca il rapporto del nonno materno, Peppino Ferrieri con il geniale artista. Altre sorprese riserva il libro all'attento lettore, con diverse foto che lo ritraggono a Ravello. Emerge a tutto tondo il principe del non sense e dell'equivoco, depositario di una comicità naturale, basata sull'improvvisazione di lazzi e macchiette inedite e imprevedibili.

Davanti ai nostri occhi, la sua faccia asimmetrica, unica al mondo, gli occhi stralunati, la risata provocatoria e il corpo adatto ad ogni articolazione di perfetta marionetta, fedele alla sua vocazione di maschera popolare, di Pulcinella-burattino, da cui era partito. La maschera di Pulcinella è l'anima di Totò. Senza Pulcinella, non esisterebbe Totò. E Pulcinella è in tutti noi: nel bene e nel male, nel riso e nel pianto, nella nostra Umanità, che Totò ci invita a riscoprire, con un messaggio di grande attualità e necessità, nel nostro mondo omologato, dominato da mille "caporali".

Fonte: Il Vescovado

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