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Tu sei qui: Notizie, Lifestyle«Qui è come tornare bambini: si guarda al mondo con occhi pieni di stupore»: l’attore Maxi Gigliucci all’Hotel Caruso di Ravello

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Accanto all’Infinity Pool dell’Hotel Caruso di Ravello con Maxi Gigliucci.

«Qui è come tornare bambini: si guarda al mondo con occhi pieni di stupore»: l’attore Maxi Gigliucci all’Hotel Caruso di Ravello

“Entrare al Caruso è un po’ come tornare bambini: si guarda al mondo con occhi pieni di stupore, puliti”

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), giovedì 24 ottobre 2024 07:24:12

Di Emilia Filocamo

I piedi poggiano sull'erba ancora verdissima: rifiutiamo gli asciugamani che il pool manager ci ha gentilmente offerto. Due sdraio, un tavolino. Sulla prima sdraio, Maximiliano Gigliucci, attore, conduttore, ex calciatore ma soprattutto ideatore e produttore di Facce da Spot, evento creato con Graziano Scarabicchi, si accomoda sicuro e disinvolto, pronto a raccontarsi. Sulla seconda, io cerco di trovare l'equilibrio sufficiente che mi permetterà di scrivere l'intervista. La temperatura è ancora mite, le spalle di Maxi sono rivolte verso Scala mentre i suoi occhi, oltre l'ombelico divino dell'Infinity Pool, guardano il mare e quello che il pomeriggio porta in termini di luci e sfumature.

Maxi per te la creatività è un dono oppure una via di fuga?

Sicuramente la creatività è un'attitudine, un talento. Ma è anche un elemento che abbraccia più aspetti. La creatività può manifestarsi nel preparare un piatto di pasta o nello scegliere come vestirsi, spesso è dare colore a cose che per gli altri sono solo in bianco o in nero. E' avvicinare gli altri, è appassionarli. E poi è un regalo, anzi lo definirei il sogno che altri non riescono a raggiungere. Ma essere creativi richiede anche tanto impegno perché significa essere sempre sul pezzo, vivere così intensamente ciò che si immagina da arrivare a realizzarlo. E poi molto è frutto del proprio apporto: quando mi capita di organizzare un evento, o anche solo di scegliere un look, devo declinare tutto secondo il mio modo di vedere le cose. Certo esempi, spunti e suggerimenti possono arrivare dall'esterno, ma poi deve prevalere la mia interpretazione. E' quello che accade anche quando devo preparare uno spot pubblicitario, uno slogan. La comunicazione è ovviamente fondamentale, visto che le parole hanno sempre un peso. (cita,ma casualmente, lo slogan di una sua campagna di sensibilizzazione contro il bullismo)

Potresti raccontarci l'ultima edizione di Facce da spot tenutasi presso l'Auditorium Ara Pacis di Roma lo scorso 20 settembre: risultati, aspettative e timori?

Non voglio peccare di presunzione ma non avevo grandi timori, ero certo che sarei riuscito a stupire, anche questa volta. Avevo preparato e studiato ogni cosa. I timori possono comunque derivare sempre da un imprevisto, un problema tecnico come un blackout, ad esempio. Per quanto riguarda invece i risultati e le aspettative, sicuramente questa quarta edizione è stata il frutto di 4 anni di relazioni coltivate nel tempo. Il format è evoluto in un vero e proprio show televisivo che si è anche arricchito di un affascinante confronto tra passato e presente, con un amarcord suggestivo garantito dai caroselli, dalle vecchie pubblicità che sono passate sullo schermo. Una scelta che mi ha permesso di accontentare tutti i gusti e di fare colpo. Ho un'abitudine: quando mi vengono in mente delle idee nuove, mi piace condividerle con persone di famiglia o con amici di cui mi fido particolarmente. Quando l'ho fatto in occasione di questa edizione di Facce da Spot, ho capito subito che il risultato sarebbe stato strepitoso. E' necessario tuttavia mettersi sempre dall'altra parte, capire cosa gli altri vorrebbero vedere, mi sono dunque calato negli occhi di uno spettatore e ho cercato di anticiparne le aspettative.

Ci parli della genesi di Facce da Spot? Come nasce questo evento che, anno dopo anno, si ingrandisce e raccoglie sempre maggiori consensi?

Tutto è iniziato quattro anni fa quando Graziano Scarabicchi volle intervistarmi per una rubrica dal titolo emblematico: Facce da spot. Gli sconosciuti più famosi della TV. Da lì l'intuizione e l'idea di trasformare la rubrica in un format. Il giorno successivo al nostro incontro, ho subito contattato il Campidoglio, divenuto poi la sede ufficiale per le prime tre edizioni. Ho quindi capito come sviluppare il progetto e, contestualmente, contattato la Cucinotta, Nino Frassica, Luca Argentero, Lino Banfi e tutti gli amici che condividevano il mio percorso nel mondo degli spot e della comunicazione sociale. Con il mio grafico ci siamo messi al lavoro per ideare la mascotte premio dell'evento. Come sai è realizzata con acciaio riciclato degli scafi delle navi grazie all'azienda Idal Group che costruisce appunto navi da crociera. Graziano non si sarebbe mai aspettato tanta velocità ed è rimasto stupito dalla mia intraprendenza e concretezza. Tra l'altro la prima edizione è coincisa con un momento particolare, quando la pandemia aveva fatto vacillare molte certezze. Facce da Spot è diventato così un contenitore glamour e di intrattenimento, frutto di anni di relazioni: una vera e propria festa tra amici ma con un messaggio di fondo importante.

