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Cava de' Tirreni, Partito Comunista a Petrone: «Rilegga libri di storia e smetta di autocompiacersi come salvatore dei più deboli»

«Petrone continua a definire l'aborto un peccato, sovrapponendo il proprio giudizio da credente a quello laico della legge e dello Stato. A noi non stupisce, considerata la posizione che la chiesa (anche con papa Francesco) ha a riguardo»

Inserito da (redazioneip), mercoledì 9 giugno 2021 09:43:27

«Sono aberranti le parole proferite da Luigi Petrone durante una trasmissione andata in onda su Rtc Quarta Rete nelle scorse ore». Così il Partito Comunista di Cava de' Tirreni interviene sulle dichiarazioni del consigliere comunale e del capogruppo de "La Fratellanza" che, intervistato nella trasmissione "Sarà", ha paragonato l'aborto all'olocausto.

«Non contento si è spinto oltre, accusando uomini e donne favorevoli a questa pratica (regolamentata dalla legge 194 del 1978) di essere persone senza dignità, di essere assassini. Evidentemente - continuano i comunisti in un comunicato affidato alla stampa - non si rende conto di cosa sia davvero l'Olocausto, Petrone, perché alle timide rimostranze della conduttrice non ritratta, bensì va oltre. Si permette di affermare che l'aborto è peggio dell'Olocausto. L’ex-frate manifesta tutta l'aggressività e violenza del proprio pensiero nei confronti della libertà delle donne che, a quanto pare, la sua formazione e il suo percorso religioso (di cui si fregia) vorrebbero delegittimare.

Petrone continua a definire l'aborto un peccato, sovrapponendo il proprio giudizio da credente a quello laico della legge e dello Stato. A noi non stupisce, considerata la posizione che la chiesa (anche con papa Francesco) ha a riguardo, perfettamente in linea con Petrone. E considerato anche che la chiesa, nella storia, ha sostenuto anche i regimi nazi-fascisti, per cui potrebbe darsi che la sua memoria sia confusa. Forse non ricorda che l'Olocausto ha sterminato milioni di uomini e donne, di bambini, avversari politici, disabili od omosessuali, in virtù del potere e della conquista totalitaria dell'Europa. Se a Petrone tutto questo sembra meno grave della, spesso, dolorosa scelta (ma pur sempre una libera scelta) di abortire, forse dovrebbe rileggersi qualche libro di storia, e smetterla col suo continuo autocompiacimento da salvatore dei più deboli.

A dirla tutta non ci stupisce che Petrone esponga queste terribili offese verso tutte le donne senza nemmeno un po' di vergogna, anche perché sul nostro territorio altre comunità religiose tengono messe per espiare i peccati delle donne che hanno abortito.

Quindi qui non è in ballo la libertà di pensiero. Petrone va molto oltre la libertà di poter pensare o esprimere un parere. Petrone rivendica, col suo stare in Consiglio Comunale, un ruolo amministrativo e di rappresentanza pubblica. E come tale non può definire "assassino" chi semplicemente aderisce all'ordinamento giuridico che regola il nostro vivere. Petrone dovrebbe rispettare e far rispettare l'ordinamento del nostro Stato. E invece con le sue parole stigmatizza chi esercita un proprio diritto dando agibilità pubblica ad un dettame confessionale da estirpare.

Diremo di più, per allargare il discorso. Le parole di Petrone, seppure non sia più un rappresentante della chiesa, sono sostenute anche dalla pratica consueta, ancora dilagante, dell'obiezione di coscienza, che spesso affonda le proprie radici nella confessione religiosa. E quindi immaginiamo che Petrone consideri assassini anche quegli uomini e quelle donne che in una sala operatoria praticano l'aborto per adempiere al proprio lavoro. Anche in questo caso, evidentemente, è in linea con l'arroganza del potere temporale, che ha le proprie lunghe mani sugli obiettori di coscienza e sulla passiva accettazione nell’opinione pubblica che questi operino nelle strutture ospedaliere. Ed anche questa sarebbe una pratica invece da estirpare, perché nega alle donne l'accesso ad un diritto acquisito».

«Ricordiamo a Petrone che il diritto all’aborto è stato a suo tempo un passo in avanti di civiltà, e non accetteremo che lui, o chi per lui, insinui il dubbio che quel passo può essere ritrattato. Ci sembra quindi il minimo chiedere che Petrone non solo ritratti, chieda scusa, e si ravveda da queste posizioni, dimostrando di non remare contro chi esercita i propri diritti. Ma ci aspettiamo anche che i suoi colleghi e le sue colleghe in Consiglio Comunale prendano le distanze da queste dichiarazioni», conclude il Partito Comunista.

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Fonte: Il Portico

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