Tu sei qui: Lettere alla redazioneBuon viaggio, cara maestra Vanda
Inserito da (redazionelda), venerdì 12 giugno 2020 12:51:29
Cara maestra Vanda,
A 3 anni entri per la prima volta in un edificio scolastico, ti senti smarrita e sola...stringi forte la mano di tua madre che ti lascia in quella stanza piena di colori e giochi, fra bimbi che urlano o piangono, è tutto troppo grande, rumoroso e tu vorresti tornare a casa. Lo stesso successe a me tanti anni fa, ma fra tutte quelle maestre pronte a consolarmi, c'era anche lei. Probabilmente mi porse la mano, mentre con l'altra mi asciugava le lacrime ed io mi tranquillizzai...credo dovette andare proprio così, non ho un ricordo nitido, ma provo ad immaginarlo. A scuola s'imparano tante cose e come tutte, anche a me avrà insegnato a colorare, a disegnare, ma una cosa però l'ho imparata da sola, a volerle bene, per quello non c'erano lezioni, veniva semplice, spontaneo. Chiunque incrociava la sua vita, ne restava legato per sempre e probabilmente nessuno ne ricorda un evento particolare, perché lei è stata un essere meraviglioso ed amarla restava la cosa più facile ed anche la più ovvia. Quando da adulte, sua figlia ed io, passeggiando, incrociavamo qualcuno che cercava di capire chi fossimo, Simona esordiva sempre con: "sono la figlia della maestra Vanda! Guardi siamo uguali" e c'era così tanto orgoglio e fierezza in quelle parole. È stata il suo faro nella notte, la sua mentore, una guida... E poi si ricorda? Mi raccontava sempre quello strano modo che avevo di parlare da piccola...aspetti, com'è che dicevo? Ah sì, "devo quaquarmi le mani." Sono sicura che di ogni singolo bambino, passato nella sua vita, ne custodiva gelosamente un ricordo o una caratteristica. Quanto è stato bello conoscerla e viverla anche nei nostri incontri casuali al lungomare, l'ultimo solo pochi mesi fa, eravamo alle giostrine, lei con i suoi nipotini ed io con mio figlio. Stava già lottando con questo male terribile, sorridente come sempre ed io ingenuamente m'illudevo guardandola, che la battaglia l'avrebbe vinta lei. Ricordo ancora le sue parole: "i figli dovete goderveli, non abbiate fretta". "Eh lo so, ma quando si è abituati a lavorare, ti pesa un po' rinunciarci" avevo risposto, ma lei: "arriverà il momento in cui potrai riprendere".
Un'ultima lezione sulla vita e sul quel tempo che proprio a lei è stato negato. Grazie per tutto quello che è riuscita a dare senza nemmeno saperlo, per le cose che è riuscita ad insegnarmi, ai sorrisi che mi donava nonostante la vita con lei, non fosse stata proprio generosa. Queste parole gliele dovevo, non è stato semplice racchiuderle in poche righe, ma sta suonando la campanella e credo che gli angeli la stiano aspettando già seduti nei loro banchi, io vado a "quaquarmi" la faccia, le lacrime non sono stata brava neanche ora a trattenerle, ma mi piace pensare che, anche adesso la sua mano, accarezzandomi, me le stia asciugando. Faccia buon viaggio cara maestra Vanda.
Carmela Polverino
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Fonte: Il Vescovado
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