Tu sei nel mondo dello spettacolo da tanti anni come calciatore, attore, conduttore, modello: qual è l'aspetto più complesso di un mondo che, apparentemente, è fatto solo di successo e notorietà?

Sapersi gestire, riuscire a capire quali sono le cose importanti e mantenere sempre i piedi per terra, non dimenticare mai chi ti ha affiancato, restare semplici. Poi anche proteggersi è fondamentale: dico sempre che sono "l'uomo di tutti" professionalmente, ma devo anche preservarmi, individuare le cose vere, autentiche. La notorietà è uno strumento prezioso per aiutare gli altri: quando magari mi chiedono dove sia finito e perché sia sparito, rispondo che sto appunto lavorando ad un nuovo progetto per gli altri. Affiancarsi ad un volto noto per aiutare: è questo il fine ultimo e migliore della notorietà.

I tuoi progetti sono sempre legati al sociale e vanno in questa direzione: tra tutti quello che ti è rimasto nel cuore?

All'inizio tutto ciò che riguardava la violenza sulle donne, oggi tutto quello che riguarda le discriminazioni: verso i ceti minori, le etnie, ma anche la parità di genere o salariale. Anche in questo caso la creatività è fondamentale. Spesso sento parlare di migranti o di disabilità in contesti in cui è necessario essere del settore per poter comprendere realmente. Credo che invece bisogna individuare un linguaggio adatto a tutti e il mio impegno va appunto in questa direzione. Forse è una goccia nell'oceano, come si è soliti dire, ma è quello che sono in grado di fare e che voglio fare.

I tuoi prossimi progetti?

Sto lavorando ad un nuovo progetto di beneficenza che coinvolgerà partner molto importanti, ma non posso anticipare molto. Posso soltanto dirti che sarà un evento che affiancherà volti noti dello spettacolo e dello sport e che avrà cadenza annuale. BuuuBall Off Colors, la mia associazione culturale, realizzerà ogni anno un progetto concreto a favore di una Onlus specifica. L'evento si svolgerà in un importante teatro romano e sarà supportato dalle Istituzioni e da aziende di spicco che potranno fornire il sostegno economico necessario.

Siamo al secondo anno della collaborazione tra il Caruso e la tua associazione culturale BuuuBall Off Colors. Un tuo feedback? Sicuramente la collaborazione nasce da una finalità comune: far stare bene le persone. Voi qui al Caruso lo fate in un modo specifico, è un luogo da sogno, un'evasione fatta di grande attenzione, di bellezza, eleganza, storia, io lo faccio regalando un momento di svago. Credo che la collaborazione sia positiva da entrambe le parti: innanzitutto permette di far conoscere una realtà come il Caruso a livello nazionale, e i feedback che sono arrivati dagli ospiti VIP sono stati sempre esaltanti, con ottimi riscontri sui canali social, ed è un modo anche per valorizzare il territorio, la gastronomia di questo posto, di cui l'Executive Chef Aristarco è un interprete indiscusso. Questa collaborazione e ' un vero e proprio spot del territorio e dell'eccellenza. E poi per un evento speciale quale Facce da Spot, erano necessari un partner ed un luogo speciale, dunque il Caruso.

Sei appunto al Caruso, sei tra amici, conosci ormai i sapori e i profumi di questo luogo: cosa hai pensato arrivando per la prima volta qui, c'è qualcosa che magari ti ha ricondotto ad un ricordo caro?

L'aspetto bucolico, di diretto contatto con la natura, particolarmente percettibile qui, nel viale del Belvedere che conduce alla piscina: fa pensare immediatamente ad un eden, dunque ad una condizione ancestrale di felicità. Ma è anche un riconnettersi al passato e ad un modo di vedere il mondo che è tipico dei bambini, dunque puro, estasiato, incline allo stupore, senza preconcetti e sovrastrutture. Ecco auguro a tutti quelli che arriveranno al Caruso di provare la mia stessa sensazione. In fondo la vita è fatta di cose semplici che la natura ci mette a portata di mano. Qui siamo in un contesto di lusso, certo, ma la natura e la bellezza, nella loro semplicità, la fanno da padrone.

Hai pochi secondi, quelli di uno spot, per dire grazie a qualcuno. A chi vuoi dirlo?

A me stesso, sicuramente. E poi alla mia compagna che mi ha permesso di essere l'uomo che sono oggi, dandomi la possibilità di esprimermi in modo libero e sereno. Lei mi ascolta, mi consiglia: sono il risultato di un uomo migliore e più maturo grazie a lei. E grazie a chi mi ama perché questo mi ha reso più forte.Maxi Gigliucci si alza dalla sdraio. Lo seguo. Ci sono un profumo di fiori intenso, un via vai veloce di nuvole e una voglia di azzurro che si allarga nel cielo, verso la punta delle montagne. Ray, il suo cane ormai anziano che si è accoccolato stanco ai nostri piedi per tutta la durata dell'intervista, aspetta paziente. E' ora di andare. Maxi lo solleva con tenerezza. La bellezza c'è tutta: in ciò che ci circonda, nelle parole, così come in un gesto così carico di amore che li comprende tutti.

Fonte: Il Vescovado

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Maxi Gigliucci al Caruso Maxi Gigliucci al Caruso

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