Tu sei qui: Lavoro e FormazioneLavoratori stagionali della Costa d’Amalfi scrivono a Gentiloni: «Difficoltà e precariato dietro a servizi turistici d’eccellenza»
Inserito da (redazionelda), domenica 16 aprile 2017 20:15:13
L'Associazione lavoratori stagionali della Costa d'Amalfi scrive al Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, in questi giorni ad Amalfi per il week-end pasquale. Al premier vengono illustrate tutte le difficoltà dei precari impiegati nel settore turistico d'Italia che i son visti dimezzato il sussidio di disoccupazione con l'introduzione della NASPI. Segue testo integrale della lettera aperta.
Onorevole Presidente Gentiloni, abbiamo appreso con piacere che, per la seconda volta consecutiva, ha scelto la nostra Divina Costa per trascorrere la Santa Pasqua. Questo ci fa onore, ma ci dà anche la possibilità di rivendicare con orgoglio il nostro lavoro, svolto con precisione e professionalità. Lo stesso lavoro che permette a Lei e a molti altri di trascorrere una piacevole e serena permanenza presso le nostre strutture. Tuttavia, oltre alle bellezze, alla storia e alla cultura, Si è mai chiesto come vive un cittadino della Costiera Amalfitana? Come ANLS (Associazione nazionale lavoratori stagionali) Costa d'Amalfi ci teniamo affinché Lei sappia che gli operatori che Le sono a stretto contatto, sono votati a una vita "stagionale", legata esclusivamente al periodo lavorativo più intenso, periodo che per ragioni territoriali è appunto soggetto alle stagioni. Durante la bella stagione, l'enorme afflusso di turisti, ci sottopone a ritmi intensivi: c'è chi lavora anche più di 12 ore al giorno, senza giorno di riposo. Poi i turisti vanno via, e tutto chiude, non c'è più lavoro, e purtroppo non esiste alternativa alla disoccupazione e, come da noi in moltissime località d'Italia, dove il turismo è una delle principali fonti di reddito. Se nelle grandi Città d'Arte, come Venezia, Roma, o Firenze, l'afflusso turistico, pur con picchi nelle festività, resta comunque presente durante l'arco dell'anno, qui da noi finita stagione estiva, si dilegua. Lo stesso accade in altre località italiane, costiere e lacustri, e in quelle sciistiche, anche se a stagioni invertite. Insomma, abbiamo stimato l'esistenza di circa 200.000 persone, anzi 200.000 famiglie che vivono in realtà territoriali che al di fuori della stagione turistica non offrono alternative lavorative.
Va sottolineato che parliamo di un intero comparto professionale fatto di persone che hanno una effettiva, concreta professionalità, cosa che Lei stesso ha avuto modo di verificare, e non solo nel settore alberghi e ristorazione, ma anche nel trasporto turistico, nel commercio, nella logistica catering alimentare, solo per nominare alcune altre categorie che sono strettamente connesse alla stagione in questione. Non manovalanza occasionale non qualificata quindi, bensì professionisti che proseguono la loro carriera con perseveranza e dignità. Eppure, dopo la riforma che ha visto l'Aspi diventare Naspi, nonostante i frequenti contatti con il precedente governo, non si è voluto tenere conto della richiesta di costituire una diversa ‘disoccupazione' per la nostra categoria, come già avviene per il settore agricolo. E molte famiglie si sono viste dimezzare nella durata l'assegno. I nostri inverni, e quelli dei nostri figli, sono diventati un difficile lungo percorso di sopravvivenza, ogni bolletta un dramma. Inutile sottolineare come questo sia andato a ricadere, con un tragico effetto domino, sulle poche realtà del territorio ad andamento annuale, perché se non si ha lo stretto necessario per vivere anche al supermercato si comprerà il minimo, solo per fare un esempio.
Vogliamo essere sinceri, i nostri precedenti interlocutori ci hanno trattato come dei parassiti che vogliono ‘lavorare poco' e vivere a spese della collettività per il resto dell'anno... come se lavorare dodici ore al giorno e più, senza riposi per mesi e mesi fosse un'opzione che sceglierebbe chi vuole ‘lavorare poco'! La preghiamo quindi di riconsiderare le nostre richieste, con tutto il rispetto che merita il nostro comparto, e valutare di offrirci una alternativa all'emigrazione di massa dalle località che anche Lei ama tanto per ritemprarsi ... perché se le cose rimangono così non ci resterà molto altro da fare. Ripristini una disoccupazione che tenga conto del fatto che la maggior parte dei lavoratori del comparto stagionale sta almeno sei mesi senza lavoro, e salvi il settore turistico da un disastro certo. In rappresentanza dei 200 mila stagionali.
Fonte: Il Vescovado
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