Tu sei qui: PoliticaRavello, Comune in giudizio contro Enel per “ingiustificato arricchimento”
Inserito da (redazionelda), lunedì 29 marzo 2021 20:39:59
Era stato condannato dal Tar del Lazio al pagamento della somma 24.740 euro (oltre interessi e spese) per il presunto mancato pagamento di alcune fatture Enel relative a forniture di energia elettrica. Il Comune di Ravello si costituisce in giudizio per esperire azione di "ingiustificato arricchimento" nei confronti di Enel Energia Spa, Vintage Finance srl, Officine Gestioni Servizi Legali, "per aver indebitamente percepito il pagamento di fatture relative a forniture di energia elettrica al Comune". Così si legge dalla delibera di giunta comunale che per la costituzione in giudizio dell'Ente, nomina quale legale l'avvocato Andrea Esposito, già precedentemente incaricato della difesa del comune.
Con nota acquisita al protocollo dell'Ente numero 16413 dell'11/12/2020, il difensore legale consigliava di soprassedere dalla proposizione di eventuale impugnazione, di procedere al pagamento della somma come ordinato dal Tar ed iniziare azione di ingiustificato arricchimento e "restituzione della somma indebitamente percepita".
I fatti risalgono al gennaio 2010 (a guidare la Città della Musica era il sindaco Paolo Imperato) quando al Comune di Ravello veniva notificato un contratto di cessione dei crediti avente come oggetto il trasferimento di un presunto credito dell'Enel verso il Comune stesso per un ammontare di 52.233,03 euro, somma attribuita al mancato pagamento di fatture per la fornitura di energia elettrica dal gennaio al novembre 2010.
Sempre come riporta il quotidiano salernitano, la "Officine gestioni Servizi Legali" sollecitava il pagamento, mentre l'Ente sosteneva in seguito che le fatture fossero state regolarmente pagate. La società, dunque, metteva in mora il Comune al fine di ottenere il pagamento.
Si arrivava alla notifica del decreto ingiuntivo cui l'Ente rispondeva allegando le fatture comprovanti il versamento. Per i giudici del Tar "l'azione della parte ricorrente è fondata, salvo quanto riguarda la richiesta di condanna dell'Ente al pagamento di ulteriori somme per il caso di ritardo, che va respinta. Va anche accolta la richiesta, da parte dell'Ente, di prevedere un termine congruo per l'adempimento, specie in ragione della necessità di reperire le necessarie fonti di finanziamento". Il Comune ha quindi proceduto a dare esecuzione all'ordinanza (entro il termine di 120 giorni) dalla comunicazione della sentenza liquidando la somma indicata.
Ora l'azione di "ingiustificato arricchimento" e "restituzione della somma indebitamente percepita".
>Leggi anche:
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Fonte: Il Vescovado
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