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Attraversare lo Stretto di Singapore, tra traffico e pirateria

Il momento della partenza è sempre un qualcosa di emozionante: vedere questa grande nave scostarsi dalla terra con l’aiuto di potenti rimorchiatori, poi la banchina allontanarsi sempre più, gli uomini, ormeggiatori e portuali, rimpicciolirsi sempre più, man mano che ci allontaniamo, piccoli fino ad assumere le sembianze di formichine, per poi sparire del tutto

Inserito da (PNo Editorial Board), lunedì 26 settembre 2022 16:25:50

Di Salvatore Barra*

Secondo i regolamenti, una nave si dice "in navigazione" quando non ha alcun collegamento con la terra ferma, ad esempio un cavo di ormeggio, la catena con l'ancora o in caso di incaglio. La nave è pronta a partire, tutti gli uomini sono ai posti di manovra a prua, a poppa ed in plancia di comando. Gli ormeggiatori sulla banchina cominciano ad alleggerire gli ormeggi. Poi, dalla plancia arriva il comando perentorio: "Molla tutto!". Gli Ufficiali dei posti di manovra di prua e di poppa lascano («riducono la presa», ndr) i cavi e dopo qualche istante annunciano via radio: "prua liberi dagli ormeggi!", "Poppa libera dagli ormeggi!", "Elica libera!". Da questo momento si può avviare il motore evitando che i cavi di ormeggio si possano incattivare ed attorcigliarsi come le spire di un serpente nell'elica. Quando capita sono dolori.

Il momento della partenza è sempre un qualcosa di emozionante: vedere questa grande nave scostarsi dalla terra con l'aiuto di potenti rimorchiatori, poi la banchina allontanarsi sempre più, gli uomini, ormeggiatori e portuali, rimpicciolirsi sempre più, man mano che ci allontaniamo, piccoli fino ad assumere le sembianze di formichine, per poi sparire del tutto.

Come stabilisce la legge, prima della partenza imbarca il pilota che ci guida fino all'uscita del porto. Successivamente, appena sbarcato il pilota, si dà il "Finito posto di manovra, rassettare!", si rizzano le ancore, si chiude tutta la portelleria stagna, si mette la nave in assetto di navigazione; tutto il personale rientra dai posti di manovra e raggiunge il suo posto di guardia, di lavoro o altro, se liberi dal servizio di guardia.

Il porto di Singapore (dove il capitano di Amalfi si trova nel momento in cui scrive, ndr) è il secondo porto più grande del Mondo dopo quello di Shanghai; costituisce certamente la maggiore entrata economica della Città-Stato di Singapore. L'attività portuale, tra impieghi diretti ed indotto, crea occupazione lavorativa per centinaia di migliaia di persone: basti pensare ai tantissimi terminal per container, petroliferi, gassiere, carboniere, passeggeri, porta macchine... E poi c'è il personale impiegato per lavori da effettuare su navi bisognose di riparazioni, bacini di carenaggio, bacini galleggianti, ci sono i lavoratori portuali, come stivatori, gruisti, autisti di camion, ormeggiatori, tecnici, fornitori di derrate alimentari, pezzi di ricambio, operatori ecologici, rifornitori di nafta, spedizionieri, agenzie raccomandatarie, tassisti, personale dell'Autorità Marittima, Ispettori della Capitaneria... Insomma, un esercito di uomini che lavorano con le attività portuali. In Italia non si è mai data la giusta e dovuta importanza, salvo pochi casi, alle attività portuali.

Nel frattempo, ci siamo immessi nello schema di separazione del traffico dello Stretto di Singapore, una sorta di autostrada del mare a doppio senso di circolazione. Lo stretto di Singapore è ad alta densità di traffico, limitato nelle dimensioni, condizionato dalle forti correnti marine, con tratti di bassi fondali e, per non farci mancare niente, aggiungiamo anche la piaga della pirateria che rende ancora più pericoloso il transito.

Il traffico dello stretto è costituito sia dalle grandi navi, sia al naviglio minore, come rimorchiatori, pescherecci, traghetti da e per l'Indonesia e Malesia, pattugliatori militari atti a prevenire attacchi di pirati malesi ed indonesiani, sempre in agguato. È buona norma procedere in questo tratto di mare con velocità di sicurezza, con la massima attenzione e con guardia rinforzata.

Intanto, cominciano a calare le prime ombre della sera, in plancia regnano il buio assoluto, si notano soltanto i led delle apparecchiature elettroniche, che brillano come lucciole, ed il silenzio assoluto, rotto dagli ordini impartiti al timoniere e dal gracchiare della Radio VHF di bordo. I Radar ci sono di grande aiuto sempre. In particolare nella navigazione notturna o con scarsa visibilità. Intorno alla mezzanotte, siamo fuori dallo stretto, mettiamo il telegrafo di macchina su "Avanti Tutta". La navigazione prosegue nel Mare Cinese Meridionale, in Rotta per Vung Tau (Vietnam).

Tutto il personale libero dalla guardia può andare a riposare. Un altro giorno è passato.

 

*Capitano Superiore di Lungo Corso

Fonte: Il Vescovado

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