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Inserito da (redazionelda), mercoledì 4 gennaio 2017 18:35:38
di Raffaele Ferraioli*
"Andiamo a zonzo: dal distretto al polo", non vi sembri esagerato, ma per qualcuno potrebbe significare che stiamo per recarci in una località dell’Antartide. Ma zonzo non è il nome di un luogo, il distretto non è quello militare e il polo non vuole essere la terra dei grandi ghiacciai.
Pur non essendo zonzo un paese, noi continuiamo ad andarci. Ci andiamo soprattutto noi Sindaci di questo territorio che, come tutti sanno, presenta una storica difficoltà a fare sistema. Nonostante tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni alla ricerca di un minimo di coesione nella Conferenza dei Sindaci siamo giunti a un bivio: o la istituzionalizziamo, o la riduciamo in un’ inutile passerella per prime donne a caccia di applausi. Non possiamo continuare ad assistere, inerti, alla totale assenza di "governance della dimensione intermedia". Una situazione insopportabile che causa danni enormi a tutti, ricchi e poveri. E, a proposito del famoso trio canoro, mi vien da dire: "Come vorrei..." non essere più costretto a raccontare questa "storiella" che pochi conoscono e che nessuno vuole ascoltare, pur essendo una delle cause principali della mancata risoluzione dei nostri problemi.
Il turismo è un’attività assai complessa e l’assenza di una valida regia di livello comprensoriale è a dir poco una iattura. Si va avanti a zonzo in piena coriandolizzazione delle competenze: non si programma, non si collabora, non si promuove, non si controlla, non si gestisce. Non si governano, in modo corretto, integrato e coordinato settori vitali della nostra economia quali il turismo, il trasporto pubblico, la viabilità, i servizi di accoglienza e di ospitalità e tutte le altre attività annesse e connesse.
Eppure l‘esigenza di istituire un ente intermedio che operasse a misura di territorio fu avvertita dal legislatore nazionale qualcosa come trentaquattro anni fa, quando venne promulgata la prima legge quadro sul turismo (la n. 217 del 1983) che prevedeva l’istituzione delle Aziende di Promozione Turistica (A.P.T.) e faceva piazza pulita delle Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo, imponendo il giusto principio della territorialità e abiurando quello del localismo, ispirato alla logica del "chi ha avuto, ha avuto…". Logica perversa che fa diventare il ricco sempre più ricco e il povero sempre più povero.
Non a caso i centri turisticamente più sviluppati si avvalevano della presenza dell’azienda e quelli in attesa di sviluppo restavano a guardare.
Ma una sorta di resistenza al cambiamento prevalse e la riforma restò al palo. In Campania la legge attuativa di tale riforma, la L.R. n.37 del 1987 , istitutiva delle A.P.T., non fu mai attuata.
Una ventina d’anni più tardi, il legislatore nazionale con una nuova legge quadro, esattamente la n. 135/2001 fece un ulteriore passo in avanti, affermando un’altra grande verità: non è possibile escludere il privato dal governo del turismo. Nemmeno questa volta mancarono le contestazioni sulla corretta interpretazione dell’art. V della Costituzione in ordine alla divisione delle competenze. Conflitto questo, eterno e che tuttora appassiona giuristi ed esperti. Il nuovo Ente periferico venne battezzato "Sistema Turistico locale" (S.T.L.) ma, ancora una volta non decollò.
In Campania, dopo un lungo e penoso dibattito e dopo aver "bruciato" decine di proposte di legge, il Consiglio Regionale- assessore in carica Pasquale Sommese- è riuscito a promulgare la legge n.18/2014 per la riorganizzazione dell’apparato turistico periferico, prevedendo non già gli S.T.L. ma i Poli. Ma, quel che più conta, è stato ignorato quanto previsto nel PTR (Piano Territoriale Regionale) a proposito di Sistemi Territoriali di Sviluppo (S.T.S.) e relativi ambiti, che pure erano stati correttamente disegnati con criteri assolutamente condivisibili.
In un tale quadro, a dir poco confusionario, la responsabilità di noi Sindaci aumenta e dovrebbe indurci a cercare nuove sinergie per uscire dal pantano, anziché andare a zonzo. In tutto questo caos lo Stato con la legge n.10 del 2005 ha continuato a metterci lo zampino, ideando il Distretto Turistico, ma non ne ha chiarito fino in fondo ruoli, funzioni, competenze, fonti di finanziamento, natura dei rapporti con i Comuni, con i Poli e con la Regione stessa. Siamo alla simpatica logica del "facimme ammuina!", tanto cara a noi Napoletani.
Resta e incombe su di noi la responsabilità di raggiungere un’intesa per l’individuazione dell’ambito territoriale del Polo (personalmente quello prefigurato nel PTR come S.T.S. n. 7 - Costa d’Amalfi mi sta più che bene) richiederne l’istituzione alla regione Campania.
Su questo fronte siamo assolutamente inadempienti. E a chi tenta di giustificare questa colpevole forma di accidia adducendo a motivo la sua contrarietà a tale riforma, bisogna far notare che anche dichiarare e motivare il proprio dissenso è un dovere. A conferma dell’antica regola che "chi tace acconsente".
A conclusione di questa lunga carrellata resta, comunque, la necessità di concepire il territorio e non le singole località, come arena nella quale cimentarsi, se si vogliono cogliere obiettivi importanti e risolvere problemi seri per tutti.
Un’ iniziativa che mi sento di suggerire - ma temo che non incontrerà un grande favore - riguarda la Tassa di Soggiorno e, più precisamente, la correzione dei criteri di applicazione, di riscossione e di destinazione di questo tributo:
Si potrebbe affrontare e risolvere un’infinità di problemi, tutti di grande valenza e capaci di cambiare il destino della nostra area. Cito a mo’ d’ esempio: la costruzione di uno o più eliporti, la riorganizzazione del servizio di trasporto pubblico su gomma con la creazione di un terminal bus, la realizzazione di un campo da golf, l’istituzione di un’Amalfi Coast Film Commission che attiri e incoraggi la produzione cinematografica e televisiva nelle nostre contrade, il restauro del paesaggio con interventi di cosmesi ambientale, l’adeguamento dei punti di sbarco con la dotazione improcrastinabile di comode stazioni marittime tuttora inesistenti, l’attrezzatura di tratti di scogliera per ampliare l’offerta di spazi balneabili allo stato insufficienti, la creazione di una Scuola Internazionale di Gastronomia, l’allestimento di una Farm delle eccellenze del nostro territorio.
Per il momento mi fermo qui. Attendo risposte e, perchè no, controdeduzioni, smentite, per un dibattito quanto più ampio è possibile. L’importanza degli argomenti in discussione lo meriterebbe.
*sindaco di Furore, decano dei sindaci della Costa d'Amalfi
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Fonte: Il Vescovado
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