Tu sei qui: Racconti d'aMareAmalfi e Flavio Gioia – Parte Seconda. Uomo o leggenda?
Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), venerdì 30 giugno 2023 12:40:45
Di Salvatore Barra*
FLAVIO GIOIA
In virtù di quanto sopra, vi è più di un secolo di "vuoto" fra la sua scoperta e le prime notizie di cronisti che riguardavano la sua invenzione. Probabilmente le prove dirette e precise non ci sono perché scomparse in mezzo a tante lotte civili, saccheggi, maremoti e pestilenze.
Senza prove documentate, il nostro Flavio Gioia è stato definito "Leggendario" , "Inventato" , "Mai esistito"... la maggior parte degli storici si sono impegnati a dimostrare la sua inesistenza, gli italiani con particolare accanimento , analizzando fonti e documenti, risalenti ad almeno un secolo dopo l'invenzione, con la "lente d'ingrandimento" ed osservando attentamente la posizione delle virgole e dei punti, "che avrebbero , in certi casi, alterato il significato delle frasi", tentando (con successo) di distruggere la tradizione e la personalità storica dell'inventore.
Nel 1902 , in occasione del VI centenario della scoperta (il VII nel 2002 fu, che io sappia, ignorato), un comitato d'onore presieduto dal Duca degli Abbruzzi e di cui facevano parte tanti uomini illustri, tra cui Benedetto Croce , il più grande storico moderno, lanciò una sottoscrizione per erigere un monumento a Flavio Gioia. La monumentale Statua dell'inventore, realizzata in bronzo alla fine del 1800 dallo scultore cavese Alfonso Balzico, già esposta all'EXPO di Parigi del 1900, fu acquistata e posizionata nel 1925 in piazza Duomo ad Amalfi, successivamente spostata nell'omonima piazza , a poca distanza dal mare, poi spostata ancora e nel 1990 spostata ancora nell'attuale posizione. Da 33 anni il monumento risulta essere senza una lapide commemorativa: senza considerare che quella statua rappresenta il simbolo della nostra grandezza e della civiltà amalfitana.
AMALFI E FLAVIO GIOIA (E LA BUSSOLA) - PARTE SECONDA" FLAVIO GIOIA , UOMO O LEGGENDA?
Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, Flavio Gioia ebbe il suo momento di massima notorietà. Infatti nel 1881 fu varato il primo incrociatore della Marina Militare a lui dedicato, la Regia Nave "Flavio Gioia" ( vedi prima parte); nel 1900 la statua bronzea di Flavio Gioia, creata dall'artista cavese Alfonso Balzico, fu esposta e premiata all'EXPO di Parigi; nel 1902 fu celebrato ad Amalfi il sesto centenario (1302-1902) dell'invenzione della Bussola, organizzato da un comitato Nazionale e un comitato cittadino, di cui facevano parte illustri uomini nel campo della scienza,della storia e delle lettere e fu lanciata una sottoscrizione per erigere un monumento a Flavio Gioia.
Tra i membri più autorevoli di quel comitato vi era anche Benedetto Croce, uno dei più autorevoli storici del momento. Si scelse di acquistare la statua di Alfonso Balzico, la quale fu eretta inizialmente in piazza Duomo ad Amalfi nel 1925, successivamente spostata più volte fino all'attuale posizione, in prossimità del mare, nell'omonima piazza, stranamente rivolto verso terra, perché, si dice, il dito indice della mano destra di Flavio Gioia indicherebbe il Nord Magnetico, ignorando, peraltro, che la posizione del Nord Magnetico non è fissa sulla terra ma variabile nel tempo.
Nello stesso periodo (fine 1800 - inizi 1900) vi furono altre persone, storici e fisici, che cercarono di dimostrare, con particolare accanimento, la non esistenza di Flavio Gioia, di attribuire la scoperta della bussola ai cinesi ma riconoscendo il perfezionamento del prezioso strumento nautico agli amalfitani.
Pare che i cinesi conoscessero una bussola rudimentale (carro cinese) che indicava il polo magnetico Sud ma che non è stata mai usata ai fini nautici. I navigatori cinesi procedevano a vista , senza mai allontanarsi dalla costa, a differenza degli amalfitani che già nel decimo/undicesimo secolo si spingevano in alto mare per fini commerciali e per evitare i pirati , sempre in agguato lungo le coste. Quando i cinesi nel 1400 realizzarono l'informe meraviglia quadrangolare di Pechino, evidentemente senza l'uso di una bussola perfezionata, in Amalfi tra il 1180 ed il 1276 fu costruito uno dei più bei campanili d'Italia , i cui spigoli sono sormontati da quattro torrette , orientate perfettamente verso i quattro punti cardinali, offrendo sicuramente un valido punto di riferimento e di orientamento alle navi in arrivo e in partenza.
