Tu sei qui: NecrologiLeandro, piegato nel corpo ma sempre sorretto dalla speranza cristiana
Inserito da (redazionelda), lunedì 11 giugno 2018 10:53:12
di padre Francesco Capobianco
Caro vecchio amico Leandro: affiorano prorompenti i condivisi momenti di fraterna amicizia, le riflessioni para-filosofiche e religiose fatte durante gli intervalli o pause del tuo attento e generoso servizio al pubblico in farmacia, il tuo hobby di ricercatore certosino di aforismi che volevi pubblicare, i tuoi commenti umoristici sul fumo, nonostante il tuo essere medico...
Piegato nel corpo, ma sempre sorretto dalla speranza cristiana al cui mistero e alla cui luce sei rimasto amorevolmente avvinto.
Piegato come Giobbe, come Giobbe non hai imprecato, non hai maledetto la vita, non ti sei ribellato per la pesantezza della croce, perché nel tuo profondo fermentava la presenza di Cristo, quel Cristo che tu hai testimoniato con il tuo soffrire: perché quando una creatura è schiacciata dal dolore su quella creatura vigila il Cristo, accanto a quella creatura sosta permanentemente il Cristo, alita la presenza misteriosa ma reale del Cristo. Cristo non ha detto una parola sul mistero del dolore, ma ha riempito di sé il dolore, ogni dolore. Ora, Leandro, come Giobbe, dopo la terrificante prova, hai raggiunto il premio e la tua passione si è tramutata in gloria.
Quando la morte piega un uomo, anche Dio si piega su quell'uomo, perché ogni essere umano è da Dio e per Dio. A noi non è dato scoprire il segreto percorso della vita terrena di un uomo nei suoi rapporti con Dio. Sappiamo soltanto che la morte non è azzeramento della vita, ma valore conclusivo della vita, valore di senso, qualcosa che la nostra epoca ha dimenticato. Il non credente soffre il dramma del capolinea, perché orfano di Cristo.
Tempo fa venni da te, Leandro, a potarti la comunione: ti trovai inchiodato con il corpo, ma vigile e lucido nello spirito: con la tua volontà non disancorata dalla cristiana rassegnazione, con la tua intelligenza aperta e orante di fronte al mistero della vita, che ci avvolge. Ti citai il titolo significativo di un libro di uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, Jean Guitton: Assurdo o mistero? Scelgo il mistero! Convenimmo di scegliere il mistero perché il mistero è agganciato alla speranza e alla luce oltre il tunnel. L'assurdo è il nullificarsi, il rimanere sepolti nell'atroce oscurità del tunnel.
Chi ha conosciuto Leandro ha potuto apprezzare la sua distinta e affabile personalità, la sua esemplarità nel ruolo di marito e di padre, la sua professionalità nel lavoro.
Sì, la morte è una caduta, ma la fede la interpreta come caduta fra le braccia del Dio vivente e misericordioso che si chiama Padre: anche se l'uomo naviga per mari stranieri, verrà sempre a far naufragio nel mare del Signore. Consoliamoci: perché abbiamo in dono la certezza che noi risorgeremo, perché Lui, il Cristo, è risorto; perché è Lui ad attenderci!
Ci resta la preghiera: la preghiera diventa il canale privilegiato per raccogliere i pensieri, gli stati d'animo e le domande di chi è in lutto. La preghiera si trasforma in dialogo misterioso tra la creatura e il suo Dio!
Fonte: Il Vescovado
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