Tu sei qui: Lettere alla redazioneIl rischio che frena il territorio
Inserito da Domenico De Masi (redazionelda), martedì 20 ottobre 2015 16:05:06
di Domenico De Masi*
La settimana scorsa constatavo che la Costiera amalfitana è una piccola "comunità" di 45.000 abitanti raggruppati in tredici piccoli quartieri che corrispondono ad altrettanti paesi, accomunati dallo stesso clima, la stessa bellezza, lo stesso passato. Il Centro di Cultura e Storia Amalfitana analizza con impegno costante e testimonia con la sua preziosa "Rassegna" le vicende secolari di questa singolare comunità.
A volte tutti e tredici i comuni sono assillati da un medesimo problema. Altre volte uno o più di essi soffrono di un problema particolare. Ma una comunità solidale avverte ogni problema come problema comune e collabora coralmente, con buona volontà, alla sua soluzione.
Un problema che riguarda alcuni comuni più di altri è quello annoso del Valico di Chiunzi che puntualmente, alle prime piogge invernali, viene ostruito dalle frane. In questo caso il danno maggiore riguarda alcuni paesi come Tramonti, Scala, Ravello, Amalfi, Atrani, Minori, Maiori; e riguarda meno altri paesi come Vietri, Cetara, Positano. Ma tutta la Costiera, sia pure in misura diversa, ne resta danneggiata. Gli abitanti sono costretti ad allungare il percorso per raggiungere Napoli; i turisti sono scoraggiati dal raggiungere molte località della Costiera; ogni progetto di destagionalizzazione del turismo resta gravemente compromesso.
Io immagino che, appena una frana ostruisce il passaggio, i sindaci della zona, che prima si affrettavano a sollecitare gli uffici provinciali, ora, dopo l'abolizione delle province, si affrettano a sollecitare gli uffici regionali. I quali dovrebbero prendere di petto questa situazione annosa e risolverla in maniera radicale, bonificando la montagna laddove si possono verificare le frane, ma anche perfezionando la struttura e l'estetica della strada, indegna di una delle zone più belle d'Italia.
Come mai i sindaci non ottengono la soluzione di un problema che si trascina da diecine di anni? Qui scatta il ruolo della comunità. Negli Stati Uniti, ma anche nell'Italia del Nord, dove le comunità funzionano, la popolazione si mobiliterebbe democraticamente affiancando i sindaci con azioni di protesta fin quando il problema non fosse radicalmente risolto. La mobilitazione partirebbe dalle associazioni profit e non profit (solo a Ravello ce ne sono una quindicina), si allargherebbe alle scuole, coinvolgerebbe rapidamente l'intera comunità.
Le azioni inizierebbero con l'invio di una mail, da parte di ogni cittadino, agli indirizzi dell'ufficio e del funzionario competente. 45.000 mail avrebbero già il loro impatto! E se non bastasse, si passerebbe a una protesta condotta presso le sedi competenti, con una manifestazione di massa. Anche in questo caso, 45.000 persone, inclusi vecchi e bambini, con alla testa i loro 13 sindaci, manifestando pacificamente ma fermamente a Napoli, sotto la sede della Regione, avrebbero il loro impatto, con prevedibili ricadute sui media che ne amplificherebbero l'effetto.
Le inadempienze dei vertici si giovano dell'inerzia popolare che le tollera. Ma, in presenza di un'inerzia colpevole e prolungata delle Amministrazioni, la tolleranza - come ci ha insegnato Don Milani - non è più una virtù.
*presidente Fondazione Ravello
Fonte: Il Vescovado
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