Attraverso questo dialogo in versi, Raffaela Amato, docente in pensione con un vivace animo poetico, non solo riscrive ma esplora nuove profondità della classica favola "La cicala e la formica", riflettendo sui temi del lavoro, del riposo e della natura della libertà umana.
In un dialogo immaginario, Gianni Rodari, con la sua consueta maestria, critica l'avara formica a favore della generosità della cicala, mentre Amato aggiunge una nuova dimensione, presentando le due creature in una luce più equilibrata e umana. Sorprendentemente, la poesia si conclude con l'intervento di un passante "saccente" che offre una riflessione ancor più ampia, collegando il comportamento dei due insetti alle scelte di vita dell'uomo e alla sua capacità di sfidare o accettare il proprio destino.

Una favola in versi: "La cicala e la formica"
(dialogo con Gianni Rodari)

G. Rodari: Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l'avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.

R. Amato: Vorrei manifestar la mia visione
aggiungendo ancora una versione:

La cicala interrompe il suo concerto
per poco e per mettere al coperto
qualche seme tra le crepe del muro
perché l'inverno superi al sicuro
quando il clima sarà più freddo e duro;

e la formica ogni tanto riposa
con le compagne all'ombra di una rosa
guardando il cielo e intorno ogni altra cosa
per godere non solo delle scorte
ché prima o poi saranno tutte morte.

Un passante saccente: Tali creature sono programmate
per fare azioni ben determinate
non sono in grado di mutar la sorte
anche a costo di rischiar la morte.
L'uomo forse ha la possibilità
di far le scelte in tutta libertà:
E' questa la dottrina della fede
che però vale solo per chi crede.

(Raffaela Amato)