Lo stesso Marco Polo, grande amico dell'Imperatore cinese, non ha mai fatto menzione della bussola nel suo prestigioso libro "Il Milione.
La tradizione orale attribuisce a Flavio Gioia- tra il 1296 ed il 1302 - l'ultimo perfezionamento della Bussola , ossia l'applicazione mobile della Rosa dei Venti che insieme all'uso delle carte nautiche trasformò l'antica bussola in un nuovo e sicuro strumento di navigazione. La denominazione dei venti è chiaramente riferita alla posizione geografica di Amalfi - NE Grecale vento che spira dalla Grecia, SUD EST Scirocco dalla Siria, SUD OVEST libeccio dalla Libia, NORD OVEST Maestrale la via Maestra di navigazione dalla Francia, NORD Tramontana da Tramonti, il Nord degli Amalfitani. Nel 1309 sorse una disputa tra le città costiere di Positano ed Amalfi, una seria vertenza ,perché i Positanesi , abilissimi navigatori come gli amalfitani, avevano posto sulla loro bandiera il segno distintivo della bussola. A risolvere la questione, tra amalfitani e positanesi , fu il Re Roberto D'Angiò, che nel 1335 autorizzò gli amalfitani ad inserire il nuovo simbolo sulla bandiera di Amalfi. In seguito, nel corso del sedicesimo secolo (1500), il simbolo della bussola fu aggiunto alla bandiera del Principato Citra (grossomodo, l'attuale provincia di Salerno) Nessun'altra città italiana o estera ha mai contestato questo merito, ed il simbolo della bussola, ancor oggi continua a sventolare sulle bandiere della Città di Amalfi e della provincia di Salerno. In seguito i D'Angiò fecero apporre il Giglio , stemma del loro casato, indicante il Nord sulla Rosa dei venti, come si può notare sulla settecentesca marmorea fontana di Sant'Andrea, o del popolo, sita nella piazza Duomo di Amalfi, ove vi è scolpita anche la famosa frase del Panormita "Prima Dedit nautis Usum magnetis Amalphis".
Il XIV secolo (1300) fu un secolo molto tormentato per gli amalfitani a causa di una serie di fattori, tutti molto importanti:
-Tasse onerose imposte dal Regno di Napoli a causa della guerra contro la Sicilia che si era ribellata agli Angioini.
-La piaga del brigantaggio , bande organizzate che portarono scompiglio e terrore tra gli abitanti del Regno di Napoli.
- Ad Amalfi scoppiò una sorte di guerra civile , per il dominio della città, tra la famiglia degli Alagno e quella dei Cappasanta, con lotte sanguinose e distruttive. Arrivando perfino ad assaltare il monastero di San Lorenzo del Piano , attuale Cimitero , malmenando addirittura le suore e mettendo tutto a soqquadro.
- Il 24 Novembre 1343 la costa campana (ed il Mediterraneo) fu colpita da una violenta tempesta , sì che una buona parte del litorale, cinte murarie, cantieri, magazzini ed opere portuali furono inghiottite dal mare. Lo stesso mare che per secoli aveva creato la fortuna di Amalfi aveva distrutto buona parte delle opere create dall'uomo e la potenza di Amalfi scompariva a causa dei sconvolgimenti di madre natura, che ancora una volta stabiliva il suo predominio sull'uomo.
- Nel 1348 , cinque anni dopo, la famosa peste che desolò l'Europa intera, completando la distruzione tra gli uomini , come il mare l'aveva compiuta per la natura.
- Nella seconda metà del XIV - Guerra civile in seno al Regno di Napoli le fazioni degli Angioini e dei Durazzeschi , già in guerra nel Regno di Napoli , penetrarono ad Amalfi che si divise ancora in due avamposti: il partito Angioino si fortificò sul castello della torre dello Ziro mentre il partito Durazzesco sulla torre di Pogerola. La violenza degli scontri armati, bagnarono di sangue il suolo cittadino, aumentò i furti, violò donne, case e chiese.
Le condizioni descritte causarono un progressivo e costante esodo da parte delle più importanti famiglie patrizie del Ducato Amalfitano, di quelle famiglie che avevano costruito palazzi, chiese, fontane; che avevano protetto le scienze e le arti e che avevano anticipato il rinascimento, come i Rufolo di Ravello, Capuano, Confalone, D'Afflitto, Sasso.....e con loro potrebbero essere andate perse testimonianze ,memoria storica ed eventuali prove inerenti l'inventore e l'invenzione della bussola.
