Tu sei qui: PoliticaCaso De Luca, parla Cantone: «La Bindi ha sbagliato, presidente sospeso dopo che entra in carica»
Inserito da (redazionelda), mercoledì 3 giugno 2015 14:26:10
Ha fatto discutere per le ultime settimane precedenti il voto il caso De Luca: l'affondo, poco prima delle elezioni, è arrivato da Rosy Bindi che, alla guida della Commissione Antimafia, ha pubblicato la lista degli "impresentabili" in cui rientrerebbe anche il neo governatore della Campania che, dal canto suo, ha annunciato la querela contro l'ex presidente del PD.
A parlare dalle pagine di Repubblica è Raffaele Cantone, alla guida dell'Anticorruzione. Una lunga intervista in cui il numero uno dell'autorità ha tracciato i profili politici e giuridici della vicenda che definisce «un rompicapo senza precedenti» a suo avviso «anche affascinante per chi ama le potenzialità del diritto» ma decisamente difficile da spiegare ai comuni cittadini, soprattutto da un punto di vista politico.
«Gli articoli 7 e 8 del decreto che chiamiamo legge Severino - dichiara - prevedono la decadenza o la sospensione. E quest'ultima interviene nei casi in cui l'amministratore abbia subito una condanna che però non è passata in giudicato, proprio come per De Luca, condannato in primo grado per abuso d'ufficio.
In altri termini: se si sospendesse subito, senza consentire ai consiglieri eletti di insediarsi e al consiglio di funzionare anche in rapporto alla giunta, bisognerebbe dichiarare lo scioglimento del consiglio per impossibilità di funzionamento. E la sospensione prevista dalla Severino, che ha una funzione di natura cautelare e un carattere provvisorio, diventerebbe di fatto, una decadenza».
Inevitabile la domanda sull'iniziativa della Bindi a cui Cantone risponde senza nascondersi dietro troppi giri di parole: «Questa vicenda degli impresentabili - spiega - è stato, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale».
Secondo il numero uno dell'Anticorruzione «si rischia di produrre un'eterogenesi dei fini; cioè, di dare il bollino blu a tantissimi che, non vedendosi inseriti in quella lista, si sentono pienamente legittimati». Per Cantone è «rischiosa e fuorviante la logica di "istituzionalizzare" gli impresentabili"» che, giuridicamente, sono candidabili ed eleggibili ma non idonei moralmente ad entrare nelle istituzioni. Insomma, la paura è che un fenomeno patologico possa divenire realtà consolidata.
Fonte: Il Vescovado
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