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Lettere alla redazione

La Ribalta che non riconosco

Inserito da (redazionelda), sabato 26 dicembre 2015 10:56:33

Riceviamo lettera a firma del nostro lettore Gianfranco Cioffi, già componente del gruppo teatrale "La Ribalta" di Ravello che si appresta a festeggiare i primi quarant'anni di attività. E pubblichiamo.

 

Doveva essere festa grande, perché quarant'anni di attività per un'associazione come La Ribalta di Ravello è un traguardo importante, non comune a tutti. Invece non è così: un vero programma di manifestazioni non c'è, del coinvolgimento popolare di cui si parlava nemmeno l'ombra. Solo due spettacoli, il 4 e il 5 gennaio. Addirittura manca l'appuntamento di Santo Stefano, cosa mai successa in quarant'anni. Il 26 dicembre è stato sempre sacro, perché è il giorno in cui La Ribalta ha realmente debuttato, a Maiori. Ma queste cose coloro che reggono oggi le sorti del sodalizio non le possono sapere, perché non erano ancora nati, e adesso si arrogano il diritto di usurpare una storia che altri hanno scritto. A nulla vale la giustificazione che l' Auditorium ha una capienza maggiore per cui sono sufficiente solo due repliche, oppure che il Teatro di Villa Rufolo non è disponibile. Sarebbe bastato volerlo veramente. E' bene ricordare, allora, che La Ribalta, quella vera, il locale dove rappresentare la commedia è stata capace di inventarselo, grazie alla volontà, alla tenacia dei promotori. E poi, ma questo dovrebbero ricordarlo un po' tutti gli "attori" coinvolti, in occasione delle altre celebrazioni, La Ribalta ha sempre presentato decine di repliche, oltre a dedicarsi alla rievocazione del 4 gennaio, con più di una manifestazione. Tutto questo, invece è sinonimo di scarsa volontà. E l'epilogo è amaro: proprio in occasione di un evento così importante, è emersa tutta l'manchevolezza possibile. Ma, oramai, si è capito, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che la Ribalta è gestita come cosa propria, non per quella che era e che dovrebbe essere, ma per realizzare fini che poco hanno a che fare con l'associazionismo e la crescita sociale e culturale. Qualcuno vorrebbe usarla solo come trampolino di lancio per raggiungere altre mete, altri siti; tutto questo è semplicemente ignobile. Se bisogna generare nuovi mostri sulla falsa riga dei vecchi, beh, preferiamo tenerci gli originali!

Al tempo stesso, non è più tollerabile che La Ribalta sia stata posta a pieno servizio di questa Amministrazione Comunale, con contributi a pioggia, privandola di ogni forma di indipendenza e di quella dignità di cui è andata sempre fiera.

E' stata completamente distrutta la Via Crucis, senza mostrare il benché minimo ripensamento, con la miopia che ha caratterizzato tutta la gestione degli ultimi anni. Questo è il momento utile per non tacere, perché di questo passo, questo sodalizio è destinato a non poter percorrere la stessa strada percorsa fino ad oggi. Si sta invece percorrendo la strada dei falsi eroi di questo paese, quelli che tentano, inutilmente, di farci credere che lavorano per la nostra crescita sociale e culturale. Il mio auspicio è che questa non sia l'ultima celebrazione per La Ribalta, perché lasciarla morire sarebbe un danno gravissimo per il Paese e una colpa imperdonabile per tutti, specialmente per chi tace.

Fonte: Il Vescovado

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