In quel secolo e in quell'ambiente la fortuna scientifica di Flavio Gioia, non legata ad un opera di un grande scrittore o da cronisti , la personalità storica del geniale inventore della bussola restò affidata in massima parte alla tradizione orale che si tramandò di padre in figlio e di generazione in generazione . Tradizioni orali che molti storici non considerano come prova , privilegiando testi e documenti scritti . Tuttavia questa tradizione orale fu accolta dal Panormita, da Flavio Biondo, dal Guicciardini e dai più illustri storici ed umanisti italiani che si resero conto della rilevanza e dell'importanza della Bussola e del suo inventore , nonostante vi fosse un "vuoto" di oltre 100 anni, dalla data presunta - 1302 - dall'ultimo perfezionamento della Bussola, probabilmente le prove dirette e precise, non ci sono perché scomparse in mezzo a tante lotte civili, saccheggi, maremoti e pestilenze.
Anche l'invenzione della stampa è rivendicata dai cinesi ma non è tenuta in considerazione perché per tutti è il tedesco Giovanni Gutenberg, universalmente considerato l'inventore della stampa. Gutenberg, a differenza di Flavio Gioia, nel 1455, anno dell'invenzione della stampa era circondato dai cronisti contemporanei che riportarono ed ufficializzarono la scoperta in tempo reale.
La Bussola perfezionata, ossia un importantissimo strumento di navigazione, ancor ‘oggi indispensabile su tutti i tipi di nave, è stata definita ufficialmente "come un'opera collettiva e progressiva degli amalfitana", mentre la "personalità storica di Flavio Gioia è fantastica e leggendaria, un oltraggio alla verità storica": queste le conclusioni del convegno effettuato nel 1902 - esattamente a 600 anni dell'ultimo perfezionamento della bussola.
Nel 1990 - 33 anni fa - il monumento dedicato a Flavio Gioia fu spostato nell'attuale posizione , questa volta privo di qualsiasi lapide commemorativa ed identificativa, tale da renderlo ignoto, credo, unico caso al mondo; così anche Piazza "Flavio Gioia " è priva di una lapide identificativa, magari gli attuali dirigenti e/o storici locali non convinti dell'esistenza dell' ultimo perfezionatore della bussola, lo hanno volutamente "oscurato". Spero di sbagliarmi.
Probabilmente la verità, sulla Bussola e sul suo inventore , non si saprà mai. Ma una cosa è certa: il simbolo della bussola dal sventola sulla Bandiera Amalfitana dal 1335, in seguito fu posto sulla bandiera del Principato Citra, ora Provincia di Salerno.
Nessuna città, Italiana o Europea, ha mai contestato questo prestigioso simbolo, riconoscendo alla Prima Repubblica marinara l'invenzione della Bussola Magnetica. Quindi, ad inventare (o perfezionare) la bussola è stato certamente un amalfitano, un uomo in carne ed ossa , non un mito, o una figura leggendaria o una persona mai nata o un fantasma. Ad inventare la bussola è stato un nostro grande Avo , un ottimo Marinaio , un grande scienziato che certamente avrà avuto un nome ed un cognome, si sarà chiamato, Giovanni Gioia o Flavio o altro.... quindi la questione del nome è puramente marginale . La tradizione orale ci ha tramandato Flavio Gioia Inventore della Bussola ed io , almeno io, me la tengo stretta, perché questo nome rappresenta l'orgoglio e la civiltà Amalfitana nel mondo. A prescindere.
Se si digita il nome Flavio Gioia su un motore di ricerca Internet, ed apparirà una schermata con decine di siti, scuole, piazze, vie, alberghi etc. recanti questo nome, un motivo ci sarà?
Non sono uno storico ma svolgo un lavoro attinente alla materia trattata e la figura di Flavio Gioia mi ha da sempre affascinato, interessato ed incuriosito.
Studiando l'argomento, mi sono fatto delle opinioni che ho voluto condividere con i lettori , prendendo spunto dal grande onore che abbiamo avuto (gli amalfitani) quando il primo incrociatore della Marina Militare è stato nominato "Flavio Gioia" , sono arrivato a conclusioni senza avere nessuna presunzione di verità . Sperando che questo mio scritto susciti interesse e stimoli , in particolare tra i giovani amalfitani, ad approfondire questo intrigante "Giallo" (Cinese) medievale.
- Fine seconda parte -
*Capitano Superiore di Lungo Corso
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Fonte: Il Vescovado
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